Dalla Russia giunge con (poco) furore “Guardians – Il Risveglio dei Guardiani“, prima incursione nel genere supereroistico che ormai spadroneggia nei cinema di tutto il mondo, rivelandosi però una minestra riscaldata senza alcuna identità.
Si sa, attualmente il cinema è trainato dai supereroi. Ce lo racconta il momento storico, ce lo raccontano i dati al box office, ce lo raccontano i migliaia e migliaia di gadget a tema.
Dopotutto, il mastodontico Marvel Cinematic Universe è cominciato quasi un decennio fa e continua a macinare numeri da capogiro, persino il DC Extended Universe manda avanti la baracca pur con una qualità che fino ad ora non si è ancora intravista (se non per fugaci attimi). Non sorprende allora che in questo contesto altre produzioni tentino l’imitazione e, perché no, anche di proporre una loro visione peculiare del genere.
L’Italia in primis con “Il Ragazzo Invisibile”, un esperimento estremamente coraggioso non riuscito del tutto, ma comunque ben più che dignitoso, e soprattutto con quel capolavoro de “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, che davvero amplia a dismisura le possibilità esplorabili da questa tipologia di pellicole.
Recentemente a questa corsa forsennata si è unito un nuovo contendente, la Russia con il suo “Guardians: Il Risveglio dei Guardiani”, diretto da Sarik Andreasyan.
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Non mi cimenterò in colossali e dialettici giri di parole, sarò molto schietto fin da ora. Ciò che seguirà sarà un bagno di sangue perché in questo film non si salva davvero nulla.
Durante la Guerra Fredda, un gruppo di scienziati sovietici ha condotto esperimenti di vario genere in nome del progetto “Patriot”, tra cui particolari e spietati studi sull’alterazione del DNA su soggetti umani. I Guardiani sono il risultato di queste ricerche, uomini e donne dotati di abilità fuori dall’ordinario.
Ai giorni nostri, uno degli scienziati di “Patriot”, August Kuratov, animato da energiche velleità megalomani e voglioso di mostrare a tutti il suo genio, è finalmente pronto al dominio del mondo grazie alla sua scoperta madre, il cosiddetto “Modulo 1”, una tecnologia in grado di comandare ogni veicolo motorizzato grazie a degli impulsi elettrici. Per far fronte a questa minaccia, il governo russo decide di andare alla ricerca di alcuni dei Guardiani, gli unici in grado di salvare il mondo.
Come si può notare già ora, la trama è piuttosto standard per i canoni del genere di appartenenza. Le debolezze non sono tanto nel canovaccio in sé, ma nel modo in cui viene raccontato e trattato.
Il film si apre con Kuratov che mostra il suo strapotere, prendendo facilmente il controllo di alcuni modernissimi droni dell’esercito (un mix tra un Metal Gear ridotto e i Guardiani di “The Legend Of Zelda: Breath Of The Wild”), sparendo poi in una coltre fittissima di fumo. Ciò suscita curiosità e suspense, tutto mandato all’aria dal successivo spiegone chiarificatore di 5 minuti.
Non c’è più attesa spasmodica, solo noia perché si sa praticamente già tutto. E gli sceneggiatori hanno fallito nei loro tentativi banali e superficiali di rendere questo intreccio più interessante, tra tradimenti a malapena accennati e la voglia di scoprire più a fondo l’interiorità dei Guardiani.
Già, ma chi sono questi Guardiani?
Il nostro dream team è composto da Ler, capace di manipolare la terra; Ursus, una sorta di uomo-orso con tratti da berserker; Khan, un abilissimo spadaccino dotato di una velocità sovrumana; ed infine Xenia, un’acrobata che può diventare invisibile a contatto con l’acqua. L’aspetto drammatico è che di loro si sa soltanto questo.
Non c’è segno del dramma che hanno affrontato in quanto cavie umane, non c’è traccia delle loro vite passate, non c’è nessuna aspirazione ad approfondire ciascuno di loro. D’altronde nei rarissimi momenti in cui si batte questa strada (come la vicenda atroce di Khan) non si riscontrano conseguenze nei loro modi di agire o di rapportarsi agli altri.
Sono meri cartonati che agiscono spinti da un generico sentimento di vendetta. Una situazione alienante, che allontana lo spettatore dalle scene che in linea puramente teorica dovrebbero essere piene di pathos. Che trasporto si può mai avere con personaggi del genere?
E non è nemmeno il punto più infimo che il film offre! Se pensate che ciò sia l’incarnazione del male, non avete ancora visto le scene d’azione, vero pilastro di pellicole del genere. I combattimenti sono sequenze orrende, con molta (e usata male) computer grafica, girate come peggio non si potrebbe: accelerati e confusionari all’inverosimile.
Non aiuta nemmeno il sonoro, non c’è feedback dei colpi, non si sente nulla dell’impatto. Durante tutto il film è come se si stesse ascoltando qualcosa con un forte cuscino premuto sulle orecchie.
A ciò si aggiungono delle musiche anonime che non accompagnano nemmeno per sbaglio l’azione o la quiete su schermo e il disastro è servito. L’esordio della Russia nel genere supereroistico non è eufemisticamente dei migliori, un compitino svolto male, una minestra riscaldata di stilemi già visti decine e decine di volte senza una vera identità.
L’ambientazione non riesce ad emergere, i personaggi non si impongono, il villain non fa altro che muovere a caso le mani. Non possiamo far altro che tremare di fronte alla prospettiva del sequel già confermato.
Il film non ha ancora una distribuzione italiana.