Una tendenza globale evidenzia come prendiamo davvero le decisioni difficili
3500 persone, dalle comunità metropolitane a quelle indigene, messe alla prova sulla capacità di prendere decisioni, ascoltare e riflettere.

Effettuato uno studio importante e internazionale condotto dall’Università di Waterloo. I ricercatori hanno richiamato persone di culture diverse per analizzare come prendono e affrontano decisioni complesse. Hanno partecipato 3500 volontari di 12 paesi diversi e di contesti diversi. Sono state intervistate sia le comunità metropolitane che quelle indigene dell’Amazzonia. La ricerca ha rilevato che indipendentemente dal contesto culturale, la maggior parte delle persone si affida alla riflessione interna piuttosto che al consiglio di terzi.
Affidarsi alla propria coscienza è stata considerata sempre una caratteristica delle culture occidentale, dove è nato l’individualismo. Invece, è un tratto universale ma diverso di società in società. Diversi fattori, modulano il grado di dipendenza, indipendenza e interdipendenza. Nelle culture fortemente indipendenti, la “voce interiore” viene amplificata, mentre in quelle più interdipendenti è meno dominante, ma comunque presente.

40 scienziati al lavoro per contrastare preconcetti, migliorare le relazioni interculturali e unire momenti di riflessione personale con la condivisione di idee
Il dottor Igor Grossmann, autore dello studio, afferma che questa scoperta potrà essere utilizzata per migliorare metodi di lavoro in squadra ma anche relazioni interculturali. Nell’epoca delle grandi migrazioni difficili, questo studio sulle decisioni sarà importante anche per i mediatori culturali e per chi è impegnato nei contesti interculturali, anche difficili.
Comprendere che tutti, a livello globale, tendono “a fare da soli” può spiegare perché alcuni consigli vengono ignorati. Suggerimenti che possono riguardare la salute, l’economia, le scelte professionali o di studio. Significa, quindi, poter attuare strategie più efficaci in tanti contesti che prevedano la riflessione individuale e poi la condivisione delle idee venute fuori. Si rispetta, così, l’inclinazione naturale delle personalità e si riduce la resistenza sia al confronto e, forse, all’ascolto.
Lo studio smentisce alcuni preconcetti sulle culture non occidentali, il loro processo decisionale non è principalmente collettivo. Intuizione e auto-riflessione prevalgono su suggerimenti di amici, soluzioni collettive e anche direttive di leader o istituzioni. Una ricerca importante, frutto del lavoro di 40 studiosi del Geography of Philosophy Project. Lo studio è stato pubblicato ad agosto su Proceedings of the Royal Society B Biological Sciences.