Un verme rivela un trucco genetico sorprendente per la longevità
È possibile ingannare il cervello per vivere più a lungo? La risposta arriva dal C. elegans, organismo che fece vincere un Premio Nobel.

Da cosa dipende l’invecchiamento? Più risposte trovano i ricercatori e più risorse si possono studiare per rallentarlo. L’Università del Michigan è impegnata in questa strada, i ricercatori hanno scoperto che il mondo percepito attraverso i sensi influisce sulla velocità e intensità di invecchiamento. Un terzo fattore che si aggiunge alla genetica e alla dieta. Il team universitario è giunto a queste conclusioni grazie ad un verme particolare, il suo nome è C. elegans. In anni precedenti, gli studi su questo organismo sono stati premiati con un Premio Nobel nel 2002, da Sydney Brenner, Robert Horvitz e John Sulston.
Scott Leiser, del Dipartimento di fisiologia molecolare, ha affermato: “Che ci crediate o no, la maggior parte delle idee centrali e dei tipi di metabolismo che studiamo sono stati conservati dai vermi agli esseri umani”. Due specie così distanti sono accomunate da due ormoni, l’adrenalina e la dopamina. I vermi hanno dimostrato di rispondere a segnali sensoriali come tatto e odori. Questi due sensi interferiscono con i processi biologici legati alla longevità, interferiscono con i sistemi di sopravvivenza quando l’organismo si trova in carestia o abbondanza. Raccontiamo l’esperimento eseguito.
Adrenalina, dopamina e fmo-2: l’esperimento sui vermi che inganna la fame con il tatto e l’olfatto. I risultati aprono la strada anche alle neuroscienze
I vermi attivano un gene, l’fmo-2, che rimodella il metabolismo e stimola l’organismo ad entrare in una modalità di protezione e sopravvivenza. Se questo effetto viene annullato, il corpo entra in stato di stress e tende a invecchiare. Il team di Scott Leiser è riuscito a bloccare il gene fmo-2 attraverso tatto e olfatto, creando segnali ambientali specifici.
Per prima cosa, hanno messo i vermi in un ambiente con piccole perline simili ai batteri. Il corpo ha reagito come se fosse in presenza di cibo: il tatto ha quindi bloccato l’attivazione del gene fmo-2. Anche un odore simile al cibo, ma non reale, ha impedito il rimodellamento metabolico, generando lo stesso stress, percepire il cibo ma non poterne accedere.
Anche l’iper attivazione del gene fmo-2 può generare effetti collaterali. I vermi sono risultati più longevi, ma meno reattivi. Ignoravano fonti di nutrimento, possibili pericoli e cambiamenti ambientali. Le conclusioni di Leiser e del suo team sono le seguenti: “Se potessimo indurre fmo-2 senza togliere il cibo, potremmo attivare la risposta allo stress e ingannare il cervello, facendoci vivere a lungo. Studiare tutti i singoli segnali a cui il nostro cervello risponde dall’intestino è un campo di ricerca molto interessante, ma non ancora del tutto compreso”.