Circa il 90% delle persone segue una qualche fede religiosa che, nella maggior parte dei casi, gli promette una vita dopo la morte. Ma conviene farlo?
Le statistiche ci dicono che la maggior parte dei credenti non ha scelto la religione a cui si affida, si limita a seguire i precetti che gli sono stati insegnati fin da quando era piccolo.
Peraltro, chi si pone il problema e comincia ad analizzare le religioni con un occhio critico, finisce spesso per diventare agnostico, o addirittura ateo.
Essere credenti però dà un vantaggio competitivo sui non credenti.
Sarà pure altamente improbabile ma, se i credenti hanno ragione, dopo morti guadagnano la vita eterna.
Prima di archiviare le religioni come “fregnacce da creduloni“, conviene quindi per lo meno farci un pensierino. I vantaggi sembrerebbero essere decisamente interessanti.
Tanto vale quindi mettere a frutto la mentalità da nerd, per fare una analisi comparativa.
Funziona davvero?
Diciamocelo chiaramente: le probabilità sono estremamente basse.
Prima di tutto bisogna avere ben chiaro che, siccome le religioni sono tutte in disaccordo tra loro, e siccome molte professano di essere l’unica vera via verso l’immortalità dell’anima, la possibilità di scegliere quella corretta, posto che ve ne sia una, è molto bassa.
Non c’è inoltre nessuna prova dell’esistenza di una vita oltre la vita.
Tutto quello che abbiamo sono solo racconti, tramandati oralmente o per iscritto, ma fino ad ora non è stato possibile provarne scientificamente la validità, malgrado siano stati fatti alcuni tentativi.
Per esempio, una possibile esperienza post-mortem, è quella raccontata da chi viene salvato miracolosamente in ospedale.
Al risveglio, alcuni raccontano infatti di aver avuto la sensazione di staccarsi dal corpo, galleggiando nell’aria, di aver osservato dall’alto la scena dei medici indaffarati intorno al loro corpo, che tentavano di salvarli, e di essere poi stati risucchiati nuovamente nel corpo quando i medici hanno avuto successo.
Diversi ospedali hanno quindi posizionato scritte, immagini e disegni sopra ai pensili appesi alle pareti della rianimazione, in modo che potessero essere visti solo guardando dall’alto verso il basso. Nessuno dei “ritornati” che abbia raccontato una esperienza post-mortem, ha però mai detto di averli visti.
Se anche ci fosse una vita oltre la vita, sarebbe comunque molto diversa da quella attuale. La memoria è conservata nel cervello, e molti dei tratti caratteriali sono forgiati dalle proprie esperienze e/o dagli stimoli neurochimici dati dal proprio corpo; la conferma di questo fatto sono le casistiche mediche che descrivono la perdita di memoria e/o la radicale modificazione caratteriale di pazienti che abbiano avuto traumi cerebrali.
Lasciandoci alle spalle tutto il materiale fisico di cui siamo composti, dovremmo quindi perdere sia la memoria, che i tratti caratteriali.
Se così fosse, morire ma continuare ad esistere (grazie magari all’adozione della fede corretta), sarebbe un po’ come prendere una botta in testa, e risvegliarsi senza sapere chi si è. Questo peraltro spiegherebbe perché nessuno è mai tornato dopo morto; non ricordandosi niente, non avrebbe saputo né dove, né da chi tornare.
Malgrado questo, ciò che ci rende consapevoli di essere vivi non è la memoria, né il carattere: è la sensazione di continuità.
È una esperienza che proviamo praticamente tutti i giorni; quando andiamo a dormire perdiamo coscienza e la riguadagniamo al mattino una volta svegli quando, ancora prima di fare mente locale e ricordarci chi siamo, abbiamo comunque la sensazione di essere sempre noi stessi. Soprattutto dopo aver bevuto il caffè.
In pratica, per quanto il grado di incertezza sia altissimo, e le possibilità siano bassissime, provare ad ottenere la vita oltre la vita conviene sempre. Se ci provi, hai l’infinitesima possibilità di riuscire, mentre se non ci provi, è comunque più probabile (seppur non certo) che fallirai.
Bisogna però considerare anche gli eventuali svantaggi, per scegliere nel modo migliore.
Scremiamo le religioni
Siccome lo scopo è quello di continuare ad esistere da morti, senza però impegnare troppa vita nel tentativo, incominciamo a scartare tutte le dottrine che non fanno riferimento alla vita dopo la morte, o che rendono troppo complicato l’ingresso tra i fedeli.
Buddismo
Lo scopo del Buddismo è arrivare al Nirvana tramite la meditazione. Se non ci si arriva, ci si reincarna, se invece ci si arriva, ci si può estinguere come individuo ed entrare nella divinità.
In pratica il Buddismo sembrerebbe perseguire un obiettivo diverso da quello della continuità individuale della vita dopo la morte.
In ogni caso, è una dottrina antiedonista e necessita di molto impegno. Quindi, se fai affidamento in questo articolo, è da evitare.
Ebraismo
L’Ebraismo predice l’esistenza di una vita oltre la vita, ma è molto vago su cosa ci sia effettivamente. C’è chi crede nel paradiso, chi nella reincarnazione, e chi nella resurrezione al momento dell’avvento del Messia.
Un ulteriore problema è che è molto difficile diventare ebrei se non si è nati tali.
Bisogna andare da un rabbino (ortodosso o riformato) e farsi spiegare il processo di conversione; il percorso durerà comunque più di un anno, e sarà necessario studiarsi i testi sacri, le leggi e le tradizioni. Al termine del percorso, bisognerà farsi valutare da un tribunale rabbinico (il Bet Din), e l’accettazione non è scontata
Troppa fatica, rispetto ad altre religioni che hanno possibilità di ingresso più semplici.
Scintoismo
Gli scintoisti dopo la morte si riuniscono in forma di spiriti ai loro antenati, per proteggere i loro discendenti.
Quindi non si sparisce, ma hai il tuo bel da fare anche dopo morto. Non c’è insomma un premio finale che ti consenta di riposare e godertela.
Tutto questo viene ottenuto tramite un lungo percorso di rispetto verso gli antenati, espresso attraverso l’esecuzione continuativa di certi rituali.
Inoltre, ciò che fai di male nella vita crea delle impurità che non influenzano solo te, ma anche i tuoi discendenti. In pratica, anche facendo le cose per bene, c’è il rischio di restare fregati per colpa del bisnonno.
C’è decisamente di meglio, scartiamo anche questa.
Taoismo/Confucianesimo
In questo caso, più che di religioni si tratta di dottrine etiche.
Ti insegnano a seguire la corrente, in armonia con il flusso della realtà ma, per quanto riguarda la vita oltre la morte, non v’è comunque nessuna certezza.
Già scegliere la religione giusta è un terno al lotto; se poi forse non si vince lo stesso, meglio sceglierne un’altra.
Religioni che prevedono la reincarnazione
Questa tipologia di religioni prevede la reincarnazione per chiunque, anche se con vantaggi/svantaggi diversi, in base alla propria fede.
In ogni caso, anche se non ci credi, non muori. Male che vada, nel peggiore dei casi, ti reincarni in un insetto, ma tanto non ti ricordi cosa eri prima e quindi per te è tutto normale.
Certo, essere un insetto non è il massimo, ma è comunque una esperienza temporanea. Dopo morto te ne dimenticherai ogni volta, e prima o poi potresti anche rievolverti ed avere la possibilità di riprovarci.
In pratica, non vale la pena di affannarsi a credere in qualcosa che ti dà quello che vuoi anche se non ci credi.
E allora che religione scelgo?
Restano diverse possibilità, e la scelta dipende dalla tua indole.
Protestantesimo
Sei ricco e ti piace lavorare? Se hai risposto affermativamente, questa potrebbe essere la scelta migliore.
I protestanti (soprattutto i Calvinisti) credono che la ricchezza sia una benedizione del signore, e che l’impegno etico nel lavoro sia espressione laica della propria vocazione.
Il punto di partenza della dottrina sta nell’insindacabilità della scelta divina. Le tue opere non influenzano quindi la decisione di Dio per il tuo destino ultimo, ma sono il semplice ringraziamento per la bontà divina. In pratica: Dio è buono, probabilmente andrai in paradiso, ma se sei ricco e operoso è meglio.
