Piaccia o meno ammetterlo, il franchise videoludico dei Pokémon in quanto a successo e numeri di vendita è secondo soltanto all’alfiere di Nintendo e beniamino di tutti i nerd, ovvero Super Mario.
E chi lo avrebbe previsto quando, nel 1996, spuntarono questi mostriciattoli colorati assurdi che venivano ficcati a forza dentro a delle sfere portate in giro da mocciosi con fregole da allenatori (o, più realisticamente, da partecipanti a incontri clandestini di lotta tra animali)?
Eppure, eccoci qua, quasi venti anni dopo, a raccontare la storia dell’incredibile ascesa di Ash, Pikachu & company, un progetto che dai reami del Game Boy è arrivato sui tavoli da gioco con le carte, nelle camerette dei bambini coi pupazzetti, in tv con centinaia di episodi dell’anime e al cinema con 18 film d’animazione. E produce ancora oggi un miliardo e mezzo di dollaroni all’anno.
Ma partiamo dall’inizio: Satoshi Tajiri era un bambino introverso e con problemi a relazionarsi con gli altri, che aveva sviluppato la passione di catturare e collezionare insetti.
Se questo vi fa suonare una campanella, siete sulla strada giusta.
Passato agli arcade in sala giochi (erano i ruggenti anni ’80) e poi a fondare e scrivere su una fanzine chiamata Game Freak, decise infine di fare il grande salto – fondando una società con lo stesso nome – dopo aver visto il Game Link, il cavo che permetteva a due Game Boy di collegarsi e “condividere” partite o informazioni.
Perché non unire la sua ossessione infantile con il meccanismo di un gioco in stile RPG?
Proprio da questa idea di partecipazione, scambio, co-op, ma soprattutto sfida che i videogame nacquero sull’allora già “navigato” Game Boy di Nintendo, dove Tajiri era arrivato a lavorare. Ho detto navigato? Eh, dai, diciamo pure che dopo oltre 8 anni di onorata carriera il portatile di Big N era dato per morto. Un po’ come la stessa Nintendo, che in quel periodo quanto a fatturato non se la passava benissimo.
Non appena pubblicato, Pokémon si rivelò un clamoroso successo di vendite.
Non appena uscito, Pokémon si rivelò un clamoroso successo di vendite che convinse moltissimi a rispolverare il Game Boy infilato in un cassetto.
Pure io. Già, mi sono giocato i primi due titoli più per curiosità che per passione… poi mio fratello (generazione anni ’90, quindi pieno target) ha continuato, mentre io ho preferito rivolgermi altrove.
Va detto – soprattutto agli scettici e ai refrattari – che come blandi RPG “addictive” basati sulla sfida ad essere più forti e costruire il proprio roster, i giochi dei Pokémon funzionano alla grande e rappresentano un passatempo divertente e di lunga durata.
Ecco una guida veloce e alla portata di tutti (dato che ci si può perdere nella vastità dell’universo creato da Tajiri) per chi vuole un po’ di “storia” delle incarnazioni videoludiche principali – NON Pikachu in Super Smash Bros., per capirci – del franchise.
La storia di questi giochi si lega spesso a doppio filo con quella dei portatili Nintendo: dal rilancio del Game Boy alla “spinta” all’acquisto dei nuovi modelli (tra tutti l’Advance e il DS) i titoli dei Pokémon sono stati il vero e proprio must-have, in particolare in Giappone, per gli appassionati delle console tascabili di Big N.
Videogiochi &
Generazioni Pokémon
Le due prime versioni del gioco. Già da qui si capisce il “taglio” da collezione dato alla saga, con la creazione di versioni leggermente diverse dello stesso titolo. Da notare che queste due prime cartucce non furono mai messe in commercio fuori dal Giappone.
Non appena il successo fu sicuro, arrivò un’ulteriore versione, Pokémon Blu (1997) seguita da una che si rifaceva pesantemente ai colori e all’estetica dell’anime, realizzato e messo in onda un anno dopo l’uscita dei primi titoli: Pokémon Giallo, dove finalmente si può avere come mostriciattolo iniziale il famigerato Pikachu (aprile 1997).
Ovviamente questa versione contribuì alla diffusione del Game Boy Color. Gli altri erano i comunque famosi e storici Squirtle, Bulbasaur e Charmander. Nella prima generazione abbiamo 151 Pokémon differenti, e i maccanismi noti e collaudati di esplorazione, incontri casuali, sfide, cattura di mostri, scambio con altri giocatori.
Le dinamiche del gioco rimangono sostanzialmente invariate, vengono introdotti un centinaio di nuovi mostri. La cosa carina è che esiste una “continuity” tra giochi quindi alcune località geografiche hanno subito modifiche e alcuni NPC hanno cambiato occupazione.
Principali novità, è previsto lo scorrere del tempo con giorno e notte che si alternano e vengono introdotti i Pokémon Shiny.
Sia l’una che l’altra versione sono caratterizzate da una manciata di Pokémon esclusivi che non si trovano nella cartuccia “gemella”, devono essere stanati, catturati e scambiati. A stretto giro fu prodotta la cartuccia gemella, riassuntiva e rivista Pokémon Cristallo.
Oltre a 135 nuovi Pokémon (e ci mancherebbe) si possono fare le royal rumble con coppie di mostri opposte e grazie al Game Boy Advance giocare in 4 connessi allo stesso tempo.
Per il resto… meccanismi che vincono non si cambiano, neppure sotto il segno della trama (soliti cattivoni da sconfiggere bla bla bla). Eliminato l’alternarsi di giorno e notte per risparmiare batteria, un passo indietro non particolarmente gradito dai giocatori.
Nel 2004 arrivò la classica versione “riveduta e corretta e ampliata” dei due, Pokémon Smeraldo. Sono stati i primi giochi ad essere attaccatti dalla critica videoludica per la loro scarsa innovazione e ripetitività, e a soffrire di un sensibile calo delle vandite. Ma stiamo parlando sempre di un successo da decine di milioni di copie…
Arriva il Nintendo DS e puntuali come la morte (ma no, come gli svenimenti dei mostriciattoli sconfitti!) escono due nuovi titoli a cui seguirà l’invevitabile remix, stavolta chiamato Platino. Cosa cambia? Nel gioco poco o nulla, se non il ritorno del sistema giorno-notte e l’introduzione di 107 nuovi Pokémon.
Però il DS assicura una grafica finalmente meno infantile e con una spruzzatina di 3D farlocco, che però fa molto chic. Si può poi interagire senza cavi, per la prima volta, avere il multiplayer online e altre amenità grazie al wi-fi.
Manco si trattasse dei Beatles, arriva “l’album bianco” (ma anche quello nero) dei Pokémon: niente paura, non è un’opera storica o memorabile… Siamo ancora nel territorio del Nintendo DS, ma la grafica fa ancora passi avanti con sprite dei Pokémon animati e ambienti in parte realizzati in 3D.
Le altre novità sono tutte di facciata, come l’alternarsi delle stagioni, i combattimenti tre-contro-tre, e l’introduzione ovvia di 156 nuovi mostriciattoli. Nel 2012 arrivano dei veri e propri sequel dei due titoli, Bianca 2 e Nera 2, dove nel mondo dei Pokémon arriva nientemeno che una glaciazione (!!)
Dopo i Beatles, i Coldplay (non un gran salto di qualità). E insomma la fantasia sta per finire anche per i titoli, si nota?
Con le piene funzionalità del Nintendo 3DS adesso il gioco sembra avere una grafica quasi seria, anche se i nostalgici del lo-fi non mancano; poligoni e CGI la fanno da padrone.
70 nuovi Pokémon e più interazioni e libertà di movimento danno finalmente qualcosa in più al gameplay: poi ci sono imbellettature come la customizzazione del protagonista in ogni dettaglio, e cose più di sostanza come le mega-evoluzioni che danno un po’ di pepe a un sistema un tantinello stantìo.
Pare che abbiano venduto oltre 4 milioni di cartucce nel primo weekend d’uscita nel mondo (e circa 14 a fine corsa). Segno che la voglia di Pokémon è ancora tanta, specialmente su console, e il ricambio generazionale c’è stato.
Vita, carrierone & miracoli della saga
Facendo un rapido giro in Rete ed interrogando gli esperti è facile evincere come i più amati e considerati migliori (anche a livello di coinvolgimento nella storyline) siano i giochi della Seconda generazione: quelli dove per la prima volta si toccava con mano la felicità e l’attaccamento dei propri Pokémon all’allenatore e in cui il ciclo giorno-notte faceva la differenza (alcuni mostri non si potevano trovare e catturare se non in certi orari) rendendo la sfida più stimolante.
Nel corso del tempo, oltre alle versioni sopra menzionate, sono usciti aggiornamenti e remake di titoli precedenti in anni successivi giusto per non far mancare niente ai papabili nuovi adepti, con titoli “upgradati” come Rosso Fuoco, Verde Foglia, Omega Rubino, Alpha Zaffiro… a cui si aggiungono una caterva (circa 40) di titoli spin-off non soltanto sui portatili ma anche su Nintendo 64, Wii e GameCube.
Ad oggi, secondo le stime dell’autorevole sito Polygon, la saga dei videogiochi dei Pokémon ha venduto 271 milioni di copie, di cui 10 soltanto nella seconda metà del 2014.