Chiunque abbia passato un po’ di tempo nello spazio lo amerà per il resto della vita. Io ho raggiunto il mio sogno di gioventù nel cielo.
Correva l’anno 1963, esattamente il 16 giugno, quando la ventiseienne sovietica Valentina Vladimirovna Tereshkova diventò la prima donna a volare nello spazio, compiendo una missione di quasi tre giorni in orbita terrestre a bordo della capsula Vostok 6.
Nata il 6 marzo 1937 a Maslennikovo, un villaggio della Russia centrale vicino al fiume Volga, si interessa presto di paracadutismo e dopo aver lasciato la scuola nel 1953, qualche anno dopo effettua il suo primo lancio.
Più volte tenta di accedere alla scuola per aspiranti cosmonauti e finalmente nel 1962 riesce a passare l’esame e a iniziare il lungo addestramento per inseguire il suo sogno, quello di imitare il suo mito Jurij Gagarin e volare nello spazio.
Durante il periodo che precedette il volo, la ragazza partecipò, insieme ad altre candidate, a un durissimo allenamento che nascose persino alla famiglia. Nel 1963, a causa del ridimensionamento del progetto Vostok e grazie alla sua esperienza come paracadutista (oltre alle sue umili origini e il fatto di essere la figlia di un eroe caduto nella seconda guerra mondiale), venne scelta per la missione che l’avrebbe portata in orbita con il modulo Vostok 6.
La missione inizia ufficialmente il 14 giugno con il lancio di un altro cosmonauta, Valery Bykovsky, a bordo della Vostok 5. Il 16 giugno, dal cosmodromo di Baikonur nell’attuale Kazakistan, alle 9.29 viene lanciata anche la Vostok 6 con Valentina Tereshkova, che raggiunge un’orbita con apogeo di 231 km, perigeo di 180 km e periodo orbitale di circa 88 minuti.
La donna effettua 49 orbite terrestri e periodicamente incrocia a soli 5 km di distanza il compagno cosmonauta, riuscendo anche a comunicare via radio. Durante queste comunicazioni e quelle con la terra, in qualità di comandante, Valentina sceglie come nomignolo Čajka (gabbiano).
Durante le oltre 70 ore di volo si verificano diversi problemi, l’assenza di peso la faceva star male. “A un certo punto ho vomitato”, ha raccontato. Il secondo giorno ha iniziato a farle male la gamba destra, al terzo il dolore si era fatto insopportabile. Il casco premeva su una spalla, un rilevatore sulla testa le causava un continuo prurito.
Ma i problemi riguardarono anche la sua orbita, e furono necessarie diverse correzioni di rotta, grazie anche all’assistenza del centro di controllo della missione, da cui Gagarin comunicava via radio con i cosmonauti nello spazio.
Alle 8:20 del 19 giugno, dopo 2 giorni, 22 ore e 50 minuti dal lancio, la Tereshkova rientra nell’atmosfera e dopo essersi espulsa dalla capsula, atterra con il paracadute a circa 620 km dalla città di Karaganda, in Kazakistan. Qui viene aiutata da alcune persone del luogo che le offrono anche da mangiare (nei tre giorni precedenti si era nutrita solamente con dei cibi in formato dentifricio).
Anche la discesa non fu semplice, venne colpita al volto da un frammento metallico e per poco non finì la sua corsa in un lago. L’atterraggio le provocò inoltre un brutto livido sul viso e la macchina propagandistica sovietica dovette tornare sul luogo dell’atterraggio in seguito, per girare una finto atterraggio con la donna felice e sorridente.
Il periodo era quello della guerra fredda e della corsa alla conquista dello spazio. Dopo il successo di Gagarin due anni prima, questa impresa rappresentava per l’Unione Sovietica un’altra vittoria nei confronti degli Stati Uniti.
Successivamente, i risultati delle analisi degli specialisti medici, che considerarono insoddisfacente l’adattamento della Tereshkova all’ambiente spaziale ed alcuni suoi comportamenti, giudicati forse eccessivi dal comandante della missione, le impedirono di tornare di nuovo nello spazio.
Bisognerà quindi aspettare il 1982 per vedere di nuovo una donna nello spazio, ancora una cittadina sovietica, Svetlana Savitskaya, che condusse una missione sulla navicella Soyuz T-7 verso la stazione spaziale Salyut 7. Successivamente la Savitskaya fu anche la prima donna a compiere una passeggiata spaziale.
L’anno successivo, il 18 giugno 1983, l’astronauta Sally Ride divenne la prima americana a volare nello spazio con la missione Shuttle STS-7.
Negli anni che seguirono, dopo essere stata celebrata con l’alta onoreficenza di “Pilota-cosmonauta dell’Unione Sovietica” e acclamata dalla folla come un’eroina, Valentina Tereshkova sposa Andrijan Grigor’evič Nikolaev (cosmonauta che aveva partecipato alla missione Vostok 3).
Anche questo evento viene utilizzato dalla propaganda dell’URSS, ma nel 1982 divorzia e successivamente si risposa con l’ortopedico Yuliy Shaposhnikov.
Ricoprì diversi incarichi politici fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e ancora oggi è una figura prestigiosa e considerata uno dei maggiori protagonisti della storia dell’esplorazione umana dello spazio. Vive attualmente presso lo Yuri Gagarin Cosmonaut Center, il centro di addestramento dei cosmonauti russi.