Testamento di una Maschera, il nuovo romanzo di Stefano Tevini pubblicato da La Ponga Edizioni, non è niente di nuovo. Certo, se ci si vuol fermare alla superficie. Gli elementi cardine del romanzo in effetti, sono presenti nei testi sacri della narrativa supereroistica, ma qui qualcosa cambia decisamente. Qualcuno ha smontato e rimontato il giocattolo, e il risultato è qualcosa di davvero curioso.
I supereroi stessi, il taglio politico e ucronico, il piglio decostruzionista à la Watchmen, l’atmosfera cupa che grava sulla storia. Si trova tutto, cercando. Non è nemmeno la prima volta che la letteratura in prosa tratta l’argomento.
Se, infatti, i romanzi che raccontano degli epigoni di Spiderman & co. sono una realtà consolidata nei paesi di lingua inglese, al punto che sull’onda dei successi cinematografici dei personaggi Marvel e DC alcuni dei titoli più commerciali sono stati tradotti anche da noi (Ex, Supereroi Vs. Zombies su tutti), le prime produzioni nostrane cominciano a far capolino sugli scaffali delle librerie, per esempio il romanzo legato al film Il Ragazzo Invisibile di Gabriele Salvatores e il romanzo per ragazzi L’Accademia dei Supereroi, di Simone Laudiero, pubblicato niente meno che per la collana Il Battello a Vapore.
Eppure, eppure, eppure… la novità c’è. Testamento di una Maschera, infatti, è un tentativo sui generis, pionieristico, di fare letteratura con i supereroi. La differenza la fa il modo di raccontare. Tevini, infatti, dà alla vicenda un taglio profondamente italiano, mettendo in campo la storia del nostro paese per raccontare una vicenda con alla base una dura riflessione politica farcita di momenti ucronici, alcuni vere e proprie perle. Dal Grande Torino alla Crisi Missilistica di Cuba, passando per il Festival di San Remo, Testamento di una Maschera compie un excursus storico che fa da cornice e contesto a una storia ricca di azione che racconta la vicenda di un supergruppo, i Vigilantes, e del loro scontro frontale con il potere costituito.
Il potere come entità autoreferenziale, la politica come capacità di cambiare le cose come volontà, al tempo stesso, di farle restare sempre uguali, questi sono i concetti portanti della riflessione dell’autore. Chi comanda conserva, difende equilibri stabiliti che, per paura o per avidità, non si devono variare, costi quel che costi. Non c’è spazio per l’eroismo e i Vigilantes lo impareranno sulla propria pelle, difendendo il debole sbagliato.
Testamento di una Maschera è un esperimento che, per certi aspetti, ricalca quello compiuto con successo dal cinema pur mantenendo la specificità del proprio medium.
Come un novello Brian Singer con la tastiera al posto della cinepresa, infatti, Stefano Tevini porta i supereroi in una dimensione esterna al linguaggio dei fumetti, spingendosi per certi aspetti oltre nel creare un modo di raccontare decisamente autonomo e più vicino al romanzo puro pur senza staccarsi dalle suggestioni della graphic novel, come testimoniano invenzioni quali le Unità San Giorgio, veri e propri robot antisommossa a metà strada tra i celerini e le Sentinelle cacciamutanti nemiche degli X-Men.
Stefano Tevini ha preso una cassetta degli attrezzi già usata da molti e con essa ha costruito qualcosa di nuovo, a voi scoprire se funziona.
Testamento di una Maschera è il terzo libro, insieme ad Arena Mode di Blake Northcott ed Empire State di Adam Christopher, della collana che La Ponga Edizioni dedica ai romanzi dei supereroi, un genere da noi poco conosciuto ma ricco di titoli di qualità.
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