Abbiamo visto in anteprima i primi 15 minuti di Ghost In The Shell, la pellicola di Rupert Sanders basato sull’omonimo franchise di fama internazionale creato da Masamune Shirow. Protagonista del film Scarlett Johansson, nei panni del agente cyborg Major, assieme a Takeshi Kitano, Michael Pitt, Pilou Asbæk e Juliette Binoche.
Il 30 Marzo arriverà nei nostri cinema, con un giorno di anticipo rispetto alle sale statunitensi, il thriller fantascientifico Ghost In The Shell, adattamento occidentale del famoso manga del 1989 di Masamune Shirow.
Il franchise di Ghost In The Shell è conosciuto in tutto il mondo, proprio perché progetto crossmediale che ha avuto diverse forme di vita passando dal manga all’anime, dai videogiochi ai romanzi, fino ai film.
Il Ghost In The Shell di Rupert Sanders – conosciuto nel mondo videoludico perché esperto di spot pubblicitari – è il primo live action del franchise e avrà come protagonista Scarlett Johansson, nei panni dell’agente Major, cyborg appartenente alla Sezione 9, organizzazione antiterroristica guidata da Daisuke Aramaki (Takeshi Kitano).
Così come da manga, l’ambientazione di Ghost In The Shell è estremamente futurista, un regno che sembra appartenere – e visivamente ricordare – al mondo di Blade Runner di Ridley Scott, sebbene sia inevitabile notare i cambiamenti drastici della pellicola rispetto al manga, a cominciare proprio dalla sua protagonista.
Fin dal nome – infatti Major sostituisce il nome Motoko Kusanagi – il live action di Ghost In The Shell cerca di rendere il più internazionale possibile il nome del franchise. Eppure non si cerca di occidentalizzare il prodotto, anzi. I personaggi, sicuramente grazie anche al tipo di make-up ed effetti visivi usati, sembrano più appartenere a un’etnia che ha perso la sua origine d’appartenenza.
La Universal Pictures ha dato modo di vedere i primissimi quindici minuti della pellicola in IMAX, e nonostante l’esiguo lasso di tempo fornito per poter avere un’opinione chiara del film, si capisce il lavoro di contaminazione di differenti culture che è andato a porsi come base del progetto.
La primissima impressione che Ghost In The Shell lascia allo spettatore, a prescindere dalle sue radici d’appartenenza e alla storia al quale il franchise è legato, è quello di un’opera d’intrattenimento che va ben oltre il concetto di intrattenimento.
L’estrema spettacolarizzazione dell’immagine rende il film un prodotto più da guardare che da sentire, lasciando per i primi minuti attoniti grazie alle forme, i colori, la fotografia che si materializza sullo schermo.
Parte del merito è dato anche del tipo di sala. Sicuramente uno schermo IMAX, o almeno 3D, è l’unico a rendere davvero giustizia a un film del genere, basato su una gestione visiva che crea un fortissimo coinvolgimento con le ambientazioni, i personaggi e le situazioni da questi ultimi affrontate.
Se da un lato questo è indubbiamente un punto di vantaggio, perché rende Ghost In The Shell un prodotto con l’enorme potenziale di essere un qualcosa senza precedenti, dall’altra parte rischia di far diventare il film fine a se stesso, ingabbiandolo in un rettangolo di sola spettacolarizzazione.
L’opera di Masamune Shirow va ben oltre la semplice suggestione di ambientazioni e paesaggi futuristici. Ghost In The Shell getta le basi per un discorso molto più profondo, che scivola in tematiche che affrontano principi di etica, filosofia, esistenzialismo, oltre che di robotica e scienza, ma anche di spiritualismo.
Si oltrepassa del tutto il concetto uomo – macchina, e ci si interroga dove inizi l’uno e dove finisca l’altra, inserendo la differenza che si va a creare tra cyborg – essere dotato di parti robotiche e organiche – e robot. Certo, in quindici minuti non si può davvero essere sicuri che Rupert Senders abbia sacrificato le fondamenta più complesse del manga di Shirow a favore di un’immagine spettacolare priva di precedenti.
