Nell’aprile del 1996 sulla TV giapponese veniva trasmesso il primo episodio de I cieli di Escaflowne, anime ideato da Shoji Kawamori capace di unire gli elementi tipici di vari generi letterari dando vita ad una storia avvincente, piena di azione e suspense e quel tocco di romanticismo che non guasta
Qualunque nerd abbia vissuto la propria infanzia o adolescenza tra il 1999 ed il 2010, il martedì sera aveva un appuntamento fisso con MTV e la sua serata dedicata agli anime. MTV Anime Night è stata per anni un’ora e mezza irrinunciabile per gli amanti dell’animazione giapponese.
Una serata dedicata ai migliori e più interessanti prodotti animati provenienti dal Sol Levante. Dopo l’anno di sperimentazione con la trasmissione di Cowboy Bebop, Golden Boy, Alexander e Master Mosquiton, molti sono i prodotti divenuti cult trasmessi dal canale musicale più famoso al mondo.
Tra gli anime andati in onda su MTV uno dei più affascinanti, belli, poetici e purtroppo sottovalutato è stato I cieli di Escaflowne.
Tra i tanti anime, uno dei più affascinanti, belli, poetici e purtroppo sottovalutato è stato I cieli di Escaflowne (天空のエスカフローネ Tenkū no Esukafurōne, la cui traduzione letterale è Escaflowne del cielo).
Ideato da Shoji Kawamori, diretto da Kazuki Akane e prodotto dalla Sunrise, la serie composta da 26 episodi venne trasmessa per la prima volta in Giappone dall’aprile all’agosto del 1996.
Hitomi Kanzaki è una studentessa liceale giapponese, che come le sue coetanee affronta i problemi tipici dell’adolescenza, a partire da quelli di cuore. Iscritta al club di atletica leggera, la ragazza però ha una naturale inclinazione alla lettura dei tarocchi e alla predizione del futuro tramite visioni. Poteri che ha ereditato dalla nonna materna.
Proprio a causa dei suoi poteri, Hitomi si ritroverà su Gaia, pianeta sconosciuto nel cui cielo si stagliano la luna e la Terra, conosciuta dagli abitanti di quel mondo come la Luna dell’Illusione. Spaesata e spaventata da un pianeta sconosciuto, in cui vivono draghi ed altre strane creature, la ragazza imparerà a conoscere Gaia anche grazie all’aiuto del principe Van – erede al trono del regno di Fanelia – e ad Allen Schezar – bello e nobile spadaccino del regno di Asturia.
Straniera in un mondo dove il confine tra scienza e magia è labile, la studentessa si ritroverà a vivere un’incredibile avventura in cui il potente Impero di Zaibach ha mosso guerra ai regni del pianeta con lo scopo di entrare in possesso della potente macchina di predizione del destino, appartenuta alla perduta civiltà di Atlantide. Riusciranno Hitomi, Van ed Allen a salvare il pianeta dalla distruzione?
Prendere gli elementi ed i personaggi tipici della letteratura cavalleresca ed unirli con quelli del genere mecha (in particolare Evangelion, cui la serie si ispira per quanto riguarda il rapporto tra l’Escaflowne e il suo pilota), aggiungendo i più classici ingredienti di shonen e shojo manga ad ambientazione scolastica, prodotti dove protagonisti assoluti sono studenti liceali e i loro problemi di cuore, mescolare il tutto – con buona pace di JamesBond – ed otterrete I Cieli di Escaflowne.
I cieli di Escaflowne unisce elementi e personaggi tipici della letteratura cavalleresca con quelli del genere mecha, aggiungendo i classici elementi di shonen e shojo manga ad ambientazione scolastica.
L’anime di Shoji Kawamori è proprio questo, un insieme di elementi e situazioni di vari generi uniti tra loro in modo perfetto, capace di dare vita ad una storia avvincente, piena di azione e suspence e quel tocco di romanticismo che non guasta. Certo è innegabile che molte situazioni e personaggi siano stereotipati, facendo intuire più volte allo spettatore cosa succederà, ma nonostante ciò la storia riesce ad essere entusiasmante e coinvolgente.
Una serie tv che sorprende prima di tutto per il passaggio piuttosto brusco e repentino da commedia romantica ad ambientazione scolastica al fantasy più puro. Sin dal primo episodio ci viene fatto capire come I cieli di Escaflowne non intenda essere la solita storia d’amore che nasce tra i banchi di scuola, ma una vicenda in cui si intrecciano vari elementi di vari generi per dare vita a qualcosa di nuovo.
