Una startup vuole portare la fusione nucleare sulle navi commerciali
òa startup canadese Maritime Fusion punta al primo reattore a fusione installato su una nave cargo, con un prototipo operativo entro il 2032.

C’è una sottile linea tra visionarietà e follia, e spesso è proprio lì che nasce l’innovazione più radicale. Maritime Fusion, giovane startup supportata da Y Combinator e investitori come Paul Graham e Trucks VC, si muove esattamente su quel confine: non punta a realizzare solo un reattore a fusione commerciale, ma a installarlo direttamente su una nave. Un’idea che fino a poco tempo fa sarebbe sembrata pura fantascienza, ma che oggi trova terreno fertile grazie ai progressi nell’intelligenza artificiale, nella modellazione computazionale e nei magneti superconduttori.
Autonomia illimitata azzerando le emissioni
Il CEO Justin Cohen sostiene che un reattore a fusione navale potrebbe offrire enormi vantaggi rispetto ai combustibili tradizionali. Navi alimentate dalla fusione avrebbero autonomia quasi illimitata, zero emissioni e nessuno dei rischi legati alla fissione come meltdowns o scorie radioattive. In realtà, il settore navale non è estraneo al nucleare: sommergibili e portaerei americane navigano da decenni grazie ai reattori a fissione. La differenza è che la fusione promette energia pulita senza eredità tossiche.
Per Maritime Fusion, partire dal mare è anche una scelta economica. I primi impianti a fusione avranno costi elevati e faticheranno a competere con fotovoltaico ed eolico sulla terraferma. Nel trasporto marittimo, invece, i combustibili alternativi come l’idrogeno o l’ammoniaca sono già costosi, e la fusione potrebbe inserirsi come opzione plausibile.
Un budget a nove zeri
Il primo reattore della startup, Yinsen, avrà un diametro di otto metri e una potenza di circa 30 megawatt. Il costo stimato supera 1.1 miliardi di dollari, con una data prevista per il primo avvio nel 2032. Un traguardo ambizioso, soprattutto considerando che colossi come Commonwealth Fusion Systems sono ancora alla fase dimostrativa con SPARC. Cohen però non sembra preoccupato e punta su un approccio diretto: niente esperimenti intermedi, il primo tokamak dovrà produrre energia vera.
Se la fusione manterrà le sue promesse, le future rotte commerciali potrebbero essere percorse da navi silenziose, senza emissioni e alimentate da acqua di mare.