L’aspettavamo da anni, finalmente è disponibile una Guida ai super e real robot per poter, tra le altre cose, scegliere l’ordine corretto in cui vedere (o rivedere) tutte le serie di Gundam
La Guida ai super e real robot di Jacopo Mistè è un volume di circa 400 pagine di pura e maniacale follia nerd. Una di quelle opere che si cominciano per curiosità e poi ci si ritrova a consumarle sulla metropolitana, a letto, in sala riunioni cullati dal bla, bla, bla di sottofondo, insomma: ovunque.
I colleghi finiscono per odiarti perché, durante le pause pranzo, li costringi a discutere per ore di quale sia il Gundam migliore: l’Unicorn o lo Z? (Ovviamente l’Unicorn)
Ma pazienza, la vita sociale non è poi così importante.
Ma veniamo alle cose veramente importanti e facciamo un passo indietro per chiarire un concetto chiave che poteva legittimamente sfuggire a chi, come me, faceva le elementari quando davano in tv le repliche di Mazinger Z e Gundam: che differenze ci sono tra questi due tipi di robot?
(Più o meno) Real Robot
L’esempio tipico, il primo, di real robot è il Gundam (1979, Gundam il fante mobile). Questo robot non è un gigantesco esemplare unico, prodigio irripetibile della scienza e della tecnica come era, per esempio, Mazinger Z. Gundam è – cito dalla Guida di Mistè – un arma prodotta in serie, di dimensioni contenute ed equipaggiato con armi verosimili.
Gundam si scontra con altre armi robotiche simili a lui in uno scenario bellico realistico. Non ha alcun vantaggio sui suoi avversari tranne il fatto di essere più avanzato tecnologicamente. Per quanto ne sa lo spettatore Gundam non ha la vittoria in tasca, può perdere così come può vincere.
Ok, sulla carta suona proprio real, poi vai a leggere le schede tecniche di Mazinger Z e del Gundam RX-78 e scopri che il primo pesa 20 tonnellate, il secondo 60; il primo è alto 18 metri e il secondo – un momento di attenzione – 18 metri!
In pratica era tutto vero: Mazinger Z era sul serio un prodigio della tecnica! A parità di dimensioni pesava 3 volte meno del Gundam. Va be’, uno dei due non era proprio così “real”, ma non è questa la cosa più importante.
La vera rivoluzione dell’era “post-Gundam” sta tutta nel background bellico che è, questo sì, verosimile, ricco di intrighi politici e fazioni in lotta. In questo contesto le battaglie tra real robot sono guerra, niente di più e niente di meno.
Il protagonista non è più il robot è l’orrore e l’assurdità della guerra.
Gunpla, potere al merchandising
La novità del real robot nei primi anni 80 fu così ben accetta che la serie Mobile Suit Gundam venne chiusa in fretta prima del previsto. La gente si aspettava un altro robottone alto come un palazzo che faceva strage di alieni come se non ci fosse un domani, invece…
La cosa sembrava destinata a finire lì, un fiasco, pazienza, grandi pacche sulle spalle di Yoshiyuki Tomino, ce l’hai messa tutta, non era destino.
A questo punto, nella storia dell’animazione robotica, subentra un attore che i robot li costruiva sul serio, ma in scala molto ridotta: Bandai.
L’azienda produttrice di giocattoli acquistò i diritti di sfruttamento del merchandising di Gundam dalla Clover che li deteneva e cominciò a sfornare i modellini dei robot che sarebbero poi diventati i Gunpla, una parola che sta per Gundam Plastic Model Kit.
I Gunpla conquistarono grandi e piccini.
Col tempo diventeranno sempre più dettagliati, delle vere e proprie miniature che hanno moltisimo in comune con quelle militari.
Gundam ebbe una seconda occasione proprio grazie al successo travolgente dei Gunpla ma se questo sia stato un bene o male dipende dai punti di vista. Tomino, per esempio, si vide intrappolato in una macchina produttiva che schiacciò parecchio la sua libertà espressiva.
Ma senza questo intervento “commerciale” di Bandai ci sarebbe stato un futuro per i real robot? E soprattutto come sarebbe stato?
Jacopo Mistè ed Evangelion
Mistè è nato nel 1987 è laureato in scienze politiche e si dichiara grande appassionato di politica, storia, cinema, fumetto, animazione, videogiochi (J-RPG), heavy metal e scrittura. Dichiara, sul suo blog che parla di (colpo di scena) animazione giapponese, di vivere nei pressi di Bassano del Grappa, ma non ho verificato personalmente.
Quello che ho potuto verificare di persona, durante una presentazione della Guida ai super e real robot, è il robusto ridimensionamento operato da Mistè di un opera abbastanza nota: Neon Genesis Evangelion.
Evangelion sarebbe – a suo avviso una delle serie robotiche più sopravvalutate di sempre. La cosa mi ha stupito, ma Mistè ha le sue ragioni (e le sue fonti) e le spiega molto bene nel suo libro, con una scrittura per nulla pedante e scorrevole.
Il Libro
Uno potrebbe dire: perché un uomo fatto e finito di, tipo, 40 anni, dovrebbe comprare un libro che parla di robot che pretendono di essere realistici? Un altro potrebbe rispondere che non c’è una sola ragione per cui un uomo di cultura non dovrebbe farlo e molte per cui dovrebbe.
Poi ci sono quelli come me, lettori appassionati di animazione giapponese e di Giappone in generale, per cui la domanda nemmeno si pone: questa Guida deve essere in libreria assieme a tutto lo scibile disponibile sull’argomento robot giapponesi.
Non sia mai che un giorno tuo figlio ti chieda “papà, voglio vedere Gundam, da dove comincio?” E tu non sai cosa rispondere.
400 pagine che raccontano, con dovizia di particolari e rigore documentaristico, quel che è successo nell’animazione robotica da Gundam in poi, servono, inutile girarci attorno.