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Farmaci per l’ADHD: le scansioni cerebrali evidenziano un meccanismo inatteso

Due stimolanti utilizzati nei bambini con ADHD sono sotto osservazione. Migliorano attenzione e capacità solo ad alcune condizioni.

Farmaci per l’ADHD: le scansioni cerebrali evidenziano un meccanismo inatteso

Ritalin e Adderall sono farmaci stimolanti prescritti per l’ADHD. Una ricerca da poco pubblicata smentisce una credenza sulla loro azione: fanno qualcosa di più del semplice aumento dell’attenzione. Secondo i ricercatori della Washington University di St. Louis, l’effetto principale è quello di risvegliare il cervello e aumentare la motivazione. Quest’ultima è importante nello stimolo dei processi attentivi rispetto alla funzione dei farmaci, che comunque è presente, più nella causa che negli effetti.

Le scansioni cerebrali hanno dimostrato che Ritalin e Adderall attivano i sistemi di ricompensa e veglia, favorendo il coinvolgimento dei bambini nei compiti che normalmente eviterebbero. Lo studio ha anche analizzato i dati delle fMRI, risonanze magnetiche funzionali su bambini a riposo. Sono stati coinvolti 5.795 piccoli pazienti dagli 8 agli 11 anni nello studio ABCD. Sono stati divisi in due gruppi e confrontati: chi assumeva stimolanti e chi non li assumeva.

I risultati hanno evidenziato un’attivazione maggiore nelle aree cerebrali associate all’eccitazione, anche alla previsione della gratificazione. Invece, le regioni più legate all’attenzione non mostravano variazioni importanti. All’esperimento sono stati aggiunti cinque adulti neurotipici, che hanno confermato che gli stimolanti agiscono prima di tutto sui circuiti motivazionali e di veglia, non direttamente sull’attenzione.

ciò che conta non è tanto la quantità di dopamina chimica presente, quanto piuttosto i recettori cerebrali che reagiscono ad essa

La qualità del sonno ha un ruolo importante nelle terapie con bambini ADHD, la ricerca sugli stimolanti cognitivi lo mette in evidenza

I farmaci stimolanti hanno anche altri effetti sconosciuti: i pazienti è come se avessero trascorso una buona notte di sonno, importante per energie e attenzione. Il meccanismo è stato utile per capire i miglioramenti scolastici e cognitivi dimostrati da bambini con ADHD e con assunzione di stimolanti. Miglioramenti registrati anche in presenza di sintomi gravi e privazione di sonno. Il miglioramento, tuttavia, non è uniforme: nei bambini neurotipici che non hanno problemi di sonno i farmaci stimolanti non aumentano le prestazioni.

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Questo apre nuove ricerche: la qualità del sonno deve essere sempre valutata nei bambini con sospetto ADHD per non arrivare a diagnosi errate. Non solo, si è dimostrato che i farmaci come Ritalin e Adderall rischiano di mascherare gli effetti negativi della mancanza di sonno a lungo termine. Bisogna studiare e fare altre ricerche sui meccanismi neurobiologici dell’ADHD e combinare più trattamenti farmacologici per apportare più benefici, dal sonno, all’attenzione, all’apprendimento.

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