Quanta strada deve percorrere un romanzo prima della pubblicazione? A volte basta coprire la distanza (virtuale o reale) tra il tuo cassetto e la casella postale della casa editrice: il responsabile dei manoscritti lo legge, lo spara in alto fino al superattico dell’editore e il gioco è fatto. Ma non capita spesso. Il più delle volte è un’odissea.
Lo scorso 15 ottobre il mio primo romanzo, Città Senza Eroi (scritto a quattro mani con Giacomo Bernini), è riuscito nell’impresa della pubblicazione.
Un grande traguardo, non ci sono dubbi, ma come spesso accade il viaggio è molto più importante della meta finale. Ed è di questo che voglio parlare, nella speranza che la nostra esperienza possa essere utile anche ad altri.
Ottobre 2010:
La falsa partenza.
Il romanzo è finito, caldo nello slot di memoria del mio hard disk. Si intitola Pulp Fantasy e secondo la mia immodesta e finta-imparziale opinione è un capolavoro della letteratura.
Io e Giacomo brindiamo al successo. Chiediamo ad alcuni amici di leggere il libro e le loro opinioni sono ottime. Ci sono delle piccole modifiche da fare, ma la struttura è buona. Siamo pronti per l’invio alle case editrici. Però, proprio all’ultimo, ci sorge un dubbio: bastano le opinioni degli amici? Meglio non rischiare.
Accantoniamo la lista degli editori e chiediamo un giudizio a molti autori fantasy già pubblicati. Alcuni ci ridono in faccia, altri declinano gentilmente, altri ancora accettano. Ed ecco il primo insegnamento:
Le opinioni degli amici sono utili, ma le critiche di esperti del genere lo sono molto di più.
Novembre 2010:
La partenza.
La terza versione del romanzo è finita, bollente nel suo cassetto di bit e byte.
Si intitola Pulp Fantasy e secondo la mia sempre-più-immodesta e sempre-più-finta-imparziale opinione è sempre-più un capolavoro della letteratura.
Non resta che trovare un editore. Seguiamo tutti i consigli trovati in rete: valutiamo i cataloghi degli editori, selezioniamo quelli adatti al nostro romanzo, prepariamo la sinossi e la lettera di presentazione.
Siamo meticolosi, ma ecco il secondo insegnamento:
Una buona presentazione è necessaria ma non sufficiente per trovare un editore.
Novembre 2010 – Aprile 2011: L’attesa.
Aspettiamo le risposte e nella quasi totalità dei casi otteniamo solo silenzio. Nell’attesa torniamo a lavorare sul romanzo, miglioriamo dei dettagli, correggiamo degli errori. Terzo insegnamento, quindi:
La pazienza è importante, ma stare con le mani in mano non serve a nulla. Lo stile si migliora con l’esercizio
Maggio 2011-Maggio 2013:
Il miraggio dell’agente letterario.
Le case editrici non ci rispondono e quindi ci rivolgiamo agli agenti letterari.
Evitiamo i succhiasoldi, quelli che vogliono essere pagati anche per la semplice lettura del testo, e ci rivolgiamo a quelli che, in caso di interesse, chiedono all’autore solo una percentuale sulle vendite.
Sono loro i veri agenti letterari, ma in Italia ce ne sono pochi, molto pochi.
Ne troviamo uno interessato e firmiamo un contratto di rappresentanza della durata di due anni. Il romanzo è arrivato alla sua quarta versione, ha un titolo migliore, Città Senza Eroi, e ora ha anche un agente pronto a rappresentarlo. Cosa può andare storto?
Quarto insegnamento:
Un agente letterario che non riesce a presentare bene il tuo lavoro e che non capisce quello che gli editori cercano non ti aiuterà a raggiungere la pubblicazione.
Maggio 2013-Novembre 2013: l
La guerra del torneo letterario.
Scaduto il contratto di rappresentanza, decidiamo di affilare le armi e scendere in guerra.
Torniamo a lavorare sul testo, lo miglioriamo seguendo atri consigli ricevuti nel tempo, e lo iscriviamo a un concorso letterario, uno di quelli in cui gli stessi partecipanti votano le altre opere in gara.
In palio c’è un contratto di pubblicazione con una importante casa editrice e la battaglia è massacrante. Dopo anni di viaggio, Città Senza Eroi è diventato forte e agguerrito.
Schiva i cecchini, avanza nelle fasi del torneo, ma poi deve arrendersi, proprio in finale. Quinto insegnamento:
I tornei letterari sono una risorsa, ma devono essere scelti con attenzione. Bisogna valutare l’impegno che richiedono, e capire se la giuria incaricata può essere adatta a valutare il tuo romanzo, perché in fin dei conti è sempre una questioni di gusti.
Dicembre 2013.
Capita poi che un sabato notte, l’ultimo sabato dell’anno, quando il romanzo si tiene a stento a galla pensando di abbandonarsi all’oblio dei flutti, ricevi una mail che splende come un faro nella notte.
Una casa editrice (una di quelle vere, non una di quelli che chiedono soldi per pubblicare o che obbligano l’autore all’acquisto di copie) è interessata al romanzo, e vuole pubblicarlo.
Il lavoro da fare prima della reale pubblicazione è ancora lungo, ma l’odissea è conclusa. E allora capisci il sesto e ultimo insegnamento, quello più importante: