Scienza ed etica non vanno mai di pari passo, si sa. Continuamente sentiamo parlare di questa o di quella scoperta, e, puntualmente, la chiesa gran parte dell’opinione pubblica critica queste nuove tecnologie, bollandole “anti-etiche”.
Ma perché succede questo? E soprattutto, è giusto che sia così?
Scienza o ignoranza:
cosa limitare?
Sono diventato Morte,
distruttore di mondi.
Così reagì Robert Oppenheimer dopo aver visto la bomba atomica esplodere, la stessa bomba atomica a cui lui aveva lavorato per anni.
Eppure, grazie agli stessi studi che hanno portato a questo accadimento abbiamo scoperto le basi dell’utilizzo dell’energia nucleare, della struttura dell’atomo e della chimica e fisica moderna.
In un certo senso potremmo dire che creare una bomba distruttiva ne è valsa la pena per le conoscenze che in cambio abbiamo ottenuto… oppure no?
Scienza deriva dal verbo latino “scio”, che vuol dire “sapere, conoscere”
È questo uno dei dilemmi che da sempre affligge l’umanità, gli scienziati e i filosofi in generale: C’è e/o deve esserci un limite alla scienza? Una linea di confine tra scienza e etica? E nel qual caso, dove va posta?
Imporre un limite alla scienza significherebbe quindi imporre un limite alla nostra conoscenza, alla nostra comprensione di ciò che ci circonda, ignorare volutamente alcune cose o far finta che non esistano: l’umanità vuole davvero essere così ipocrita?
Rita Levi Montalcini ha detto
L’ingegno e la libertà di ricerca è quello che distingue l’Homo Sapiens da tutte le altre specie…
Solo in tempi bui la scienza è stata bloccata.
Tutto ciò che siamo oggi, lo dobbiamo alla tecnologia e alla ricerca: dal fuoco, alla ruota, dall’automobile a Internet. E se la scienza fosse stata censurata la nostra civiltà come sarebbe?
L’affermazione del biologo Peter Medawar:
Il grande merito della scienza non è tanto quello di aver sconfitto le malattie, ma di averci liberato dalle superstizioni e dall’ignoranza.
Ci permette di esprimere il parere che alla scienza non si debbano prefissare dei limiti.
A quanti ritengono che si debba arrestare l’avanzata del progresso scientifico si deve far presente che
la conoscenza è il bene supremo del quale gode l’homo sapiens.
È necessario riconoscere che i risultati della ricerca scientifica e tecnologica in paesi ad alto sviluppo culturale, hanno trovato immediata applicazione in tutti i campi della vita sociale.
Nessun limite, dunque? In nessun caso? La scienza non deve avere linee di confine:
Difatti la scienza di per sé non può creare danni, ma ogniqualvolta la politica o gli interessi di più persone entrano in gioco, ecco che il “male” succede.
Già Galileo Galilei intuì questo:
Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l’uomo.
e Rita Levi Montalcini suggerisce addirittura che:
Gli scienziati hanno il diritto di partecipare alle decisioni politiche piuttosto che essere vittime di movimenti oscurantisti ed antiscientisti.
Eric Hobsbawm dice:
I sospetti e la paura verso la scienza sono stati alimentati da quattro sentimenti: che la scienza è incomprensibile; che le sue conseguenze pratiche e morali sono imprevedibili e forse catastrofiche; che essa sottolinea la debolezza dell’individuo e mina l’autorità.
Né infine dobbiamo trascurare il sentimento che, nella misura in cui la scienza interferisce con l’ordine naturale delle cose, essa risulta intrinsecamente pericolosa.
Come in tutte le cose, quindi, ciò che fa avere all’uomo paura della scienza è sempre la stessa cosa: l’ignoranza.
Gli uomini temono quello che non comprendono.
Scienza senza etica? Nope.
Recentemente, ho giocato a Beyond: Two Souls.
Vedendo la fine del gioco, ho riflettuto molto sull’ultima azione del professore, e, sinceramente, sono tornato sulle mie opinioni.
Naturalmente stiamo parlando di pura fantasia, e di cose che probabilmente non accadranno mai, ma questa assurda idea mi ha portato a riflettere ancora una volta sul fatto se sia giusto o no porre dei limiti alla scienza. La mia risposta è nuovamente no.
Negli ultimi decenni la scienza ha fatto più progressi di quanti ne abbia fatti da quando l’uomo è arrivato sulla terra.
Tra la scoperta del fuoco e l’invenzione della ruota sono passati quasi un milione di anni, mentre tra l’automobile e la navicella spaziale solo una ventina.
