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Sopra Darwin si trova l’oceano che divide l’Oceania dall’Asia. Proseguendo verso Nord si trovano 2 isole: quella di Bathurst e quella di Melville dove è possibile vedere un nuovo e affascinante, ma sopratutto “vero”, aspetto di questo paese.
Dopo il breve tragitto di poco meno di 100 km (circa 30 minuti), con un piccolo velivolo che a tratti sembra caricato a molla per quanto sia leggero e poco rumoroso, si arriva all’aeroporto di Bathurst. Tale aereo (giusto perché sono buono lo chiamo così) poteva portare 10 persone pilota compreso, e il suo portellone di chiusura si bloccava con la tipica chiusura da bagno di autogrill. Mi gioco la moglie se non è vero.

Si atterra (anche se la sensazione è più quella di precipitare “bene”) nel piccolo aeroporto dell’isola di Bathurst; anche se definirlo aeroporto è una grossa parola, diciamo più una strada con luci laterali.

[title]La natura[/title]
Il mare limpidissimo, nonché tra i più pericolosi della zona dell’Oceania, è popolato da una enorme varietà di esseri poco socievoli: squali, coccodrilli, barracuda, meduse velenose e altre specie poco propense alle carezze.
Raramente gli aborigeni usano queste acque per rinfrescarsi, preferiscono le sorgenti all’interno dell’isola sicuramente meno pericolose.
Nel mese di settembre, quando ci sono i periodi di bassa marea, si possono vedere spiagge larghe 600 metri prima di arrivare al mare, in alcuni casi anche di qualche Km.

Sulle spiagge si trovano i caratteristici tratti della bassa marea, ad esempio i segni sulla sabbia che sembrano disegnati da una mano esperta e fantasiosa, le carcasse dei tronchi che in queste acque sono facili da trovare, ma anche i resti di animali smembrati forse dai cacciatori marini sopracitati.

Sull’isola si ha la sensazione di essere in una sorta di limbo temporale dove i carretti trainati da cavalli si mischiano agli autobus per il trasporto dei turisti e le grida di gioia dei bimbi, che giocano nudi sulla terra rossa come in un tempo oramai andato, si sovrappongono agli schiamazzi degli operai intenti ad aggiustare una parabola, dal sapore un tantino anacronistico, sul tetto di legno della colonia cristiana di inizio ‘900.

Purtroppo, o meno male, dipende dal punto di vista, non essendoci molte risorse naturali sfruttabili gli scopritori occidentali di queste terre, o conquistatori se preferite, lasciarono questo territorio poco ospitale per dirigersi verso sud sulle coste australiane affacciate sull’oceano pacifico. Così le popolazioni locali poterono continuare indisturbati la propria vita tradizionale che tutt’oggi l’occidente paga per vedere.

[title]La popolazione[/title]
Qui vivono le popolazioni aborigene Tiwi che per certi tratti sono simili agli indiani: stesse differenze dal punto di vista di “famiglie” tipo Sioux, Apache ecc ecc. e si pensa siano giunte dall’Asia più di 30.000 anni fa sul continente australiano su canoe o imbarcazioni probabilmente fatte con gli alberi presenti nella zona di partenza.
Data la provenienza asiatica è molto probabile che le barche fossero in bambù o comunque con lo stesso legname delle imbarcazioni del sud-est asiatico che vengono riportate nei libri di storia, quindi si potrebbe affermare che siano i primi coloni della storia così come la conosciamo.

Attualmente sulle isole vivono qualche migliaio di Tiwi, molti dei quali stabiliti in villaggi che erano originariamente missioni cristiane. Infatti sull’isola sono presenti ancora i vecchi edifici delle missioni adibite a museo per i turisti, dove una guida aborigena spiega la loro storia e la loro cultura attraverso le foto in bianco e nero sbiadite dal tempo che evocano una tempo andato.

Gli aborigeni di Tiwi sono i legittimi proprietari delle suddette isole, consegnate dal governo australiano ai Tiwi stessi. C’è da dire che i Tiwi non conoscono il concetto di proprietà quindi non gli è cambiato molto, ma il governo Australiano, a differenza di quello degli Stati Uniti, ha riconosciuto la proprietà della terra Australia a tutti gli aborigeni.
Un’altra cosa inconcepibile è l’uso della moneta (dollaro australiano) fatta circolare nel 1951, il quale ha faticato non poco a trovare appiglio in quanto non capiscono il concetto che muove questi “foglietti colorati”.

Ultimamente i Tiwi si sono dedicati ad attività più moderne tra cui l’integrazione lavorativa nel turismo grazie ad un programma di collaborazione con il governo che ne amministra le risorse. Ci sono molti attività di arte aborigena (di tradizione millenaria) sull’isola gestite dai “bianchi” per conto del governo. I dividendi sono del 20% per gli aborigeni e 80% per lo stato, che riversa questa entrata in sviluppo di risorse per l’isola. Questa scelta è data dal fatto che dare il 100% di quelle entrate in mano agli aborigeni significherebbe portarli alla sfascio, dato che tendono allo sperpero da quando c’è la moneta.
Una piaga dilagante con l’avvento dell’uomo bianco è stato l’alcolismo e tra l’altro c’è da dire che non mischiandosi con il resto della popolazione non sviluppano gli anticorpi necessari per germi, virus, malattie che sono stati portati dai coloni occidentali.
Tutti gli aborigeni che non lavorano in Australia vengono mantenuti dal governo con assegni per famiglia di quasi 1000 dollari.

La popolazione dei Tiwi praticava il nudo totale fin da quando sono apparsi in Australia, è molto probabile che tale usanza sia stato osteggiata dalle missioni cristiane di inizio ‘900 sbarcate su questa terra lontana. Gli ultimi casi di nudo totale in alcuni gruppi di famiglie di aborigeni sono stati documentati parecchi anni fà, poco prima degli anni 2000.
Gli aborigeni Tiwi e tutti gli aborigeni australiani hanno una struttura sociale basata sulla famiglia che costituisce il punto fermo o base del gruppo, diciamo che si può affermare che essi si basino su una struttura tipo totem dal punto di vista di relazione con il mondo che li circonda. Tutti servono e fanno la loro parte, indispensabili al proseguimento della vita della tribù.
Gli anziani sono la memoria e la storia di ogni tribù, come in un tempo lontano essi tramandano sapere e saggezza ai giovani. Spiegando come sono venuti al mondo e da dove esso nasce, facendogli capire l’essenza del Dreamtime ovvero Tempo del sogno.

Purtroppo la maggior parte degli aborigeni non riescono o non vogliono integrarsi con il resto della popolazione australiana quindi rimangono ai margini della società australiana e molti di loro, per una questione genetica, non reggono alcuni tipi di malattie.
Lo stato australiano cerca di provvedere alla loro sopravvivenza dal punto di vista etnico cercando di inserirli in contesti lavorativi, ma non sempre questo riesce con grande successo.

Approfondimenti:
Vita alle isole Tiwi
Il tempo è il sogno
Festival degli aborigeni

A voi alcuni scatti: