La prima giornata al Lucca Comics & Games Heroes si apre alla grande! Sono infatti i giovani protagonisti di Stranger Things – serie tv cult di Netflix – ad inaugurare l’Area Movie della 51esima edizione di Lucca Comics & Games, tenendo una conferenza stampa che ha preceduto il panel dedicato al pubblico.
Grande inizio quello del Lucca Comics & Games grazie a Netflix e all’Area Movie gestita da QMI del Festival, perché ad aprire i lavori è Stranger Things, amata serie in stile anni ottanta dei fratelli Duffer che, lo scorso 27 ottobre, è arrivata sulla piattaforma statunitense on demand con la sua seconda stagione.
A rappresentare l’opera dei fratelli Duffer sono arrivati i protagonisti “adolescenti”: Charlie Heaton, Natalia Dyer e Joe Keery, rispettivamente interpreti di Jonathan, Nancy e Steve, accompagnati dalla new entry della seconda stagione Linnea Berthelsen nel ruolo di Kaly.
E Netflix, per portare in tutto e per tutto il “sottosopra” al Lucca Comics & Games, ha ricreato un’area dove poter esplorare i misteriosi e inquietanti paesaggi e passaggi segreti della serie.
Ma le star della giornata sono sicuramente loro. Emozionati e un po’ spaesati, per la prima volta in Italia (ad eccezione di Joe Kerry che ci tiene a precisare di essere alla sua seconda volta), si ritrovano affascinati dalla magia medievale della suggestiva Lucca:
A differenza di San Diego che sembra quasi prendere un camion in faccia, qui la cornice medievale è pazzesca ed è bellissimo poter camminare con tranquillità insieme ai cosplayer. È tutto molto più calmo e interessante.
Afferma Joe Kerry, nel corso della conferenza stampa a cui abbiamo partecipato come piccolo antipasto dei vari incontri a cui presenzieranno i quattro protagonisti.
Ed una delle prime domande che viene spontanea, considerando la giovane età dei protagonisti che vanno dal 1992 in giù, è come i fratelli Duffer hanno fatto a trasportarli nell’atmosfera di un periodo in cui non erano neanche nati.
A farsi portavoce del gruppo è sempre Joe, che dice:
In realtà i fratelli Duffer ci hanno mostrato film, serie televisive e musiche anni ottanta per farci entrare nel mood.
Per la loro generazione film come Goonies e Indiana Jones sono molto importanti, ma sono film formativi che, in fondo, abbiamo comunque già visto di nostra spontanea volontà.
Sembra quasi una serie con almeno due decadi alle spalle, invece Stranger Things è un prodotto recente, arrivato su Netflix solo lo scorso anno. Una serie che ha saputo dare nuova vita e dignità agli anni ottanta, riprendendo quelli che sono stati i capisaldi di quel decennio, a partire dal cinema e proseguendo con musica e cultura, per costruirci sopra una storia del tutto nuova e originale.
E a distanza da una prima sorprendente stagione, Stranger Things ritorna con una seconda, dove il mondo del sottosopra si ampia, ma soprattutto il mondo della serialità arriva un nuovo livello, portando Stranger Things a diventare un vero e proprio case study nonché serie con la più alta velocità di visione.
Ad aprire le danze con le risposte spetta ancora una volta a Joe, che afferma:
Da un lato me l’aspettavo, dall’altro lato è pazzesco. Io una serie non potrei mai vederla così velocemente, ho bisogno di assimilare, prendermi una pausa, ma credo che l’intenzione dei Fratelli Duffer fosse proprio questa.
Ad aggiungersi c’è Charlie Heaton che prosegue dicendo:
È stata un successo inaspettato! Io ho iniziato a rendermi conto lentamente di questo incredibile aumento di riconoscimento, non solo nella serie, ma anche nei nostri confronti. Per esempio ero in Spagna, e mi sono accorto che la gente sapeva chi ero, ed ogni volta ero sorpreso.
Non è solo bellissimo, ma è anche motivo di forte orgoglio. Inoltre, credo che questo enorme successo sia dovuto proprio perché Stranger Things non guarda solo a quella fetta di generazioni nostalgica, in cui rivede se stessa nel passato, ma anche per quelle generazioni più giovani che posso empatizzare con i protagonisti più piccoli.
A concludere sull’argomento si unisce Natalia Dyer:
Personalmente non è facile da definire. Voglio dire, non abbiamo avuto immediatamente la percezione di tutto questo successo.