Un prodotto in cui ritroviamo tutti i classici personaggi dei vari generi presenti, nessuno escluso. Così oltre alla studentessa innamorata del suo senpai, e alla migliore amica che giunge sempre nei momenti meno opportuni, ritroviamo il cavaliere senza macchia e senza paura, un principe tanto furioso quanto coraggioso e senza patria, un fratello traditore, un’imperatore con un piano folle, principesse bellissime, guerrieri privi di scrupoli, amori proibiti, draghi, magia, destino e molto altro.
Proprio i personaggi e la loro caratterizzazione sono uno degli elementi vincenti della serie. I protagonisti de I cieli di Escaflowne sono pieni di paure, insicurezze e debolezze, che per quanto cerchino di nascondere vengono fuori con il passare degli episodi. A partire dalla protagonista Hitomi, gli eroi della serie hanno in comune l’essere tutt’altro che perfetti ed il seguire il proprio cuore. Anche i personaggi che risultano spietati e calcolatori in realtà sono guidati dai propri sentimenti.
Nonostante la sceneggiatura risulti in più punti prevedibile, ha il grande pregio di aver saputo unire in maniera omogenea i vari generi, dando vita ad una storia avvincente, anche grazie alla buona caratterizzazione dei vari protagonisti.
Nonostante la sceneggiatura di Shoji Kawamori e Ryota Yamaguchi risulti in più punti alquanto prevedibile, ha il grande pregio di aver dato vita ad una vicenda che riesce ad unire tra loro vari generi in maniera omogenea, dando vita ad una storia in cui i regni di Gaia presentano le caratteristiche che contraddistinguono le reali Nazioni della Terra, divenendone così specchio de ultimo baluardo delle tradizoni da tutelare (il coraggio dei samurai, l’onore cavalleresco, la spiritualità orientale).
Una storia e in cui è tangibile la paura e la potenza per il progresso che da sempre contraddistingue i prodotti del Sol Levante e dove ragione e sentimento, scienza e magia rappresentano due facce della stessa medaglia.
Proprio questo dualismo è uno dei cardini su cui si basa l’anime, e che ha nell’Imperatore Dornkirk (ispirato allo scienziato Isaac Newton) e nel suo regno ipertecnologico, la rappresentazione tangibile di tutto ciò. L’imperatore è un uomo incapace di vivere nel presente, la sua attenzione è sempre rivolta al futuro e all’ossessione di riuscire a controllare il destino – e quindi le scelte – dell’uomo. Un uomo di scienza incapace di accettare l’irrazionalità insita nella vita, cercando di ridurre il tutto ad un’ingranaggio di una macchina perfetta.
Questa sua incapacità di accettare l’imprevedibilità della vita, e l’impossibilità di controllarne ogni aspetto, sarà ciò che lo porterà alla rovina e alla sconfitta. Dornkirk non riesce ad accettare il fatto che controllare gli eventi e le persone non solo sia impossibile, ma anche controproducente. Cercare di indirizzare il cammino delle persone seguendo meri calcoli non potrà che avere disastrose conseguenze.
Una smisurata mania di controllo che ha in Folken e Dilandou rappresentazioni perfette. I due personaggi “rinascono” grazie alla tecnologia di Zaibach. Se il consigliere decide di aderire alla visione di Dornkirk di propria volontà, divenendo simbolo della potenza della scienza tramite l’innesto di un braccio artificiale, assorbendone così in sé in qualche modo il potere, ritenendola essere l’unica cosa in grado di salvare Gaia (e quindi sé stesso) dalla sofferenza, Dilandou è stato modificato nel profondo del corpo e dell’anima, presentando tutti i sintomi di un mutamento innaturale. .
Folken e Dilandou sono le rappresentazioni perfette della smisurata mania di controllo dell’Imperatore Dornkirk. Sono i due volti di un progetto di dominio assoluto.
Sono i due volti di un progetto di dominio assoluto, il quale nonostante riesca manipolare mente e cuore, a lungo andare si rivelerà fallace perché non si può costringere le persone ad andare contro la loro natura. Cinici e silenziosi, hanno sacrificato la propria anima in nome di un’ideale – o meglio un meccanismo – da cui verranno inesorabilmente schiacciati, deviando bruscamente da un sentiero che altri avevano deciso per loro.
Un’errore quello di voler conoscere e prevedere il futuro commesso anche da Hitomi. La ragazza usa in maniera inconsapevole e sconsiderata il suo potere, infatti tramite i suoi sentimenti e la lettura dei tarocchi è capace di influenzare il futuro. Tutto ciò che vede e quindi accade non è altro la manifestazione tangibile dei suoi desideri.
La studentessa è quindi in grado di far avverare i suoi sogni e le sue paure. Ma se in un primo momento lo fa in maniera istintiva ed inconsapevole, con il passare del tempo imparerà ad usare i suoi poteri, decidendo anche di far volgere degli eventi a suo favore. Così facendo Hitomi non si discosta troppo dall’operato di Dornkirk, due personaggi che compiono il medesimo errore usando differenti metodi.
