Tra i lettori di questo splendido blog ci saranno sicuramente molti musicisti o appassionati di musica. Molti di questi musici faranno parte di gruppi cosiddetti “emergenti”. Quello che accomuna tutti questi musicisti è una grande passione e una generale mancanza di denaro.
Ho incontrato ed incontro tanti che vorrebbero fare della musica un mestiere ma che per mangiare fanno ben altro.
Come in quasi tutti in campi artistici passare dalla passione al mestiere è difficile e spesso frustrante: diventare dei professionisti proponendo musica “propria” è ai limiti dell’impossibile.
Grazie al digitale da qualche anno c’è una possibilità in più: la Musica in Stock.
Così come per gli audiovisivi, le fotografie o altri beni che mantengono il valore, l’aspetto e la forma dopo essere stati digitalizzati negli ultimi anni sono nate innumerevoli banche dati che offrono musiche in stock e pronte all’uso e Royalty Free, anche per scopi diversi dal solo intrattenimento.
Fonte: Wikipedia
In genere questo settore dell’industria musicale viene identificato come il mercato B2B, cioè Business To Business (il mercato delle aziende verso altre aziende, l’alternativa è B2C azienda verso clienti finali). Gli operatori di Musica in Stock sono aziende che raccolgono musiche che solitamente vendono ad altre aziende (o freelance) che le utilizzano in ambito lavorativo per scopi commerciali.
Questo è un mercato quasi nuovo perché in parte può essere considerato figlio di un genere o categoria ben precisa: Muzak.
In inglese Muzak (un marchio registrato) indica proprio quelle musiche usate come sottofondo in bar, ristoranti, ascensori o luoghi vari in cui inserire musica per intrattenere senza dover per forza passare da costose licenze di artisti famosi. Queste musiche si portano il marchio dell’infamia musicale ed erano viste (e un po’ lo sono ancora) come scadenti musicacce da sottofondo. Wikipedia
Negli ultimi anni il fatturato di questo settore, contrariamente ad altri comparti dell’industria musicale, è cresciuto.
Non ho trovato dati aggiornati da citare ma ne parla qui Francesco D’Amato (professore ed esperto di industria musicale) basandosi su dati del 2009.
Il settore fa gola, infatti oltre ai siti e portali indipendenti le grandi etichette si sono organizzate per offrire i loro beni in licensing, cioè cedere a fronte di pagamento diritti di sincronizzazione e di uso.
Penso alla Sony con il suo apposito sito lanciato nel 2004 e poi sparito o a Universal che ci ha mandato CD e DVD con il proprio materiale direttamente in ufficio.
Oltre alle etichette, quindi, ci sono siti e portali specializzati nel commercio in stock aperti a chiunque voglia vendere i propri materiali, alcuni vendono anche altro (foto, video, grafica ecc…), altri solo musica.
Due siti a cui è possibile vendere musica diventando contributor e che conosco meglio sono Audiojungle e iStockPhoto, ma ne esistono anche altri, vi invito a segnalarmeli nei commenti.
A questi siti voi potete cedere i diritti di vendita per scopi commerciali in cambio di una percentuale sui guadagni.
iStockPhoto lo conosco solo di vista, AudioJungle (che è parte del grande franchise Envato) lo frequento per lavoro quasi quotidianamente.
Da utente cercatore di musiche quello che cerco su questi siti è facilità nella ricerca e ottima musica.
Le banche dati infatti non raccolgono musicaccia a caso per poi fornirla a random ma l’offerta e la competizione tra portali si basa proprio sulla qualità e varietà dei cataloghi e sulla qualità dell’organizzazione.
Voglio trovare quello che cerco in una bella stanza ben ordinata.
Uno degli scopi principali per cui queste musiche vengono utilizzate sono le sincronizzazioni con audiovisivi, nell’ottica di risparmiare tempo e soldi in licenze d’uso di musiche famose. Le agenzie di creatività digitale che si occupano anche di post-produzione video ne fanno largo uso non solo per la facilità di reperimento e la snellezza burocrativa ma per il vantaggioso rapporto qualità/prezzo.
Ma sono veramente musiche di seconda categoria?
Ovviamente non potremmo trovare i capolavori fondanti della musica del futuro in queste banche dati, ma molta della musica che vi si trova è meglio di tanta spazzatura travestita da pop che sentiamo sempre più nelle radio e televisioni italiane.
Il musicista in Stock ha meno armi per conquistare l’acquirente di un musicista normale, la sua è pura produzione e nessuna promozione.
Dovranno scendere in campo le sue abilità nella composizione (lo svolgersi di accordi, melodia rispetto ad un dato ritmo) e nell’arrangiamento (spesso gli autori devono accontentarsi del proprio sistema di sintesi dei suoni, a meno che non abbiano un’orchestra in giardino).
Un altro aspetto chiave è la capacità di trasformare in musica un significato: scegliere gli strumenti musicali adatti per rappresentare sentimenti, immagini o significati particolari.
Devono essere semplici da intuire e da recepire, ed essere veicolate nella maniera migliore possibile, senza esagerare e cadere nel pacchiano.
Molti spesso non ci pensano ma è come se la tradizione musicale di ognuno di noi (occidentale, orientale ecc…) ci installi e aggiorni continuamente negli anni un software per la traduzione di onde sonore in significati più svariati. Gli ascolti e i gusti personali si legano ai nostri ricordi personali, ma la tradizione musicale lega suoni, timbri, ritmi, strumenti a un’infinità di materiale latente interno al nostro cervello.
A testimoniare qualità e generale utilità di questo mercato ci sono poi le applicazioni “nobili” che vengono fatte di queste musiche.
Non solo video aziendali ma ormai anche i produttori di Serie TV, Videogames e film trovano un buon investimento acquistare queste musiche da inserire nel prodotto finale.
Purtroppo non sono in grado di citarvi casi particolari in cui tale musica è stata usata in tale videogame ma so per certo che era uno dei cardini fondanti della promozione della parte musicale di iStockPhoto di qualche tempo fa.
Anzi vi invito a citarmi, se ne conoscete, qualche case history di film, serie-tv o videogames che ha usato quelle musiche.
Mi raccomando mi aspetto una valanga di commenti e qualche insulto, e vi lascio con la promessa di approfondire l’argomento parlandovi del mestiere del Musicista in Stock.