Ripensare città e cultura: la natura come medicina del futuro
Sperimentiamo le numerose conseguenze di inquinamenti vari e dell'industrializzazione troppo rapida e che non aiuta ad evolverci.

Che il Natale in arrivo ci doni giorni per riflettere sulla lentezza e su una ricerca quotidiana con la natura. Secondo due ricercatori universitari, la biologia umana non riesce più a sostenere la complessità della realtà che viviamo. Con l’industrializzazione e altre numerose attività antropiche, abbiamo reso il mondo più difficile da vivere per noi, gli animali e le piante. Le conseguenze le sentiamo sulla salute: stress cronico quotidiano, squilibri alimentari, danni anche su funzioni immunitarie e cognitive. Ecco cosa raccontano di più gli antropologi evoluzionisti Colin Shaw (Università di Zurigo) e Daniel Longman (Università di Loughborough).
Gli esseri umani si sono sviluppati in ambienti naturali in movimento, quindi lo stress non è nuovo all’uomo così come ad altri esseri viventi. La rapidissima industrializzazione però ha creato un divario tra la fisiologia umana e la vita moderna che abbiamo creato. Per migliaia di anni, la nostra sopravvivenza dipendeva da attività fisiche frequenti e anche pericolose: caccia, raccolta di vegetali o frutta, prime forme di agricoltura.
L’ambiente industrializzato non è più naturale, a livelli di rumori alti e sostenuti, luminosità artificiale notturna e inquinamento atmosferico. Prima di noi non esistevano, ad esempio, microplastiche, pesticidi, sovrastimolazione sensoriale e eccessiva sedentarietà, magari davanti alla televisione.
Natura, città e industrie inquinanti: come specie abbiamo fatto un salto di qualità o ci siamo involuti?
Se da un lato abbiamo la possibilità di curarci, di trovare medicine e avere anche figure specializzate su ossa, cuore, cervello e altri organi. Dall’altra, abbiamo uno stile di vita o le conseguenze della modernità che non ci permettono più di fare passi indietro. Anche se scegliessimo di seguire una vita più naturale, le conseguenze negative della modernità sul nostro corpo sono diventate superiori, la nuova normalità rispetto a quella del passato. Il primo fattore a essere cambiato è la fertilità maschile. Dagli anni Cinquanta, si studiano gli effetti di pesticidi, microplastiche e altri fattori di inquinamento sul numero e la motilità degli spermatozoi.
“La nostra ricerca può identificare quali stimoli influenzano maggiormente la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca o la funzione immunitaria, ad esempio, e trasmettere questa conoscenza ai decisori. Dobbiamo progettare le nostre città nel modo giusto e, allo stesso stesso tempo, rigenerare, valorizzare e trascorrere più tempo negli spazi naturali”, hanno scritto gli autori.