Arkane Studios ci porta su Talos I per vivere una storia affascinante e piena di misteri con il reboot di Prey. Ecco la nostra recensione.
Questo nuovo Prey pubblicato da Bethesda Softworks e firmato Arkane Studios (Dishonored, Dishonored 2) è un reboot che non si collega all’originale sviluppato da Human Head Studios e pubblicato da 3D Realms nel 2006 per PC e Xbox 360. Sebbene nel 2011 era stato annunciato un suo seguito diretto, Prey 2, questo venne poi cancellato tre anni dopo e del brand non si seppe più nulla fino all’annuncio di questo reboot allo scorso E3 di Los Angeles.
Il gioco che andiamo a recensire segna dunque un nuovo punto d’inizio per il franchise che è stato affidato alle sapienti mani di uno dei team più talentuosi degli ultimi anni. Riuscirà a superare l’originale e a classificarsi come un must per gli amanti dello sci-fi? Per scoprirlo non vi resta che proseguire nella lettura della nostra recensione!
La versione da noi testata per la recensione è quella Xbox One, ad ogni modo vi ricordiamo che Prey è disponibile a partire dal 5 maggio 2017 anche per PC e PlayStation 4.
Prey ci porta in un futuro basato su un what if abbastanza abusato in ambito sci-fi, ovvero in cui il 35° presidente degli Stati Uniti d’America, John Fitzgerald Kennedy, porta a termine il proprio mandato (non venendo dunque assassinato a Dallas nel 1963) e in seguito U.S.A e Russia finiscono persino per collaborare dando il via alla colonizzazione dello spazio.
All’inizio del gioco ci troviamo nel 2032 e il nostro protagonista è Morgan Yu, scienziato che in poco tempo scopriremo essere uno dei membri dell’equipaggio della nave spaziale Talos I dove un team di ricerca ha condotto esperimenti su pericolosi organismi alieni noti con il nome di Typhoon allo scopo di creare i NeuroMod, degli innesti cerebrali che permettono di implementare le capacità umane. Qualcosa però è andato storto, ma non sappiamo cosa.
Morgan si è infatti prestato come cavia e ha perso la memoria rimuovendo i NeuroMod, che agicono sul cervello umano con lo stesso metodo d’apprendimento legato ai ricordi; di conseguenza la loro rimozione causa un ritorno del cervello al momento precedente il loro innesto. La storia di Prey sarà dunque giocata anche a ritroso per capire cosa sia accaduto oltre che progredendo nella vicenda di Morgan. Sebbene nelle battute iniziali il titolo richiami in modo abbastanza evidente alcuni punti di forza di altre blasonate produzioni del genere (da Half Life a al primo BioShock) la quest principale propone una narrazione affascinante ed incalzante di altissimo livello nell’attuale panorama dei videogiochi sci-fi.
Non ci dilunghiamo oltre per evitare spoiler di sorta, ma possiamo assicurarvi che Prey mette in scena una delle storie migliori e più profonde per il genere viste finora per questa generazione videoludica, che spazia da tematiche di pura fantascienza ad altre più horror ed inquietanti, rimandendo sempre fortemente verosimile.
La narrazione non è mai troppo esplicita, non abbiamo lunghe sequenze filmate con spiegoni, ma il titolo riesce ad immergere da subito nella distopica atmosfera di Talos I anche tramite gli intrecci degli abitanti, spesso oggetto di missioni secondarie sbloccabili quasi sempre ascoltando registrazioni reperibili sulla nave.
Anche dal punto di vista del gameplay, Prey offre un’esperienza davvero ricca e profonda. Quello che un occhio poco attento definirebbe semplicemente un FPS è in realtà un titolo che propone un’enorme libertà d’azione e mescola, pur mantenendo una struttura da shooter in prima persona, diversi altri generi grazie a sequenze talvolta stealth, talvolta survival. Anzi, sebbene resti tra le possibilità offerte al giocatore, il titolo disincentiva un’azione diretta alla John Rambo, privilegiando approcci più strategici.
La stazione spaziale Talos I è enorme ed interamente esplorabile, senza livelli o missioni distinte, e al giocatore sarà talvolta richiesto di tornare in aree che ha già esplorato in precedenza. Ci troviamo di fronte a un level design davvero di altissimo livello che saprà riservare ai giocatori più attenti tantissimi shortcut e segreti.
In giro per Talos I raccoglieremo diversi materiali all’apparenza inutili, tra cui anche ciarpame di vario genere come vecchi sigari spenti o carta straccia che però quando vengono inseriti nei riciclatori ci danno la possibilità di costruire nuove risorse utili a Morgan, da consumabili per recuperare punti vita o status alterati fino a materiali con cui potenziare armi e creare munizioni.
In giro troveremo infine diversi NeuroMod che ci permettono di potenziare le caratteristiche di Morgan in vari rami di abilità (scienza, ingegneria, sicurezza, energia, mutamento e telepatia) che influenzeranno notevolmente l’approccio che deciderete di dare alla vostra azione di gioco, puntando a seconda dei casi su alcune skill più che su altre.
Talos I presenta, come detto sopra, un level design davvero notevole, così come presenta anche diverse influenze artistiche che allieteranno il nostro soggiorno (sebbene l’Art Decò sia tra tutti il più preponderante). Purtroppo però le ambientazioni risultano comunque un po’ spoglie e povere di dettagli, e in generale dal punto di vista grafico abbiamo riscontrato vari modelli poligonali non proprio al top e anche texture in bassa definizione.
Probabilmente i pochi dettagli sono qualcosa di voluto, Arkane Studios ha creato una vera e propria ambientazione a tratti claustrofobica volta a farci sentire soli in mezzo al nulla e sebbene lo stile richiami un po’ quello di Dishonored, tenta di essere più realistico e meno acquerellato, tradendo maggiormente alcuni difetti tecnici.
Ad ogni modo un buon risultato per il team che per la prima volta lavora su un Cry Engine grazie al quale Prey può vantare ottimi effetti particellari e una versione PC che non soffre già dal lancio di nessuno di soliti problemi grafici ormai ben noti. Giudizio positivo anche per una colonna sonora trainante che aiuta ad immergerci ancora di più in Talos I.
Tirando le somme, Arkane Studios confeziona con Prey uno dei migliori videogiochi sci-fi non solo di questa generazione, ma di sempre. Con un comparto narrativo magistrale che terrà il giocatore incollato alla tv per almeno 20 ore di gioco (ampiamente superabili se ci si sofferma ad esplorare ogni antro di Talos I e a completare tutte le missioni secondarie) e un gameplay variegato ad appagante che spazia da shooter, a stealth a survival.
Qualche incertezza per quanto riguarda il comparto tecnico, più grafico che sonoro, a cui si può tranquillamente sopperire visto il notevole livello artistico del gioco. Consigliatissimo a chiunque cerchi un avventura single player sci-fi coinvolgente e originale.