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Cominciano finalmente a parlarne anche i giornali: dal Corriere alla Repubblica hanno dato visibilità alla “questione SIAE” che in questi giorni sta facendo sollevare tante polemiche ed iniziative.
Noi ci siamo immediatamente schierati eliminando dal nostro sito tutti i video, un’iniziativa che non serve certo a schivare il balzello di SIAE sulla pubblicazione di video su internet, ma che serve a far capire quanto la redistribuzione dei piccoli e grandi blog di video in embed è importante per la diffusione di un video, sia esso un trailer o altro.
La nostra iniziativa arriva come forma estrema di protesta, altri siti si sono limitati ad elimanare i trailer dal loro sito, ma come ha già confermato la SIAE, la tassa si applica a qualunque video che contiene musica e addirittura è retroattiva: abbiamo quindi deciso di dare un segnale piuttosto che non fare nulla o semplicemente smettere di pubblicare trailer.
Da due giorni tutti i nostri 26.000 articoli riportano al posto dell’eventuale video embeddato un’immagine che rimanda alla pagina dedicata alla nostra protesta.
Lega Nerd è visitata ogni mese da 250.000 lettori che, magari in cerca di un video o di un trailer, ora arriveranno ad una pagina che spiega cosa sta succedendo in Italia.
Oltre a questo abbiamo fatto partire un hashtag trend su Twitter, spingendo l’hashtag #nosiae che in questi due giorni è stato retwittato letteralmente migliaia e migliaia di volte.
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Ma tutto questo ovviamente non basta.
Non mi aspetto che la SIAE semplicemente faccia marcia indietro eliminando questa tassa secondo noi completamente iniqua e ingiusta. Non credo sia possibile, sarebbe bello, ma mi pare irrealizzabile.
E allora come risolvere questa situazione?
La SIAE sbaglia per tanti motivi, ma quello più incredibile è la sua posizione riguardo gli embed.
La SIAE non distingue infatti tra siti che ospitano i video in proprio e quelli che semplicemente pubblicano video ospitati da altri fornitori di contenuto (YouTube, Vimeo, Etc.) tramite la tecnica tanto usata dell’embed.
Questo errore incredibile ai nostri occhi deriva semplicemente dall’ignoranza evidente di chi si occupa e decide di questi argomenti senza una conoscenza anche minima di come funziona il mezzo internet.
In particolare pare evidente che alla SIAE neanche conoscono i loro stessi accordi con player importanti come YouTube, che infatti ha già fatto notare un aspetto molto importante:
Da sempre YouTube prende in grande considerazione la tutela del diritto d’autore, nelle sue diverse forme. Cinque anni fa abbiamo realizzato una sofisticata tecnologia che noi chiamiamo Content ID e che permette gratuitamente a tutti i legali proprietari di diritti d’autore, per opere audio e video, di controllare e tutelare i propri diritti su YouTube. Il sistema é in grado di rintracciare automaticamente sulla nostra piattaforma tutti i file audio e video coperti da copyright e rivendicati dagli aventi diritto per poi applicare la policy che loro stessi hanno definito all’interno di un ventaglio di opportunità: bloccare la riproduzione, tracciarla o monetizzarla.
Tra i partner di YouTube figurano anche anche case cinematografiche ed etichette che da tempo si avvalgono di questo sistema.
Inoltre più di un anno fa abbiamo stretto un accordo in Italia con SIAE proprio per l’utilizzo della musica sulla nostra piattaforma video e per la tutela del diritto d’autore. Per questo riteniamo che oggi, attraverso gli accordi stipulati e gli strumenti tecnologici sviluppati all’interno della nostra piattaforma si possa operare in un contesto di collaborazione e vantaggio per le diverse parti coinvolte.
Questo semplicemente significa che la SIAE già incassa fior di soldi da YouTube per la pubblicazione su internet di musica sulla loro piattaforma video, giusto o non giusto non sta a me dirlo, ma questo aspetto è determinante nella soluzione di tutta questa storia.
Come risolvere quindi?
Semplicemente distinguendo tra chi ospita e chi embedda un video su internet: E’ semplicemente folle che la SIAE richieda il pagamento del tanto odiato balzello a chi embedda un video di YouTube dopo che Youtube stessa paga la SIAE per quel video.
E’ Youtube a guadagnare da quel video, non il sito che lo embedda, questo è un aspetto fondamentale.
La SIAE ha puntato fin da subito sulla questione imprenditoriale, marcando sul fatto che questi contenuti portano soldi a chi li pubblica, ma sbaglia incredibilmente nel non fare nessun distinguo, peccando ancora di un’odiosa ignoranza di come funziona YouTube e, in generale, la distribuzione video su Internet.
YouTube già da anni protegge in tutti i modi i produttori di contenuto e le major della musica attraverso svariati sistemi di protezione del copyright, compensando i detentori dei diritti attraverso una parte degli incassi pubblicitari che quegli stessi video portano nella casse di Google.
La SIAE già oggi riceve parte di quegli incassi grazie all’accordo fatto con YouTube.
Un video in embed è completamente gestito da YouTube: può eliminarlo perché contiene materiale protetto, può inserire un banner o uno spot prima del video per compensare i detentori dei diritti: chi embedda quel video si limita a creare un nuovo punto di visione per quel video, aumentandone la diffusione in maniera determinante e, alla fine, aumentando il guadagno per i detentori dei diritti di quel video / musica e, quindi, per la SIAE stessa.
Cosa voglio dire? voglio dire che embeddando un video di YouTube già adesso stiamo pagando la SIAE.
La soluzione a tutta questa vicenda è infine molto semplice. La SIAE deve specificare che il suo balzello riguarda unicamente chi ospita e trasmette in proprio un video contenente musica, non chi semplicemente embedda un video di YouTube.
Chi dei grandi network e siti internet già ha creato una piattaforma video propria, con il fine di monetizzare il contenuto video, è giusto che stipuli un accordo con la SIAE come ha già fatto YouTube.
Chi invece semplicemente riporta contenuti pubblicati da altri tramite la tecnica dell’embed dovrebbe essere solo ringraziato da SIAE, in quanto contribuisce alla diffusione di video i cui diritti sono già monetizzati da tempo.
Spero vivamente che la SIAE faccia un bagno di umiltà, si aggiorni su come funziona internet e arrivi al più presto ad una soluzione sensata