Quando parlo di fumetti, noto nei miei interlocutori l’espressione tipica dell’eschimese a cui vuoi vendere un calippo! Scetticismo, sopracciglio incurvato, sorrisetto di compassione…”poverino, qui si disquisisce su Dostoevskij e questo cita Pippo, Pluto e Paperino”. È sempre cosi, non c’è scampo: la credibilità della nona arte è vicina allo zero assoluto e provare ad inserirla in un discorso “impegnato” equivale a venire bollato come quello che vuol far l’intellettuale con l’inserto culturale di Novella 2000…
Nella suddivisione delle arti (Canudo nel 1923 e Beylie nel 1964) il fumetto si trova, come dicevo, al nono e ultimo posto, superato persino da televisione\radio; non mi permetterei mai di contraddire Canudo o Beylie anche perché non ho la più pallida idea di chi siano, però il fondo della classifica mi sta proprio stretto!
Ho incontrato le mie prime “storie disegnate” come fanno un po tutti: i Tex di mio padre, mio zio toscano e i suoi Diabolik, il nonno che mi compra Topolino in edicola e via cosi… eredità più o meno involontarie dei miei cari, esperienze già vissute che passano da una generazione ad un’altra, puntini già uniti da ripassare con la matita in mano e la lingua fuori con l’impegno e la meraviglia tipica dei bambini.
Quegli eroi in bianco e nero erano lontani anni luce dalle favole della mamma: erano forti e belli, combattevano e vincevano ed erano adulti! Che due palle il Principe Azzurro! Oooohh, Diabolik e Tex ammazzano i cattivi a pistolettate o lanciando i pugnali, ma vuoi mettere col biondino in calzamaglia che sembra Nino D’Angelo vestito da Mago Zurli!
Arrivato alla maggiore età i gusti e le aspettative cambiano, ma è troppo tardi: i semi dell’invasione nipponica piantati nella corteccia cerebrale dai vari Mazinga-goldrake-jeeg-gundam-daitarn-esticazzi germogliano prepotentemente: i Manga diventano la lettura quotidiana del sottoscritto e di altri milioni di nerd (non lasciatevi ingannare dalle serie TV: nerd o geek vogliono dire sfigati!).
E dopo la sbronza di giapponesate più o meno di qualità via a capofitto nel mondo dei comics USA, tutto muscoli cazzotti e tutine in spandex; ma poi perché se il mio amico Marchino si toglie gli occhiali rimane Marchino e invece quando se li toglie Clark Kent diventa Superman… e nessuno lo riconosce!
Converrete con me che le storie raccontate nelle favole o su Topolino si somigliano perché pensate per quel target di lettori; crescendo ho avuto bisogno di storie diverse, più vicine ai miei “nuovi” gusti e di conseguenza le letture che sceglievo erano più adulte e mature, fumetti compresi.
L’aver “scoperto” Tolkien, Benni o King andava di pari passo con le prime sconvolgenti esperienze assieme ai maestri delle graphic novel: Miller, Gaiman, Moore e tanti altri.
Sto scrivendo queste righe per spezzare una Alabarda Spaziale in favore della cultura e dell’arte che possiamo trovare nei fumetti: forma di intrattenimento molto pop, capace anche di regalarci capolavori che fondono magistralmente la scrittura e la pittura!
Tutti noi dobbiamo convivere con le nostre debolezze e i nostri limiti, ci tocca fare costantemente i conti con l’essere semplicemente e banalmente umani. Questa verità ti arriva in faccia come lo schiaffo di un’amante tradita e allo stomaco come una andouillette lionese.
Io ad esempio vorrei essere simpatico come Robin Williams, con l’intelligenza di Sherlock Holmes e l’avvenenza di Richard Gere dei tempi di Pretty Woman…seeee vabbé!
La parte veramente dura da ingoiare di tutta questa faccenda però è quando vediamo i nostri sogni spegnersi come le famose candele cantate dal buon Elton John. Confondiamo il nostro essere “normali” al limite della banalità con il bisogno e la voglia di sognare che ci distingue dagli altri esseri viventi.
Sognare ad occhi aperti, volare con la fantasia, vivere storie e mondi che non esistono se non nella nostra testa e nel nostro cuore…proprio ciò che ci serve per scrollarci di dosso quel senso di “limite fisico” tipico della condizione umana! E quando smettiamo di sognare il cinismo prende il sopravvento, il crudo materialismo ci svuota: torniamo bestie che si azzuffano per sopravvivere.