Lo sbaglio che compiono i due, in particolare l’imperatore, è quello di non capire come ciò che conti veramente sia il cuore delle persone. Per quanti sbagli si facciano, o per quanto dolore si sia provato, si può sempre (ri)partire e (ri)costruire qualcosa di nuovo e possibilmente ancora più bello.
Ciò che conta veramente è il cuore delle persone.
26 episodi in cui lo spettatore non potrà che riconoscersi nei vari personaggi presenti, soffrendo e combattendo insieme a loro, sperando in una conclusione che possa portare loro pace e serenità. Un viaggio che tra cadute, sbagli e risalite li porterà a maturare, affrontando le proprie debolezze e a capire i propri sentimenti.
26 episodi che raccontano un viaggio fatto di cadute, sbagli e risalite che porterà i personaggi a maturare.
Una maturazione lenta ma inesorabile quella dei personaggi principali. Ognuno di loro non solo è alla ricerca di sé stesso, ma ha un conto in sospeso con il proprio passato dal quale cerca di fuggire, senza successo, e con il quale dovrà inesorabilmente confrontarsi per riuscire ad andare avanti con la propria vita.
Un percorso di crescita che porterà Hitomi e gli altri a confrontarsi con i propri demoni interiori, di cui resteranno vittime e da cui riusciranno a liberarsi solo una volta riconciliatisi con il proprio passato. Una storia on the road ambientato in mondo fantastico metafora dei mutamenti interiori tipici dell’adolescenza. Dove draghi e nemici apparentemente invincibili sono la rappresentazione delle difficoltà caratteristiche di quell’età.
Come molti anime, anche I Cieli di Escaflowne ha visto la nascita di progetti derivati. Oltre ad una light novel, i cui disegni sono ad opera di i Nobutoshi Yuuki e Hirotosh Sano, nel 2000 viene rilasciato Escaflowne – The Movie. Diretto da Kazuki Akane, il film a differenza di quanto accade di solito non racconta una storia ambientata successivamente gli eventi visti nell’anime, ma è una vera e propria rivisitazione.
Il lungometraggio riprende la storia base della serie, ma apportando significativi cambiamenti. Anche nel film Hitomi si ritroverà trasportata su Gaia, ma il pianeta e la sua atmosfera sono molto più cupi e cinici. Gaia è anche qui un pianeta in guerra, ma se nell’anime si manifesta ad ondate, nel lungometraggio è in pieno svolgimento e gli schieramenti in campo non fanno prigionieri.
Escaflowne – The Movie riprende la storia base, ma apportando significativi cambiamenti. L’atmosferà è molto più cupa e cinica rispetto all’anime.
Una cupezza che ritroviamo anche nei personaggi. Hitomi non è la ragazza solare vista in precedenza, ma è una studentessa sola e depressa con tendenze suicide. Così come Van e Folken, che ripresentano alcuni tratti della loro personalità ma ne aggiungono altri sconosciuti prima.
Se il primo conserva il suo odio e la sete di vendetta verso il fratello, presenta una crudeltà prima sconosciuta, mentre Folken alla sua solitudine aggiunge una disperazione senza fine la cui unica cura è la distruzione di Gaia. Crudele e meschino, abbandona i dubbi e le perplessità visti in precedenza.
Un lungometraggio che risulta crudo e maturo, anche grazie ad un character design che ci presenta i protagonisti in scena più adulti e credibili – anche se a parte Hitomi, Van e Folken la caratterizzazione degli altri è molto superficiale – che si muovono in mondo in bilico tra la distruzione totale e la salvezza.
90 minuti in cui ritroviamo alcuni dei punti cardine della storia originale, a partire da una ragazza fuori posto considerata un’eletta e una manciata di briganti che tentano di evitare la distruzione del loro mondo, ma in cui ne mancano altri, come i tarocchi, la macchina di predizione del destino o il ciondolo di Hitomi – che costituiscono le fondamenta de I Cieli di Escaflowne. Un film in cui non mancano elementi completamenti nuovi come i poteri psichici di Van, Folken e Dilandou e la dolorosa fusione con l’Escaflowne.
90 minuti in cui ritroviamo alcuni dei punti cardine della storia originale, ne mancano degli altri e ve ne sono di completamente nuovi.
Proprio il possente robot è uno dei grandi assenti. O meglio diviene ancora di più oggetto misterioso e leggendario, legato a doppio filo con coloro che possono guidarlo.
Strumento di distruzione o di salvezza, nonostante il poco minutaggio, l’Escaflowne resta il protagonista indiscusso di una vicenda senza dubbio molto semplice nello svolgimento ma capace di intrattenere e incuriosire lo spettatore grazie ai molti momenti di azione, dove la speranza cede il passo alla vendetta, che diviene pilastro della trama.