Dopo aver visto sul web alcune foto di un fantastico modello di Super Star Destroyer, ci siamo messi in contatto con l’autore, Fabio Delfino, per fargli qualche domanda.
Parliamo un po’ di te, da quando sei un appassionato di Star Wars e di modellismo? Quale passione ha preceduto l’altra?
La fantascienza e in special modo l’invenzione di George Lucas, è sicuramente una passione che mi ha accompagnato fin dalla più tenera età. Oltre ai film è stata alimentata dall’enorme quantità di materiale che ne è stato prodotto: libri, fumetti, videogiochi e tutto ciò che è collezionabile.
Sicuramente la Saga di Star Wars è la scintilla che ha dato inizio alle mie due più grandi passioni, il videomaking, che porto avanti dal ’99 con la mia impresa di produzione video: la “The New Empire”, e l’altro mio grande interesse, il modellismo, cominciato inizialmente dai cosplay, grazie ai due gruppi più importanti di costuming, la 501st e l’Italian Rebel Legion, di cui sono stato executive officer.
Parliamo ora di questa opera? di cosa si tratta e come nasce la storia di questo modello?
Purtroppo (o per fortuna?) con la recente cancellazione dell’Expanded Universe da parte dalla Disney, (ora catalogato “Legends”) molto materiale è stato perso e con esso anche alcune ottime idee, tra le quali, a mio modesto parere, l’astronave in questione.
La replica raffigura appunto una versione custom del Super Star Destroyer di classe Eclipse, si tratta di una grande nave spaziale che compare per la prima volta nel fumetto “Star Wars: Dark Empire” edito dalla Dark Horse Comics (in Italia Magic Press) all’inizio degli anni ’90 e in seguito nell’espansione “Forces of Corruption” del videogioco “Empire at War”.
La peculiarità di questo Star Destroyer consisteva nel poter utilizzare un superlaser simile, ma meno potente di quello usato dalla Morte Nera, per poter distruggere navi o stazioni spaziali. Il modello finito misura oltre 1 metro ed è equipaggiato di luci e suoni controllabili a distanza, tra questi, il famoso superlaser assiale.
È composto da più di 3000 pezzi ed è totalmente fatto a mano, non sono perciò state usate parti provenienti da altri Kit, né pezzi LEGO.
La replica è sorretta da uno stand in plexiglas da cui proviene l’illuminazione sottostante e presenta la scheda tecnica e gli immancabili loghi imperiali.
Chi la concepì inizialmente? Come ne sei venuto in possesso e in che condizioni era?
Un amico di vecchia data e grande appassionato della saga, Fiorenzo Delle Rupi, mi vendette nel 2004 il concept base in cartone. Purtroppo si trovava già in cattive condizioni, incompleto e gravemente danneggiato dal tempo e dai trasporti.
Come hai lavorato per rimetterla in sesto? Hai mantenuto i progetti originali oppure hai fatto delle modifiche?
L’astronave ha affrontato più peripezie di qualunque battaglia spaziale. Con il tempo (e le gravi alluvioni avvenute in liguria) finì per rovinarsi del tutto e nel 2005 cominciai la ristrutturazione ripartendo quasi da 0.
Usai perciò quello che rimaneva come punto di partenza, ma visto il massiccio lavoro che avrebbe impiegato, qualche mese dopo, venne riposto in garage e “abbandonato” ad un destino sicuramente più infausto.
Rimase comunque uno dei tanti progetti in cantiere ancora da portare a termine.
Solo l’anno scorso, ovvero quasi 10 anni dopo, pensai di continuare e terminare definitivamente l’opera.
Hai usato solo oggetti di uso comune, oppure hai realizzato delle parti da zero?
Praticamente tutto quello che si vede sul Destroyer sono oggetti di recupero, lavorati con il minitrapano “Dremel”, per assumere la forma più adatta e in seguito incollati o fissati alla superficie. Per esempio, le sfere gravitazionali sono in realtà portauova, alcune parti del superlaser tappi di flaconi come anche i propulsori, un pennarello unito ad alcune cannucce si trasforma nella prua della nave e via discorrendo.
Tutti i dettagli più piccoli invece sono stati fatti con fascette, stuzzicadenti, cavi del pc e molti altri pezzi di uso comune. Alcune parti non replicabili sono invece state realizzate da zero grazie a fogli in plastica ABS, come il ponte di comando.
Il modello è ricco di luci ed effetti sonori. La parte elettrica era già prevista inizialmente? Come l’hai realizzata?
L’idea iniziale fu quella di completare l’opera come un qualsiasi modello di grandi dimensioni, ma la perenne sfida di superare sé stessi, mi ha portato ad aggiungere sempre più dettagli (allungando ulteriormente i tempi) come gli effetti luminosi e sonori. Sono stati infatti utilizzati oltre 7 metri di strisce a led, mentre il superlaser è composto da 150cm di led a sequenza (verniciati di verde) e un neon flessibile per l’ignizione preliminare, il tutto è collegato e saldato a stagno da più di 10 metri di cavo. Sia le luci che il superlaser centrale sono azionabili da un telecomando wifi, mentre la cassa bluetooth interna è controllabile da un’applicazione tramite smartphone. Tutto questo è alimentato da 2 trasformatori da 12v e uno USB da 5v, interfacciabili alla navetta tramite jack e prese elettriche.
