Quello che mi porta a scrivere di Episodio VII è tutto il gran chiacchiericcio che si è andato a creare attorno a Kylo Ren, il nuovo Sith della Saga del quale abbiamo fatto conoscenza più di un anno fa nel momento in cui è uscito il primo trail; chiacchiericcio il più delle volte sterile, se non deleterio, segno di una scarsa comprensione di uno dei personaggi che, in divenire, potrebbe essere il più riuscito di tutta la saga.
Innanzitutto un punto su cui è bene puntare il dito: Kylo Ren non è Darth Vader. Anzi, i due villains sono diametralmente opposti e questo emerge chiaramente nel corso del film.
E non importa l’idea che tutti ci eravamo fatti con il trailer, in cui Kylo può apparire come un Sith maturo e implacabile, perché, a conti fatti, ci troviamo di fronte a un cavaliere dell’ordine di Ren poco più che adolescente, un giovane che porta con sè un bagaglio di emozioni forti ed in contrasto tra di loro.
Dove Vader cedeva al Lato Oscuro per amore di Padmé, guidato dalla Paura, Kylo Ren è dominato dall’Invidia, dall’Ira e da un costante senso di Insicurezza.
In Episodio VII non si fa menzione del perché il ragazzo sia diventato un Sith Ren, ma è chiaro che le passioni in ballo sono differenti da quelle che portarono Anakin a diventare il braccio destro di Darth Sidious.
Kylo Ren ammira il nonno non per ciò che è stato, e che noi spettatori abbiamo avuto modo di osservare da esterni nelle precedenti trilogie, ma per la leggenda che si è narrata nella Galassia dopo la caduta dell’Impero, un Vader che con ogni probabilità è passato alla storia come l’incarnazione più pura del Male.
È un’ammirazione viscerale che cede all’invidia, dalla quale il senso incostante di inferiorità: Kylo Ren sa di essere un Sith acerbo, la sua mente e il suo corpo non sono pronti, nel cuore si fa forte il richiamo al Lato Chiaro, una voce che crede di poter mettere a tacere con l’orribile gesto del parricidio.
È un personaggio per il quale sono aperte infinite prospettive di crescita, e, salvo clamorose delusioni nei sequel, ci troviamo di fronte a due possibilità che ci metteranno in ogni caso di fronte a un personaggio di cui la Saga aveva bisogno: un antieroe totalmente volto al Lato Oscuro (cosa che ribadisco, Vader non è mai stato) o un eroe redento che porterà di nuovo equilibrio nella Forza.
La maschera di Kylo Ren non ha un’utilità pratica, ma evidenzia ancora di più le due colonne portanti del suo carattere, che sono l’emulazione del nonno e la scarsa fiducia in se stesso.
Sotto la maschera si cela un ragazzo confuso e ben poco minaccioso; naso storto, orecchie a sventola, sguardo insicuro.
C’è una scena in cui Kylo Ren è a colloquio con il leader supremo Snook. All’improvviso entra il generale Hux e lui si volta con uno scatto istintivo, quasi impercettibile allo spettatore.
È il gesto spontaneo di un ragazzo che si vergogna del suo Io, che nasconde dietro a un personaggio fittizio, una nuova Leggenda che egli stesso sta tentando di creare con risultati non eccellenti, come dimostra lo scarso rispetto nelle parole di Poe Dameron nella prima scena di Episodio VII.
Kylo Ren, ribadisco un’ultima volta, non è Vader. È sì temibile perché sa usare la Forza, ma chi conosce il suo passato è anche a conoscenza del ragazzo fragile che si nasconde dietro la maschera e che con ogni probabilità ha ceduto al Lato Oscuro non come il nonno per nobili motivi, ma per ripicca verso i genitori e lo zio, i quali, come apprendiamo dalle parole di Finn, sono delle vere e proprie star, le leggende della ribellione.
Ci sono state molte inutili critiche nei confronti dell’attore scelto per interpretare il nuovo villain. Inutili proprio perché non solo Adam Driver è adattissimo nel suo ruolo, ma sarebbe stata sbagliata la scelta di un attore più piacente per interpretare un personaggio così pieno di turbe e contrasti interiori.
Purtroppo il doppiatore italiano ha una voce troppo squillante per un tenore naturale, che anche senza maschera sa incutere una buona dose di timore reverenziale.
In definitiva, vorrei far riflettere su un’ultima cosa. Così come un Jedi perfetto è colui che sa domare le passioni e si mette al servizio del Bene, un Sith è la sua antitesi, è un cavaliere guidato dall’istinto, dalla rabbia, dalla paura.
Proprio per questo ribadisco che, almeno secondo me, Kylo Ren potrebbe, una volta terminato l’addestramento, diventare un guerriero del Lato Oscuro potente quanto e più del nonno, proprio perché egli incarna l’archetipo del Sith in maniera pressoché assoluta.
Ovviamente, staremo a vedere.
Articolo pubblicato per la prima volta su Human.exe, il mio blog personale.