Chi non è mai rimasto incantato davanti a un acquario di pesci tropicali con il naso schiacciato sul vetro? È risaputo, gli animali dai colori vivaci sono da sempre quelli più amati.
Anche l’essere umano ha la tendenza a preferire i colori sgargianti: tinte per capelli, make up e vestiti particolari sono tutti modi per attirare l’attenzione su di sé. Che sia per desiderio narcisistico o semplice cattivo gusto, l’uomo della metropoli non deve temere costantemente per la sua incolumità e puó permettersi comportamenti che in natura lo renderebbero cadavere in dieci secondi. O quasi.
In natura, dove la legge vigente è “Mangia o sarai mangiato“, sembra abbastanza stupido mostrarsi appariscenti, no? Eppure la colorazione è uno dei modi piú efficace per comunicare un messaggio.
Sì, ok. Ma di che tipo?
Facciamo Fiki Fiki insieme
Colori e accoppiamento
La risposta piú ovvia è quella legata alla sessualità: la colorazione rende piú attraenti, favorisce il maschio nel corteggiamento, garantendogli una chance sicura di accoppiarsi e di tramandare il proprio patrimonio genetico. Valesse lo stesso per l’uomo, l’accostamento polo verde evidenziatore, pantaloni rosa shocking e scarpa rossa renderebbe tutti dei Barney Stinson.
Ma non è così. Rassegnamoci.
Gli animali piú affascinanti a usare questa strategia sono i Paradisaeidae (comunemente noti come Uccelli del Paradiso), una famiglia di volatili dai piumaggi incredibili che vive in particolare in Nuova Guinea e nella foresta pluviale..
Un altro esempio è il Maratus speciosus (Ragno Pavone) che combina una colorazione vivace a un balletto niente male, sopratttutto se a ritmo di YMCA dei Village People.
O di Beyoncé.
O…. Con delle spade laser (?!?)
Natura pacchiana
L’ Aposemantismo, questo sconosciuto
Non molti sanno che la colorazione viene usata anche come avvertimento per i predatori. Qui entra in gioco l’aposemantismo, una strategia difensiva usata dagli animali per comunicare la loro tossicità o aggressività.
Anche in questo caso, però, la colorazione non è garanzia di sopravvivenza dell’individuo. Molto spesso l’avvertimento cromatico viene ignorato e gli esemplari vengono attaccati dagli altri animali. I predatori, soprattutto quelli giovani, che si troveranno a cacciare animali inappetibili o tossici dopo ripetute esperienze negative, assoceranno al colore dell’animale il cattivo sapore o la sensazione di malessere (nel caso di tossicità).
Insomma, l’aposemantismo agisce esattamente come un rinforzo negativo naturale facendo leva sull’apprendimento del predatore.
Se nel mimetismo criptico la livrea degli animali riprende il colore dell’habitat di riferimento, nell’aposemantismo vale la regola esattamente opposta. I colori predominanti sono il rosso, il giallo, il bianco e l’azzurro spesso o su sfondo nero o combinati tra di loro, proprio proprio per differenziarsi nettamente dall’ambiente circostante. Insomma, come fosse una grossa freccia che dice:
Guardami. Fai attenzione!
Ma quali sono gli animali caratterizzati da colorazioni aposemantiche? Ecco un elenco di nomi e delle loro caratteristiche:
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Insetti (lepidotteri, imenotteri, coleotteri)
Le farfalle (lepidotteri) presentano ali coloratissime perché spesso si nutrono di fiori che contengono sostante tossiche, o in altri casi, le secernono loro stesse. È il caso dei bruchi delle farfalle della famiglia Papilio che per difendersi ricorrono all’acido butirrico. Le vespe (imenotteri) con la loro colorazione giallo-nera segnalano al mondo la loro tossicità, mentre i pois delle le coccinelle (coleotteri) sono un chiaro allarme per i predatori:
Sono disgustosa, non mangiarmi.
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Anfibi (Dendrobatidae)
Le pucciose raganelle amazzoniche piccoline, colorate, buffe e simpatiche sono anche tremendamente velenose. Vengono chiamate anche Rane-Freccia o Rane-dardo in onore dell’usanza india di impregnare le frecce del loro veleno e di usarle per cacciare.
Tra tutte le specie di Dendrobatidae la piú letale è la Phyllobates teribilis, una deliziosa ranetta giallo limone che si aggiudica un posto nella top ten degli animali piú velenosi del mondo: secerne una batracotossina che uccide solo con il semplice contatto. Anche indiretto.
