Nel 1974 un team internazionale di archeologi della Sudden Meddley University, (Dallas, Texas) guidati dall’archeologo Fred Wendorf eseguirono un’eplorazione del deserto del Sahara alla ricerca di insediamenti umani preistorici.
Quando, per puro caso, si fermarono per riposare in una località nota come Nabta Playa e si resero conto di essere in un sito preistorico molto antico.
Nel Sahara se ne trovano molti, ma questo non sembrava essere un insediamento, bensì una sorta di centro cerimoniale, era composto da un circolo di pietre erette e da una dozzina di tumuli. I giornali la definirono la “Stonehenge africana”: era un luogo in cui si svolgevano dei riti per l’osservazione delle stelle.
Ad oggi sono stati scavati due dei dodici tumuli presenti, in uno è stato ritrovato uno scheletro di un bovino, con tutta probabilità sacrificato per qualche riturale, nel secondo è stato ritrovato un masso di circa tre tonnellate intagliato, posizionato su un affioramento roccioso posto a sei metri di profondità e poi ricoperto di terra.
Per anni questa scoperta non ebbe alcuna spiegazione e finì nel dimenticatoio. Questo perché l’ultimo periodo storico in cui quel territorio era abitabile fu nel Neolitico Subpluviale tra il 7000 a.c. e il 3500 a.c., periodo in cui il Sahara era sottoposto ad un ciclo monsonico annuale in grado di renderlo fertile ed abitabile.
Per l’archeologia del tempo le popolazioni africane Neolitiche erano società di cacciatori e raccoglitori nomadi, mentre la struttura di Nabta Playa era la dimostrazione di una struttura sociale più complessa.
Solo dieci anni dopo la scoperta ufficiale, quando i primi Astronomi vennero interpellati ( Bisogna tenere presente che fino agli anni ottanta archeologia ed astronomia era considerate inconciliabili, adesso gli allineamenti astronomici degli antichi monumenti sono riconosciuti ufficialmente ), ci si rese conto il circolo di pietre aveva degli allineamenti inequivocabili con i solstizi e con gli equinozi.
Successivamente l’astronomo Kim Melville dell’università di Boulder, Colorado, cercò di trovare un senso nella due file di megaliti che iniziano dal calendario circolare e continuano per chilometri, una in direzione nord ed una in direzione est. Le ricerche furono fatte in base alla datazione fatta dagli archeologi e risultò che la linea nord era allineata con la costellazione dell’Orsa Maggiore ( Coscia di Toro nell’antico Egitto), mentre quella ad est era allineata con la costellazione di Orione.
Ciò implica un osservazione costante del cielo, per generazioni intere, infatti si riscontrano degli aggiustamenti negli allineamenti per fare fronte alla “Precessione degli equinozi”.
Gli antichi popoli del Sahara erano dipendenti dalle piogge monsoniche per l’approvigionamento dell’acqua, le piogge erano cicliche e sapere quando o dove andare era vitale per le tali essi, “fissare nella pietra” degli allineamenti astronomici per indicare dei precisi giorni dell’anno era il miglior modo per sopravvivere.
Secondo lo scrittore inglese Robert Bauval gli allinamenti con la costellazione di orione e con la “Coscia di Toro”, per studiare la meccanica del clima in modo da prevedere le piogge stagionali, è da ritenersi una pre-fase della civiltà egizia che infattii venerava le medesime costellazioni per i medesimi motivi.
Le piene annuali del Nilo indicate dalla levata eliaca di Sirio dopo l’equinozio di primavera, altro non erano che il risultato del periodo in cui la piogge monsoniche si scaricano a sud del Sahara, mentre per la popolazione di nabta playa il medesimo allineamento di Sirio, era l’indicazione dello stesso evento che neolitico si spingeva più a nord.
Anche dal punto di vista temporale la continuità tra le due popolazioni è significativa.
Il popolo del deserto visse nel sahara verde tra il 7000 ed il 3500 a.c. la civiltà Egizia si sviluppò proprio a partire dal 3500 a.c.
Non è quindi sbagliato pensare che un popolo vissuto seguendo le piogge nella zona Sahariana, una volta resosi conto dell’inaridimento del clima abbia deciso di spostarsi verso la fonte di acqua più vicina: Il Nilo.
Qui propabilmente si unì alle precedenti popolazioni stanziali, portando con se la propria conoscienza astronomica che sarebbe stata il seme da cui sarebbe sbocciata una delle più grandi civiltà del passato.
- Megaliths and Neolithic astronomy in southern Egypt (nature.com)
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