Cancro al seno: lo screening basato sul rischio apre la strada alla medicina personalizzata
28.000 donne sperimentano lo screening basato sulla raccolta di informazioni mediche importanti e aiutano i ricercatori a scoprire se è efficace quanto il controllo annuale.

Lo screening del cancro al seno è sicuramente strumentale ma anche raccontare la storia medica familiare o sintomi e stili di vita rientrano nell’analisi. Questo è importante, soprattutto, per chi ha timore della parte strumentale. Si può superare la paura con gradualità senza per forza ritardare le visite di prevenzione e controllo. E una ricerca statunitense pubblicata su Jama migliora la situazione.
Lo screening del cancro al seno su rischio personale è efficace quanto lo screening annuale tradizionale. Il rischio personale tiene conto dei fattori individuali e dell’età. I ricercatori hanno dimostrato quanto scritto con uno studio clinico randomizzato che ha coinvolto più di 28.000 donne. Il nuovo approccio migliora gli attuali programmi di prevenzione, li rende più personalizzati e sostenibili nel lungo periodo.
Lo studio clinico effettuato si chiama WISDOM e ha confrontato due strategie di screening. Il primo è il modello standard seguito da tutte le donne in base all’età, prevede controlli annuali. Il secondo è lo screening basato sul rischio individuale, alle donne sono state chieste informazioni importanti. L’approccio è medico, psicologico ed empatico, combina più fattori. Dalle pazienti si raccolgono dati su storia familiare di tumore al seno, profilo genetico, densità mammaria e altri elementi di rischio personali.
Il metodo WISDOM rileva dei miglioramenti sia sullo screening di rischio individuale che tradizionale con visita annuale. Studi in corso partendo da questi dati importanti
Questi parametri adattano lo screening sulla base delle risposte. Si arriva a stabilire se bisogna fare controlli più frequenti e intensivi per donne a rischio elevato. Solo frequenti o assenti per chi è a basso rischio. La ricerca ha dimostrato che questo screening personalizzato non è inferiore a quello annuale nella capacità di individuare tumori avanzati. Tuttavia, ci sono anche delle note critiche, se da una parte il risultato è sicuro e accettabile è anche limitato. Infatti, non ha ridotto il numero di biopsie mammarie rispetto allo screening tradizionale, ci sono degli aspetti da migliorare sia nel metodo di intervista ma anche nel controllo annuale.
Ecco alcune righe conclusive scritte dagli stessi autori australiani su Jama: “Lo sviluppo di modelli di rischio più efficaci e di raccomandazioni per la riduzione del rischio promette miglioramenti futuri, così come una comunicazione del rischio più efficace a pazienti e operatori sanitari per promuovere un processo decisionale informato e condiviso. Sono in corso lavori nella prossima iterazione della piattaforma, WISDOM 2.0, per utilizzare il PRS per la valutazione del rischio basata su sottotipo e ascendenza, insieme a misure di rischio radiografiche (IA)”.