Questo è il punto di tutto: la conoscenza porta altra conoscenza; più si sa e più si capiscono nuove cose.
Mai come oggi la scienza è vicina a dare delle risposte a quelle domande che attanagliano l’uomo da sempre, ma il problema è: l’uomo vuole davvero rispondere a queste domande?
È qui che entra in gioco l’etica. Il nocciolo della questione è che mentre la scienza si evolve al passare del tempo, l’etica rimane ferma, non muta con lo scorrere degli eventi,
O, meglio, si evolve anch’essa, ma molto, molto, molto lentamente; e per certi aspetti per fortuna che è così.
Facciamo un esempio:
Uno dei temi tabù della scienza è la clonazione umana: eppure, se questa fosse possibile (ed intendo eticamente, poiché scientificamente ci siamo quasi) molte delle più gravi malattie genetiche e non solo, che affliggono l’umanità scomparirebbero.
Cosa stiamo aspettando allora? Sfiderei chiunque a mettersi nei panni di qualcuno affetto da una malattia genetica e vedere se non vorrebbe essere curato.
Eppure noi glielo stiamo impedendo. Perché tutto ciò?
Perché, tra le altre cose, crediamo che se si giustificasse la clonazione umana nulla impedirebbe ad uno scienziato di usarla per fini personali.
Ma limitare la scienza sarebbe un po’ come limitare l’informazione: cos’è la conoscenza infatti se non informazione?
Limitarla significherebbe censurare. E il problema della censura è che in primo luogo si tratterebbe di dittatura, in secondo luogo, la censura non ha mai risolto dei problemi (-semicit.) , al massimo li ha tenuti nascosti.
L’unica possibile soluzione di questo conflitto che va avanti da sempre, credo sia quello di regolamentare l’uso che se ne fa del sapere, e non il sapere in sé.
Naturalmente la scienza deve prendersi le proprie responsabilità, ma quando una persona ne uccide un’altra, è colpa della fabbrica di armi o dell’uomo che ne ha fatto un uso sbagliato?
Io credo che non possiamo coprirci gli occhi e far finta che alcune cose semplicemente non esistano, ma dobbiamo avere il coraggio di affrontarle e di usarle con cognizione ed intelligenza.
E questo “principio” non va applicato solo alla scienza, andrebbe applicato ad ogni aspetto della vita quotidiana.
l’irresponsabilità degli uomini
A tutto ciò si potrebbe obiettare che alcuni uomini sono pazzi. Così tanta conoscenza può giovare moltissimo, ma in mano ad alcune persone non potrebbe fare altro che distruggere tutto.
Che bisogna che ci sia un limite che non si può superare per evitare di creare situazioni potenzialmente disastrose per il mondo.
Paolo Crepet, autorevole psichiatra, dice che bisogna lasciare liberi i bambini di fare le proprie esperienze, di lasciarli liberi di farsi male e non fermarli prima che ciò possa accadere, affinché capiscano perfettamente ciò che è “giusto” o “sbagliato”.
Questo concetto, in generale, può essere applicato al mondo interno: molte volte la scienza ha sbagliato, creando cose pericolose, ma altrettante volte la scienza ha imparato e quindi si è migliorata.
Non è tanto quindi la scienza che andrebbe limitata, poiché la conoscenza non conosce confini, ma andrebbe fortemente “Limitato” l’uso che se ne fa di tale sapere, tramite la maggiore “responsabilizzazione” e consapevolizzazione di chi ha il potere di scegliere l’uso della scienza, magari aggiungendo scienziati nella politica, oppure “educare” scienziati “onesti e rigorosi intellettualmente”, oppure semplicemente lasciando che l’umanità impari dai proprio errori.
In conclusione, non è la conoscenza da limitare, ma l’uso che se ne fa da regolarizzare.
E, come disse Gabriele D’Annunzio:
Memento audere semper.
Da un punto di vista puramente teorico (o almeno dal mio pov puramente teorico) credo che poco si possa obbiettare a tutto ciò, ma la pratica è un altra cosa.
In realtà non credo abbastanza nell’uomo per sperare che questo prima o poi accada, e sinceramente temo per il giorno in cui la scienza sarà libera da tutte le credenze e religioni.
Pur essendo non credente, infatti, sono seriamente convinto che alcune volte le religioni e le filosofie varie siano utili a porre un freno a quella che altrimenti sarebbe un’umanità senza scrupoli.
E voi come la pensate?