Cina propone un’organizzazione mondiale per l’IA: “Basta monopoli tecnologici”
La Cina propone un organismo globale per governare l’IA e critica i monopoli tecnologici: "L'IA non sia solo per pochi Paesi".

Nel corso della World Artificial Intelligence Conference (WAIC) tenutasi a Shanghai, la Cina ha avanzato una proposta destinata a rilanciare il dibattito sulla governance globale dell’intelligenza artificiale. Il premier Li Qiang ha sollecitato la creazione di una organizzazione internazionale per la cooperazione sull’IA, criticando apertamente il rischio che le tecnologie più avanzate diventino prerogativa esclusiva di poche nazioni e grandi aziende. Una chiara allusione al crescente predominio di player statunitensi come NVIDIA, con cui Pechino si scontra da mesi anche a causa delle restrizioni sulle esportazioni imposte da Washington.
Pechino punta sulla cooperazione
Li Qiang non ha mai nominato direttamente gli Stati Uniti, ma i riferimenti alla “monopolizzazione tecnologica” sono apparsi fin troppo espliciti. Il contesto geopolitico in cui si inserisce l’appello cinese è segnato da tensioni crescenti sul fronte dell’export di semiconduttori e tecnologie AI.
La Casa Bianca ha recentemente annunciato l’AI Action Plan, che mira a limitare l’intervento statale nel settore tecnologico e rafforzare il primato americano sull’IA. A sua volta, la Cina risponde accelerando lo sviluppo di chip interni e modelli proprietari, con aziende come Huawei e Baidu al centro di un’industria sempre più autonoma. In questo quadro, la proposta di un’organizzazione multilaterale appare come un tentativo di rafforzare l’influenza globale di Pechino offrendo “soluzioni cinesi” ai Paesi in via di sviluppo, in particolare nel Sud globale.

La via cinese all’IA
Il messaggio lanciato da Li durante la conferenza è chiaro: la Cina vuole condividere la propria tecnologia AI in formato open source e metterla a disposizione di Paesi emergenti, sottolineando come l’attuale assetto globale sia ancora frammentato e privo di un consenso condiviso. L’invito è quindi a definire un quadro normativo comune e inclusivo, capace di armonizzare le regolamentazioni, oggi molto diverse tra Asia, Europa e Stati Uniti.
L’iniziativa appare ambiziosa, ma evidenzia la crescente volontà cinese di non rimanere esclusa dai tavoli decisionali globali sull’IA. Resta da vedere se le grandi potenze, spesso in rotta sui temi tecnologici, accetteranno di collaborare in un organismo che rischia di diventare terreno di scontro ideologico, oltre che economico.