Quante ore di lavoro hai impiegato?
Quantificare le ore dedicate alla replica sarebbe un’altra bella impresa, diciamo che, oltre ad alcuni mesi per la ristrutturazione iniziale, sono stati impiegati indicativamente 8 mesi, dove nei ritagli di tempo dal lavoro, ho passato pomeriggi e sere (spesso nel fine settimana) alla progettazione e realizzazione della struttura, dell’impianto elettrico e dei dettagli. Di questo devo ringraziare anche la mia paziente compagna e la famiglia, che mi hanno costantemente supportato (e sopportato).
Quale parte del modello ti rende più orgoglioso? Quali sono state le difficoltà più grandi?
Probabilmente quello su cui ho impiegato più tempo e di cui vado fiero (essendo autodidatta), è il sistema di illuminazione che oltre ai telecomandi è controllabile da quattro pulsanti nascosti sul modellino (sfido a trovarli) e nonostante nelle repliche di queste dimensioni venga normalmente utilizzata la costosa fibra ottica, ho optato (in via del tutto sperimentale) per un sistema a LED, riducendo di molto i costi. L’impresa maggiore probabilmente è stata realizzare migliaia di micro fori che simulassero le finestre dell’astronave e che le dessero, nel complesso (e al buio), un aspetto realistico. Inoltre sono stati sigillati tutti gli spazi per evitare che passasse la luce, un po’ come creare le camere stagne di un sottomarino.
Dove possiamo ammirare questa opera d’arte?
Avendo dimensioni così importanti, l’opera non è facilmente trasportabile e si trova nella mia collezione privata, ma ho in mente in futuro, di esporla per un certo periodo nelle vetrine dei miei due negozi di ottica, a Taggia.
Nel mentre può essere osservata attraverso il video su youtube che ne evidenzia tutti i dettagli. Inoltre una piccola “sorpresa olografica” alla fine della clip, ne presenta il funzionamento del superlaser e del collegamento bluetooth allo smartphone. Anche il video ha portato via circa 3 settimane di tempo tra shooting, post-produzione e montaggio, consiglio di vederlo fino alla fine e se volete (per rimanere aggiornati su progetti futuri) potete iscrivervi al canale.
Hai già partecipato a concorsi e mostre?
Il modello ha partecipato al Web Contest 2014 del CMT (Centro Modellistico Torinese) vincendo il primo premio, inoltre è stato pubblicato su diversi portali e blog specializzati di tutto il mondo, tra i quali NERD APPROVED, GEEKTYRANT, IMDB e molti altri, finendo addirittura spacciato come leaked spoiler del nuovo episodio della saga e pubblicato da Indie Revolver (nota testata cinematografica), che ne ha smentito ovviamente la veridicità. Come già detto, sfortunatamente, per problemi logistici non è stato ancora esposto a nessuna mostra, ma, in caso ricevessi inviti per presentarlo a qualche fiera/evento, spero di poterlo trasportare in sicurezza.
So che hai ricevuto i complimenti da Dave Dorman, come ha saputo del tuo modello e cosa ti ha detto?
Stimo Dave Dorman da quando ero piccolo e per chi non lo sapesse è il più importante cover artist della Lucasfilm, perciò chiunque abbia sfogliato un fumetto, un libro o un’illustrazione di Star Wars è probabile che abbia già visto una sua opera.
Uno dei suoi lavori tratto da Dark Empire, fu proprio una copertina alla quale mi ispirai; così ho pensato che potesse fargli piacere vedere il frutto del suo lavoro cartaceo, concretizzato nella realtà.
Dopo avergli linkato il video, Dave ne è rimasto entusiasta e molto felice, rendendomi altrettanto contento e sinceramente appagato di tutti gli sforzi.
Hai altri progetti in cantiere?
Al momento purtroppo non ho molto tempo da dedicare a questa passione, ciononostante ho ricevuto diverse offerte da ogni parte del mondo, per l’acquisto della replica o di un modello simile. (quindi mai dire mai!)
L’idea finale era quella di presentare l’Eclipse collegata ad una console di comando in stile “sequenza dell’ignizione preliminare” della Morte Nera vista nell’Episiodio IV, nulla di impossibile, ma per ora rimane tutto in cantiere.
Probabilmente, nel tempo libero, mi divertirò a terminare lo Shadow Trooper, cominciato nel 2002 e utilizzato per la mia versione di Carnor Jax che debuttò all’Empirecon 2003.
Dettagli Tecnici
Più di 3 mila pezzi (stimati)
Scala | 1:15625 |
Lunghezza | 112cm |
Altezza | 64cm |
Larghezza | 70cm |
Peso | 4.5Kg |
- 7 metri di strisce a Led
- 3 Strisce da 50cm di led a sequenza
- 2 Led ad intermittenza
- 1 Altoparlante Bluetooth
- 4 interruttori + 2 per l’accensione dell’altoparlante e il volume.
- 10 metri circa di fili elettrici e saldature
- 2 Trasformatori da 12v e 1 da 5v USB per l’altoparlante
- 1 Supporto illuminato (a breve multicolor RGB) con simbolo imperiale e dati tecnici
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