A furor di popolo (3 persone) mi è stato chiesto di affrontare lo spinoso e potenzialmente infinito tema dei progetti curiosi (per non dire di peggio) messi in atto durate le Guerre Mondiali.
Non so a quanti possa interessare questo articolo, in ogni caso ne ho raccolti un po’ e ve li propongo in maniera un po’ scanzonata :)
Ho scelto piani messi realmente in atto e non rimasti sulla carta (ad esempio ho scartato la portaerei-iceberg progettata dal CW).
La palma d’oro in questa categoria va ai giapponesi.
Vi riporto quindi 2 progetti messi in essere dall’Impero del Sol Levante verso la fine della guerra (che quando li ho letti la prima volta il mio commento è stato [url=http://media.tumblr.com/tumblr_lytqz0n3LO1qbcq69.png]questo[/url]) il terzo invece è un aspetto poco conosciuto dell’attacco su Pearl Harbor, questo è l’unico sensato dei 3.
Buona lettura.
Portaerei Sottomarine
Iniziamo dal mio preferito, i sottomarini classe I-400.
Questi sottomarini erano delle robe enormi e rimasero i mezzi più grandi mai costruiti per andare sott’acqua fino al 1963 (quando i sottomarini nucleari fecero la loro comparsa) erano lunghi più di 120 metri e stazzavano quasi 6.000 tonnellate, portavano una ciurma di circa 150 uomini e avevano un autonomia sufficiente a compiere il giro del mondo.
Ma l’aspetto migliore era che trasportavano 3 aerei pronti al combattimento.
Gli aerei erano contenuti in hangar pressurizzati con le ali smontate, al momento opportuno il sottomarino emergeva gli uomini montavano le ali e l’aereo veniva lanciato tramite una catapulta ad aria compressa, l’aereo però non aveva poi modo di ri-atterrare sul sottomarino di conseguenza il pilota doveva ammarare nelle sue vicinanze e poi farsi recuperare o, in alternativa, sacrificarsi per il divino imperatore.
C’è da dire che i Giapponesi non furono i primi ad pensare questa [del]stronzata[/del] soluzione, i Francesi infatti avevano sperimentato un idea simile più in piccolo, ma [del]avendo perso subito[/del] nei rovesci della guerra il loro sottomarino era passato agli Inglesi, poi agli Americani che infine se lo erano auto-affondati pensando che fosse un sottomarino tedesco (con l’intero equipaggio di 120 uomini…)
I sottomarini vennero sviluppati per un piano incredibilmente assurdo ossia bombardare le città costiere degli USA e poi dirottati su un piano se possibile ancora più assurdo, ossia bombardare e bloccare il Canale di Panama.
Erano stati preventivati 18 sottomarini di questo tipo, via via ridotti fino a che solo 3 entrarono in servizio all’inizio del 1945, la guerra si concluse prima che potessero fare alcunchè, si arresero e furono catturati.
Per me rimagono un opera mirabile per quanto stupida, chi penserebbe mai di andare sott’acqua con una portaerei?
Operazione Fu-Go
Un’altra delle mie preferite, la campagna Fūsen Bakudan, che cosa sono i fūsen bakudan? Sono la risposta Giapponese ai B-29 (meh…).
Anche questa operazione prende piede a fine ’44 inizio ’45 a dimostrazione che quando qualcuno è disperato progetta le peggio cose.
I fūsen bakudan sono fondamentalmente dei palloni a cui i Giapponesi avevano agganciato delle bombe incendiarie, il piano era: bombardare gli Stati Uniti!
In pratica i Giapponesi avevano calcolato che, sfruttando le correnti, i loro palloni avrebbero potuto raggiungere gli Stati Uniti e, nei loro [del]sogni[/del] piani, incendiare vaste aree forestali spargendo il panico.
I palloni in se erano dei manufatti semplici ma tecnicamente molto ingegnosi. Erano pieni di idrogeno e progettati per volare a più di 9 km di altezza evitando così qualunque tipo di intercettazione.
Erano guidati da un altimetro, il quale, quando il pallone saliva troppo e il calore iniziava a espandere il gas, arrivava una valvola che lo svuotava un po’, se invece scendeva troppo provvedeva a smollare dei sacchetti sabbia usati come zavorra.
Il congegno guidava l’accrocchio per 3 giorni (tempo stimato di arrivo sugli USA), quindi una carica faceva staccare la bomba che cadeva a terra, mentre una seconda carica distruggeva il pallone.
