Lo scorso anno nelle nostre sale è uscito il commovente e intenso Sully, storia vera dell’eroico atto del pilota  Chesley Sullenberger nel disperato ammaraggio del volo US Airways 1549 avvenuto il 15 gennaio 2009 nel fiume Hudson. A distanza di 13 mesi Clint Eastwood torna al cinema con un’altra storia vera, ancora più sconvolgente, ancora più disperata: 15:17 – Attacco al treno, ma questa volta è purtroppo lontana anni luce dalla grandezza stilistica di un film come Sully.

Il 15 Agosto 2015 il mondo intero ha trattenuto il fiato nel leggere la sconvolgente notizia dell’attacco terroristico al treno Thalys n. 9364 diretto a Parigi, sventato da tre giovani americani in viaggio per l’Europa.

Anthony Sadler, Alek Skarlatos e Spencer Stone, amici fin dai tempi della scuola, durante quello che doveva essere un viaggio per staccare dalle pressioni della vita di tutti i giorni, senza rendersene conto sono diventati tre incredibili eroi che non hanno permesso ad una feroce carneficina di avere luogo.

15:17 – Attacco al treno è la rielaborazione cinematografica di quanto successo, con Clint Eastwood che dirige i veri tre protagonisti nel ruolo di sé stessi, in una pellicola non solo commemorativa ma per certi versi quasi sperimentale, portando lo spettatore verso quegli attimi di feroce paura in cui la vita sembra passarti davanti in un soffio.

 

15:17 - Attacco Al Treno

 

Eppure quello che a tutti gli effetti poteva essere una pellicola sullo stesso filone di Sully risulta essere un seguito molto più superficiale e con poco mordente.

Eppure, quello che a tutti gli effetti poteva essere una pellicola sullo stesso filone di Sully, risulta essere un seguito molto più superficiale e con poco mordente di American Sniper, dove patriottismo e retorica trasudano, ma soprattutto una poca attenzione alla stessa regia, montaggio e costruzione dell’impianto scenico lasciano insinuare nella mente dello spettatore che, forse, dietro la macchina da presa non ci fosse proprio Eastwood.

Dietro a una grande pericolo, uomini comuni possono compiere imprese straordinarie.

Questa citazione è l’emblema di tutta la pellicola, il quale nucleo è l’incredibile atto di coraggio mostrato dai tre protagonisti. Ragazzi comuni, ragazzi dalla forte ideologia americana, cresciuti con il sogno di fare la differenza per la propria terra e porre il proprio servizio alla bandiera. Questo soprattutto nel caso di Alek Skarlatos, membro della Guardia Nazionale dell’Oregon, e di Spencer Stone, membro dell’Air Force statunitense.

 

15:17 - Attacco Al Treno

 

Il film, sebbene venga introdotto dall’unico civile dei tre, Anthony Sadler, è molto inquadrato dal punto di vista di Spencer Stone, ragazzo dalle solide convinzioni, ma che sul suo cammino inciampa in ostacoli sempre più grossi che iniziano a far vacillare quei sogni che lo hanno portato fino a quel punto. Spencer è in una fase della sua vita in cui cerca la sua reale essenza, l’affermazione di se stesso, di avere uno scopo, che viene soddisfatta nell’eroico atto, a costo di perdere la propria vita, di fermare il terrorista Ayoub El Khazzani.

Fermo restando che si parla di una storia vera, scritta e interpretata dai suoi reali protagonisti,

spesso e volentieri Eastwood cade nella retorica più scontata, contornata da una buona dose di religione e patriottismo americano,

utilizzato come se fosse l’unico scopo nella vita, ragione di esistere ed affermazione di sé per l’americano tipo.

Tematiche non di certo estranee al cinema di Eastwood, ne abbiamo avuto più volte un assaggio, ma nel caso specifico di 15:17 – Attacco Al Treno, sembra che il regista abbia voluto calcare volutamente la mano su un concetto che non aveva assolutamente bisogno di essere sottolineato e che, invece, provoca l’esatto effetto opposto, sminuendo la suspense dietro l’atto eroico.

 

15:17 - Attacco Al Treno

 

Parlando proprio di suspense ci addentriamo in quello che è il vero ostacolo della pellicola

Parlando proprio di suspense ci addentriamo in quello che è il vero ostacolo della pellicola. Il fulcro centrale del film, che dovrebbe essere l’attacco al treno (come il titolo stesso ci suggerisce), viene ridotto ad una manciata scarsa di minuti. La storia è un continuo assemblaggio di passato, presente e futuro, ovviamente non in questo ordine.

Se da un lato facile è comprendere la volontà del regista di farci fare più volte dei passi indietro, per poter analizzare l’amicizia dei tre protagonisti; le scelte di genitori, insegnanti e società che hanno influenzato, a loro volta, le scelte dei ragazzi; la psicologia e reazione dietro il pericolo di ognuno di loro; l’emozioni provate fino a quel momento e il vedere tutto quanto scorrergli davanti agli occhi come in un film; dall’altro lato la gestione superficiale delle tempistiche, dilungandosi troppo su momenti del passato, collegati malamente l’uno all’altro da piccoli frammenti dell’attacco al treno, fa perdere del tutto il focus sul tema principale della storia.

 

15:17 - Attacco Al Treno
Non solo si avverte una fortissima mancanza di ritmo e armonia, ma al tempo stesso si perde del tutto il pathos legato all’atto in sé per sé,

creando un film che con il titolo – sia italiano che originale – ha ben poco da spartire.

La base del film, le fondamenta della storia, ovvero l’attacco al treno, non sono altro dei meri flash che sono serviti per raccontare la vita dei tre protagonisti, quasi in ogni dettaglio.

Approfondimenti banali, come dettagli sul viaggio in Italia, serata in discoteca, che per l’economia della storia non servono a niente. Dilungano in modo ridicolo e inutile una storia che aveva nella sua essenza reale un potenziale enorme. Più che un thriller basato su una storia vera che racconta l’eroico atto di tre giovani ragazzi, sembra essere un biopic sulla vita privata di tre ragazzi che, tra le tante cose, hanno anche sventato un attacco terroristico.

 

15:17 - Attacco Al Treno

 

Il confine tra queste due storie è molto labile.

Il confine tra queste due storie è molto labile, ma parliamo pur sempre di due storie, di due modi di raccontare nettamente differenti e, di certo, non ci aspettiamo da un regista come Clint Eastwood fare una confusione simile.

Quello che era il vero rischio del film, ovvero usare i veri protagonisti della storia per interpretare se stessi, si è dimostrata la scelta vincente del film.

invece, la sicurezza di una regia solida, soprattutto dopo l’esperienza di Sully, si va a dissolvere sempre più velocemente lungo i novantaquattro minuti di film, lasciando sempre più pensare che, forse, questa volta il caro Clint, un po’ affaticato, abbia adoperato un “aiuto regia” di troppo dietro la macchina da presa.

 

 

La storia di Spencer, Alek e Anthony resterà uno dei momenti più importanti legati a questi anni in cui il terrorismo sta letteralmente piegando le nostre vite, e il loro atto non verrà mai dimenticato ma, si spera, possa essere preso di esempio per il futuro. Stessa cosa, invece, non possiamo dire per 15:17 – Attacco al treno che, in fondo, vogliamo definire un piccolo incidente di percorso lungo una grande carriera come quella di Clint Eastwood.

15:17 – Attacco al treno sarà nelle nostre sale dall’8 Febbraio