Convertirsi non è difficile, ma la dottrina Protestante si suddivide in moltissime differenti correnti, anche molto diverse tra loro. Informati bene, prima di decidere.
Cattolicesimo
Sei povero? Se hai risposto affermativamente, questa potrebbe essere la scelta migliore.
La famosa frase “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli“, sembrerebbe parlar chiaro.
Malgrado si tratti di una frase suscettibile di diverse interpretazioni (secondo alcuni la cruna dell’ago sarebbe stato il nome di una porta di Gerusalemme, attraverso la quale un cammello può passare, anche se a fatica; secondo altri si parlerebbe in realtà di “camelos“, che in lingua greca è una fune), essere poveri è decisamente un plus per questa religione.
La conversione è comunque facilissima, se si sfrutta un trucco consentito dalla dottrina: basta “pentirsi” prima di morire, e sei automaticamente a posto e mondato di tutti i tuoi peccati. L’unico vero rischio è quello di morire all’improvviso, senza avere il tempo di pentirsi.
Teoricamente il pentimento dovrebbe essere sincero ma, quando sai che stai per morire, è molto probabile che ti aggrappi all’ultima speranza con sincera forza.
“Plot twist” (9gag.com)
Islamismo
Vuoi un aldilà simile alla vita sulla terra? Se hai risposto affermativamente, questa potrebbe essere la scelta migliore.
Il paradiso Islamico viene visto come un bellissimo giardino in cui sperimentare piaceri sia spirituali che fisici. Una contrapposizione notevole rispetto al paradiso Cattolico, o Protestante, che consistono nella contemplazione della grazia di Dio.
Convertirsi è relativamente facile. Basta pronunciare convintamente una breve frase in arabo denominata Testimonianza di Fede (Shahada).
Anche in questo caso conviene farlo poco prima di morire, in modo da evitarsi tutte le incombenze da fedele, durante la vita.
Solipsismo
Sei egocentrico? Questa è la tua religione.
Il solipsista crede di essere un Dio (anche se un po’ masochista, e privo di memoria a lungo termine), e di essere l’unica cosa davvero reale. Tutto il resto del mondo conosciuto, e anche tutti gli altri cosiddetti esseri viventi, sono solo emanazioni del suo pensiero.
Essendo un Dio, il solipsista non muore a meno che non lo voglia lui stesso. Il fatto che la gente che conosce muoia continuamente non è significativo, in fondo non sono mica persone vere. Se sei un solipsista, ed hai ragione nel tuo credo, basta che ti autoconvinci di essere immortale e sei a posto per l’eternità.
Se invece temi di non riuscire a convincerti, puoi sempre “pentirti” all’ultimo minuto, e diventare Cattolico. A meno che tu non sia ricco, ovviamente, nel qual caso devi scegliere una religione diversa.
La religione del corpo
Se non hai voglia di impegnarti per niente, puoi sempre provare a seguire la religione del corpo.
Quando sei nato, Dio ti ha dato un corpo e il tuo compito è quindi quello di seguirne gli stimoli. Ogni volta che lo usi, per andare in bagno, fare sesso, mangiare, o bere, stai onorando il volere di Dio. Quando muori, restituisci il vecchio corpo a Dio, e passi a ritirarne un altro.
In realtà questa religione l’ho appena inventata di sana pianta, ma chi può dire senza tema di smentite che abbia un minore grado di certezza di funzionamento delle altre?
Questo articolo è una trattazione satirica dell’argomento, che non vuole offendere nessuno. Nel caso la prendeste male e decideste di venirmi a sparare con un kalashnikov, sappiate che prima di esalare l’ultimo respiro mi convertirò convintamente alla vostra religione, impedendovi così l’ingresso nel regno dei cieli.
- La vita oltre la morte nelle diverse religioni (lifeafterdeath.com)
- Per saperne di più sulle varie religioni protestanti (wikipedia.it)
- Come convertirsi all’Islam (islamreligion.com)
- Come convertirsi all’Ebraismo (yahoo answer)
- Religiosità ed ateismo in Italia nel 2014 (doxa)