I Giapponesi produssero e lanciarano circa 9.000 di questi affari, inutile dire che molto pochi raggiunsero gli Stati Uniti e nessuno (a parte uno) fecero danni.
(Anche qui c’è da dire che non furono i primi, gli Inglesi ci avevano già provato con i Tedeschi nel 1942 ma qui si trattava di attraversare mezzo mondo!)
Gli Americani ci misero parecchio a capire da dove arrivassero questi arnesi, molti ritenevano impossibile che arrivassero dal Giappone (io sarei stato tra quelli) e si pensava fossero lanciati da sottomarini nemici vicino alle coste, da Tedeschi negli USA o da Giapponesi internati in territorio americano.
Ci volle l’analisi delle sabbie rinvenute in uno dei sacchetti per stabilire che non era sabbia americana e quindi escludere le ipotesi di attacco interno.
Alcuni palloni continuarono a cadere negli stati uniti fino agli anni ’60, si è anche ipotizzano che i resti fotografati a Roswell fossero di uno di questi palloni (come sappiamo oggi erano sempre di un pallone ma di un altro tipo però è un’ipotesi che mi ha sempre divertito).
L’idea sarebbe potuta essere anche più pericolosa (ma non di tanto) in quanto i Giapponesi meditavano di usare anche cariche batteriologiche, la perdita della Manchuria (e dei relativi laboratori per la guerra batteriologica) e i B-29 che rasero al suolo i 3 stabilimenti di idrogeno utilizzati bloccarono sul nascere ogni ulteriore sviluppo di un piano in ogni caso fallimentare.
Il Lato più Corto
Per chiudere vi racconterò invece di un aspetto poco conosciuto dell’attacco a Pearl Harbor, un dettaglio a mio avviso geniale che funzionò a meraviglia.
Uno dei problemi che i Giapponesi si trovarono ad affrontare nel pianificare l’attacco fu il possibile contrattacco dell’aviazione statunitense sulla loro flotta.
I loro obiettivi erano le navi da guerra, ma nella base era schierata anche una numerosa componente aerea che si sarebbe messa subito in caccia.
Gli Americani ci avrebbero messo poco a capire che l’attacco proveniva da delle portaerei e, se le avessero raggiunte, avrebbero potuto infliggere un colpo durissimo alla marina imperiale, tanto più che le navi Giapponesi sarebbero rimaste senza copertura avendo tutti i loro aerei in fase di rientro e che necessitavano di essere riarmati e riforniti (uno dei motivi che porterà alla sconfitta nella battaglia delle Midway).
Quindi l’obiettivo era colpire, e impedire al contempo agli aerei americani di raggiungere la flotta di appoggio.
Il dilemma fu risolto con un arteficio tanto semplice quanto arguto, contrariamente agli attacchi classici in cui gli aerei lasciavano le portaerei colpivano e rientravano più o meno in linea retta, i Giapponesi progettarono un attacco, per così dire, a triangolo.
Il 7 dicembre del ’41 la squadra di Yamamoto si avvicinò il più possibile alle basi nemiche lanciando le due ondate di aereosiluranti e bombardieri in picchiata.
Quindi fece rotta a tutta forza allontanadosi dal luogo del lancio secondo una linea semi-parallela.
Immaginate un triangolo scaleno con un vertice a Pearl Harbor il lato opposto a quel vertice è la rotta delle portaerei (chiamiamolo base), il lato più corto è dato dal vertice della base da cui parte l’attacco e Pearl Harbor, mentre il lato più lungo è dato da Pearl Harbor e il punto finale in cui si trovavano le portaerei.
Di conseguenza gli aerei giapponesi volarono un tratto breve in avvicinamento e un tratto molto lungo quando si ritirarono dopo l’incursione, gli aerei Americani invece avrebbero dovuto volare per 2 volte il tratto più lungo (raggiungere le navi nemiche e poi tornare indietro) limitandosi così la possibilità di combattere a lungo mentre gli Zero di scorta all’incursione, avendo volato per meno tempo potevano ancora combattere se necessario.
Questo fu uno dei motivi per cui gli aerei Americani fallirono miseramente nel colpire la flotta Giapponese pure avendola individuata.
Sebbene la somma di due lati di un triangolo sia sempre maggiore del terzo lato, il doppio del lato più lungo è maggiore di qualunque combinazione degli altri lati :)
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