Ecco, questo è esattamente l’ambiente nel quale si muove il Bruce Wayne (alias Batman) ultracinquantenne che ha rinunciato al suo sogno, al suo impegno, alla sua lotta: questa è l’America de Il ritorno del Cavaliere Oscuro!
Nel 1986 il mondo trema per il terrorismo, Ronald Reagan (rieletto l’anno prima) bombarda la Libia cercando di far fuori Gheddafi e il PIL USA è quasi il doppio di 5 anni prima, ma il famoso “edonismo reaganiano” sta trascinando il paese verso un egoismo ed individualismo che resteranno nella storia. La competizione è senza esclusione di colpi e di conseguenza la solidarietà sociale non trova più spazio. In questo contesto, parte degli artisti (e della società civile) punta i piedi e descrive un futuro tragico o post apocalittico, un monito e una feroce critica al presente: nascono tra gli altri Mad Max e Batman The Dark Knight.
Frank Miller è il pazzo visionario che sta dietro a pietre miliari quali 300 e Sin City: una garanzia! Un anticonformista per scelta, si è rotto le palle dei supereroi belli buoni e bravi, la vita non è cosi, la realtà fa schifo! Gli affidano il rilancio di un personaggio tenebroso come Batman e lui riesce a renderlo ancora più cupo…oscuro!
Miller ci mette del suo: una storia adulta/cruda e le matite graffianti come rovi secchi; sua moglie Lynn si dedica ai colori…il risultato è qualcosa di esplosivo, una novità che spiazza la critica ed esalta il pubblico, nasce l’era dei fumetti “adulti”!
Ma nooooo! Non quelli zozzi con le donnace nude… le tematiche trattate sono da adulti, non ci sono le poppe al vento (…e con questo metà dei miei lettori sono passati ad un blog sulle biciclette o sui motori!)
Per la prima volta il “nostro eroe” ha più guai lui della gente che normalmente corre a salvare.
È sull’orlo della depressione, pesano da morire tutti quegli anni sulle spalle, le ferite lasciate dai tanti nemici sconfitti e il dolore che torna ogni notte non lo fanno dormire… e poi quelle bastarde di cicatrici che gli disegnano sul corpo l’alante dei suoi ricordi, troppi ricordi.
Nonostante tutto questo, quando il dovere chiama il nostro giustiziere risponde! Anche nello sviluppo dei tipici temi supereroistici, l’autore innova, cambia timbro e muove il suo Batman lontano dalla solita rotta conservatrice, quindi: i nemici vanno puniti, basta con tutto sto garantismo e con sta pippa del voler “rieducare”!
Non vi darò ulteriori ” puntini” relativi alla storia di questa grande (anche nel numero di pagine) graphic novel, bensì mi dilungherò per qualche riga sulla parte grafica e sugli splendidi disegni che la caratterizzano.
Frank Miller ad inizio carriera non amava disegnare, la creazione della storia lo rapiva totalmente; la matita era meramente un mezzo e non l’essenza dei suoi pensieri, dei suoi viaggi. Quella parte di luminescenza che chiamiamo “genio”, sta dentro di noi e in un modo o nell’altro cerca di uscire, di scappare dalla gabbia del nostro essere umani, terreni.
Le tavole di Miller ne sono la prova, quel suo talento è cresciuto, è esploso riempiendo pagine e pagine di emozioni di grafite. Pagine scandite da tante piccole tavole (a mo’ di multischermo TV) che si susseguono freneticamente; oppure figure che occupano più tavole quasi a voler sfondare lo spazio e la demarcazione delle cornici ed infine le grandi tavole a piena pagina, senza una singola vignetta senza una parola, istanti congelati, evocativi come locandine di film d’altri tempi.
Se tutto ciò non vi dovesse bastare sappiate che lungo la strada:
- incontreremo vecchi amici come Due Facce alias Harvey Dent…
- chiuderemo qualche conto con Joker…definitivamente…
- guideremo la Batmobile più cazzuta di sempre…
- arruoleremo un nuovo Robin…
- …e faremo a cazzotti con Superman (!!!)
Giunti in fondo, forse ci godremo un meritato riposo…
- Il ritorno del cavaliere oscuro. Batman (amazon.it)
di Frank Miller (Autore), Lynn Varley (Autore), Klaus Janson (Autore), S. Raule (Traduttore)