Schizofrenia e relazioni sociali: cosa emerge dalle esperienze raccontate dai pazienti
Quanto conosciamo in profondità la schizofrenia? Quanto sappiamo dei pazienti che ne soffrono e delle famiglie chiamate al delicato compito di supporto fisico, psichico e terapico?

Alcuni ricercatori danno nuove informazioni sulla cognizione sociale della schizofrenia. Uno studio innovativo pubblicato nel volume 2025 della BMC Psychiatry. Esplora la soggettività dei pazienti, un vissuto che intreccia processi cognitivi, interazioni sociali, esigenze quotidiane. La schizofrenia è una psicosi cronica che altera pensiero, percezione, reattività emotiva. Compromette la socialità del paziente perché altera la capacità di percepire, interpretare comportamenti ed emozioni degli altri.
La trattazione scientifica ha riguardato soprattutto la diagnosi della schizofrenia. I ricercatori hanno utilizzato un approccio fenomenologico descrittivo. Sono stati chiamati dieci pazienti dall’Iran per lo studio. Tutti dimessi dal più grande ospedale psichiatrico di Khorasan Razavi. I volontari sono stati intervistati sulle proprie esperienze personali, sugli impegni sociali e la quotidianità.

La schizofrenia in cinque punti importanti, secondo il metodo fenomenologico di Amedeo Giorgi
Il metodo fenomenologico di Amedeo Giorgi utilizzato, segue la checklist Coreq, un protocollo che garantisce validità degli studi qualitativi. Sono emersi cinque temi importanti sul ruolo della cognizione sociale della schizofrenia nei percorsi di riabilitazione. I pazienti psichiatrici devono prima di tutto ricostruire la propria identità, terapie e strutture di cura devono favorire interazione sociale e autostima. Il secondo elemento da considerare è la tensione tra motivazioni e barriere funzionali, quindi tra deficit cognitivi e difficoltà ambientali. Chi soffre di schizofrenia, terzo aspetto, tende ad isolarsi, a disconnettersi, ad escludersi socialmente.
Quarto punto, chi soffre di schizofrenia cade in errori interpretativi della realtà e dell’ambiente sociale, questo punto si lega al terzo dove si tratta l’isolamento e l’esclusione. La solitudine diventa volontaria, ma anche forzata dalla malattia. La famiglia ha un ruolo importante e duplice ed entra nel quinto tassello sulla cognizione sociale schizofrenica. I familiari sono risorsa di sostegno emotivo, di reinserimento e di autonomia. Un importante aiuto per il recupero della propria identità e personalità, di interpretazione del mondo laddove la malattia crea un filtro cognitivo distorto.
Nel mondo, l’OMS conta 24 milioni di persone (dati del 2023) che soffrono di schizofrenia, più di trecento mila affetti sono in Italia, due terzi non riceve la diagnosi corretta e viene inserito nel numero più generico dei malati psichiatrici. Questo studio sociale, oltre che cognitivo, apre una finestra importante sulla schizofrenia. Non solo per i medici che vogliono migliorare diagnosi e terapie ma anche per chi conosce questa malattia solo di nome, senza comprenderne a fondo le gravi difficoltà che impone ai pazienti e alle loro famiglie.