Questo per ricordare a tutti che toccare gli animali, anche se carini e coccolosi, soprattutto se selvatici non è mai un’ottima idea.
#sapevatelo
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Pesci
Ti ricordi Nemo, suo papà e Dory di “Alla ricerca di Nemo?” Tutti e tre sono animali che ricorrono all’aposemantismo.
I colori del Pesce Pagliaccio (Gen. Amphiprion) della specie ocellaris stanno ad indicare la sua relazione simbiotica con gli anemoni noti per la loro velenosità: il pesce, totalmente immune alla tossina, tutela il suo ospite, ricevendo in cambio protezione.
Il Paracanthurus hepatus (Dory) è il piú pacifico tra i Pesci Chirurgo e viene attaccata anche dagli stessi simili, le altre specie di Acanthuiridae combinano la colorazione sgargiante agli aculei retrattili simili a bisturi (da qui la denominazione “Pesce Chirurgo”) che utilizzano per minacciare i predatori.
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Rettili
Il piú famoso e temuto tra i rettili colorati è il serpente corallo (Micrurus fulvius), caratterizzato dai tipici anelli, che uccide in pochi minuti grazie alla potentissima neurotossina contenuta nei denti.
È il serpente piú temuto negli Stati Uniti insieme al mocassino acquatico (Agkistrodon piscivorus), a tal punto da aver ispirato una filastrocca per bambini.
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Aracnidi
Giochiamo in casa: la Malmignatta (Latrodectus tredecimguttatus), conosciuta anche come la “Vedova nera mediterranea” è di piccole dimensioni ma riconoscibile per l’addome nero chiazzato di rosso. Il suo veleno è tossico anche per l’uomo ma non letale: la morte sopraggiunge solo in casi di complicazioni pre-esistenti (anziani, soggetti allergici) e nei bambini. Se hai la sfortuna di venir morso da una Malmignatta ti aspetterà comunque un Luna Park di sintomi poco simpatici: gonfiore della parte morsa, stato allucinatorio, febbre alta, vomito, dolori muscolari, nausea giramenti di testa, crampi addominali e in alcuni casi svenimento.
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Indovina chi?
Il caso del mimetismo Batesiano
Fino adesso abbiamo parlato di animali velenosi e pericolosi che usano i colori per scoraggiare i predatori dal mangiarli, ma se ti dicessi che ci sono esemplari che li copiano per apparire anch’essi letali? Questo fenomeno è un tipo particolare di mimetismo, chiamato “batesiano” dal nome dal suo scopritore, l’entomologo-esploratore inglese Henry Walter Bates.
In che cosa consiste? È un rovesciamento dell’aposemantismo: se nel primo caso il colore è un mezzo per emergere, nel secondo uno strumento per passare inosservati. Gli animali imitatori condividono l’habitat e gli stessi predatori degli animali che copiano e non si limitano solo a riprodurne la colorazione ma spesso anche i comportamenti.
Ma come fare a smascherare i truffatori?
Attenzione ai colori!
Per quanto abili, gli imitatori non riescono a riprodurre fedelmente il pattern degli animali aposemantici, basta avere un po’ di memoria e tenere a mente la colorazione dell’animale pericoloso.
Se mettiamo a confronto il Serpente corallo con il Serpente reale scarlatto (Lampropeltis elapsoides), possiamo capire la differenza semplicemente controllando la sequenza degli anelli.
Nel serpente corallo gli seguono questo ordine: rosso, giallo, nero, giallo, rosso, mentre nel serpente reale si susseguono in quest’altro: scarlatto è rosso, nero, giallo, nero, rosso.
È tutta una questione di forma.
Un altro modo efficace è quello di prestare attenzione alla forma del corpo degli animali: i casi di mimetismo sono molto diffusi tra specie animali morfologicamente diverse tra di loro. Se sei aracnofobico e hai il terrore che un ragno saltatore abbia appena incrociato il tuo cammino, fai un bel respiro!
Vedi? È solo una Rhagoletis zephyria, una mosca che imita il suo arcinemico aracnide copiandone i colori (striature bianche e nere) e le movenze aggraziate.
DON’T PANIC.
Conoscete altri esempi di aposemantismo?
Scriveteli nella sezione dei commenti!
- Immagine di testa di Graham McGeorge / Barcroft Media