È appena arrivata la seconda stagione ed io continuo a non recepire bene quello che è successo, ma poi mi rendo conto dell’incredibile influenza di Stranger Things, del numero dei fan. Questo è importante perché comprendi che stai lavorando bene e l’effetto che fa è molto gratificante.
Nella seconda stagione di Stranger Things quella che sembrava una minaccia ormai debellata torna alla carica, più rabbiosa che mai.
Ma ad unirsi al cast c’è anche un nuovo personaggio che segna un risvolto molto particolare, soprattutto per la vita di Eleven (Millie Bobby Brown), ma anche per la struttura di tutta la serie.
Lei si chiama Linnea Berthelsen ed interpreta il misterioso personaggio di Kyla.
Ad inizio riprese, quindi quasi un anno fa, era un personaggio che detestavo. Ho imparato ad amarla e a capirla con il tempo. Adesso adoro la relazione che si è creata tra di noi. Mi piace la sua forza e la sua determinazione, meno la sua difficoltà di entrare in contatto con gli altri.
Afferma l’attrice danese, continuando poi in riferimento agli altri membri del cast
A Hawkins il mio personaggio non ci è mai davvero andato. Eppure ci siamo incontrati spesso prima delle riprese e dopo. Era un po’ buffo perché anche se giravamo in posti diversi, alla fine ci incontravamo sempre e la sensazione che ho avuto è stata fin da subito quella di far parte di qualcosa di molto bello.
Ad accompagnare il giovane cast di Stranger Things presente a Lucca, c’è il giovanissimo cast della serie, assoluti protagonisti che, purtroppo, non hanno potuto davvero raggiungerli in questi giorni di Festival.
Eppure la domanda sui più giovani non può mancare, soprattutto in riferimento al personaggio di Joe, ovvero Steve, che in questa seconda serie, oltre a svilupparsi molto di più, si muove tantissimo in relazione a Dustin, il piccolo riccioluto sdentato del club interpretato da Gaten Matarazzo.
Tutti e due i personaggi sono stati abbandonati dai rispettivi gruppi di amici. Steve è stato piantato da Nancy mentre a Dustin non risponde nessuno dei suoi amici. Inoltre, tutti e due hanno problemi con le donne. È un terreno comune tra di loro. E attraverso questo riescono ad andare avanti, cambiare, evolversi, grazie a questa “relazione” buffa che hanno insieme e che inizia con le dinamiche di una commedia, per poi diventare un vero e proprio rapporto profondo. Si vogliono bene, e a volte è proprio Dustin quello più adulto e Steve quello più infantile. È una bella relazione!
Nella parte conclusive della conferenza si va a toccare il progresso, la parte più tecnica, per i ragazzi, ovvero la recitazione. C’è chi viene già da qualche esperienza, chi era alla sua prima volta, chi aveva studiato e chi no, eppure Stranger Things ha dato una grande possibile di esperienza, oltre che di successo, ad ognuno di loro, mettendoli di fronte anche a diversi tipi di recitazione.
A cominciare il discorso è proprio la nuova arriva, Linnea:
Sia io che Joe veniamo dagli studi in accademia drammatica. La nostra formazione rende già il tipo di performance molto diversa rispetto a quella degli attori ancora più giovani. Perché?
Semplicemente perché essendo più piccoli, sono molto più naturali. Non ci pensano. Il nostro, invece, è un approccio molto più tecnico.
Ma questo, in fondo, non è una cosa negativa. Semplicemente una cosa diversa, come afferma lo stesso Joe Keery:
Non è né meglio ne peggio, semplicemente è diverso! Questo ci ha permesso di capire quanta strada abbiamo ancora da fare, ma anche il tipo di approccio.
Del resto, a questa età, c’è ancora moltissimo lavoro da fare, e soprattutto il nostro modo di recitare adesso è quello televisivo, ma che sicuramente sarà diverso alla prima occasione cinematografica o teatrale. In sostanza, è ancora tutto in divenire.
A concludere e Natalia, dicendo:
Noi ci troviamo in una terra di mezzo molto particolare: da un lato ci sono i bambini con la loro recitazione naturale, dall’altra parte ci sono gli attori più esperti e navigati, come Winona Ryder, che danno un approccio al mestiere ancora più diverso.
Noi prendiamo una parte da uno e una parte dall’altro, ed è sicuramente un percorso ed un metodo eccellente per poter imparare.