Riconoscete il personaggio raffigurato nella foto? Egli risponde al nome di John Broadus Watson, ed è considerato da molti il padre del della psicologia comportamentale.
Oltre che per questo, il signor Watson viene ricordato per un esperimento in particolare, condotto nel 1920 assieme alla sua consorte Rosalie Rayner: l’esperimento del piccolo Albert.
Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Un esperimento “ispirato”
Chi studia psicologia (o anche chi, come me, è appassionato all’argomento) ricorderà sicuramente gli studi di Ivan Pavlov sul riflesso condizionato.
Questi esperimenti ebbero un notevole impatto su Watson e, inutile negarlo, furono una grande fonte di ispirazione per lui.
Infatti, li citò anche nel suo Behavior: An introduction to comparative psychology (lettura illuminante e che consiglio a tutti), pubblicato nel 1914.
L’esperimento
Passiamo ora all’esperimento vero e proprio.
Ad un bambino dall’età inferiore ad un anno, soprannominato proprio “piccolo Albert”, venne posto davanti un topo bianco (caratteristica importante e vedremo in seguito il perché). Il primo incontro con l’animale fu piuttosto tranquillo ed il bambino si mostrò sin da subito divertito ed incuriosito dal sorcio.
Nei giorni successivi, però, iniziò l’esperimento: ogni volta che Albert cercava di interagire con il muride, un grosso tubo di ferro veniva colpito da un martello, suscitando un sentimento di terrore nell’infante.
Più i giorni passavano e più Albert si mostrava spaventato ed irrequieto, e non solo quando vedeva il topo: infatti, il piccolo sviluppò una paura nei confronti di tutto ciò che era peloso e bianco, compresi una maschera da Babbo Natale e una coperta.
Conclusioni
Con questo esperimento, Watson e Rosalie riuscirono a dimostrare per la prima volta nella storia della psicologia moderna che la paura per qualcuno o per qualcosa può essere indotta tramite condizionamento.
la paura per qualcuno o per qualcosa può essere indotta tramite condizionamento
È giusto ricordare che questo esperimento fu condotto nel 1920, ben 93 anni fa, e che quindi conclusioni che a noi possono apparire come “banali” erano, al contrario, ritenute molto importanti per gli studiosi dell’epoca.
Problemi etici
Questo esperimento fu però, per Watson, anche fonte di critiche nei suoi confronti.
Allo psicologo venne infatti imputata non solo colpa di aver condotto l’esperimento su un soggetto fisicamente anormale (il piccolo Albert era affetto da idrocefalia), ma anche quella di aver cercato una prova in favore alle sue tesi utilizzando un infante come “cavia”.
Ma cosa ne è stato di Albert?
Sfortunatamente, il piccolo Albert (il cui vero nome si scoprì essere, in seguito, Douglas Merritte) morì nel 1925, all’età di appena 6 anni, proprio a causa della sua idrocefalia.
Nel caso vi stiate chiedendo se, prima della sua dipartita, i due psicologi riuscirono a “curare” la paura di Albert, la risposta è no.
Per tutti i rimanenti 5 anni della sua sfortunata vita, il fanciullo dovette convivere con il terrore di oggetti bianchi e pelosi.
- John Watson (wikipedia.it)
- Behavior: An introduction to comparative psychology by John B. Watson, 1914 (archive.org)
- Conditioned emotional reactions by Watson & Rayner, 1920 (psychclassics.yorku.ca)