In questi primi quindici minuti veniamo resi partecipi, in una prima immagine, della creazione di un cyborg, appunto un essere che pur avendo la maggior parte delle sue componenti robotiche, quindi avere uno shell al posto del corpo umano, continua a conservare la propria anima, il proprio ghost.
A differenza di qualsiasi altro robot, i cyborg hanno questa estrema particolarità di continua a essere spiritualmente degli esseri umani e, a quanto pare, Mira (Scarlett Johansson) è il primo esemplare di questi cyborg, creati dalla Hanka Robotics, e che andrà a costituire parte dello staff d’azione della Section 9.
A distanza di un anno, i cyborg costituiscono la possibilità per l’essere umano di preservare all’infinito la proprio conoscenza, coscienza e futuro. Eppure, quello che a tutti gli effetti sembra l’inizio di un futuro immortale, un futuro dove il cyborg andrà a sostituire totalmente l’uomo, senza deumanizzare, non sembra essere gradito da tutti.
Nell’ombra ci sono diverse presenze terroristiche che agiscono con l’unico scopo di distruggere la Hanka Robotics. La Section 9, prima fra tutti Mira, ormai diventata Major, agisce proprio in lotta di queste fazioni.
Nel passaggio dalla meravigliosa e incredibile scena di creazione di Mira, un vero e proprio concepimento, incubazione e nascita di una forma di vita differente e perfetta a suo modo, ci ritroviamo nel vivo di un’azione che si consuma ad alti colpi di adrenalina.
Ghost In The Shell in pochissimi minuti scaraventa lo spettatore da uno stato idilliaco a uno di altissima tensione, cercando di tenere il passo con i velocissimi colpi del frammentato corpo – nel tempo e nello spazio – di Major.
Scarlett Johansson, per questo breve lasso di tempo, appare in una veste mai vista prima. Lo stato di concentrazione e serietà dell’attrice va ben oltre quello visto in Vedova Nera per gli Avengers. Per Major, Scarlett Johansson è su un livello diversissimo, e in pochi minuti abbiamo un drastico cambiamento dell’attrice, dal rendersi conto del suo nuovo corpo, quasi sperduta e impaurita, all’essere totalmente a suo agio nei panni di “un’arma”.
Quel poco visto basta anche per rendere partecipe lo spettatore che Major, a differenza di quanto voglia far credere, è molto più di quello che sembra e che i suoi pensieri si spingono ben al di là della motivazione sulla sua creazione. Ci viene in parte rivelato il dissidio del personaggio che non crede di essere poi così tanto diverso da un semplice robot.
Certo, questi sono a stento dei piccoli semi. La visione completa del film ci potrà unicamente svelare se queste premesse saranno state realmente sviluppate così come presagiscono di fare, riuscendo a continuare nel profondo l’opera di Masamune Shirow, o se avranno appena raschiato la superficie.
L’anteprima ha dato anche modo di gustare qualche secondo di Michael Pitt nei panni – o meglio ingranaggi – di Hideo Kuze, una delle menti principali – appartenenti nel manga agli Individual Eleven – che agisce con lo scopo di distruggere l’Hanka Robotics.
Come detto prima, quindici minuti non sono un tempo sufficiente per poter valutare un film, soprattutto un film come Ghost In The Shell, e quindi rimanderemo di qualche settimana il giudizio del film, ma quindici minuti sono un tempo più che sufficiente per vedere in Ghost In The Shell la volontà di creare un cinema d’intrattenimento diverso dal solito.
Le premesse sono quelle di un prodotto spettacolare unico nel suo genere, e che sicuramente merita assolutamente una visione al cinema e in sale attrezzate al 3D o IMAX. Un film capace di appassionare, stupire e tenere con il fiato sospeso dall’inizio alla fine, forse riuscendo perfino a conquistare il fan più accanito, facendolo sentire un po’ meno tradito.
Vogliamo riporre fiducia in Rupert Sanders e nel suo Ghost In The Shell, sperando di vedere queste grandi premesse realizzate fino alla fine.
Ghost In The Shell sarà nelle sale italiane dal 30 Marzo