Tesla in crisi: il “risveglio” tardivo di Elon Musk dopo lo strappo con Trump
Tesla crolla tra crisi politica, fine degli incentivi e reputazione in frantumi. Musk si è risvegliato, ma forse è tardi.

Una volta simbolo dell’innovazione e dell’auto elettrica del futuro, Tesla oggi arranca, alle prese con un mix esplosivo di crollo delle vendite, reputazione in declino e uno scenario politico che si è improvvisamente rivoltato contro. Secondo quanto riportato dal Financial Times, perfino
Elon Musk avrebbe solo recentemente preso coscienza dell’entità del disastro che sta colpendo la sua azienda. E a rendere tutto ancora più paradossale è che una parte non trascurabile di questa crisi è stata innescata proprio dalle sue scelte politiche.
Trump taglia gli incentivi EV, Tesla all’angolo
La scintilla definitiva è arrivata con l’approvazione del nuovo provvedimento firmato da Donald Trump, soprannominato “Big Beautiful Bill”. Il testo cancella in un colpo solo i crediti fiscali per le auto elettriche, elimina le sanzioni per chi supera i limiti sulle emissioni e taglia gli incentivi alle energie rinnovabili, colpendo direttamente il cuore del modello di business Tesla. Musk ha definito la legge “un’aberrazione”, ma il danno ormai è fatto.
Secondo i dati riportati dal Times, Tesla avrebbe chiuso in rosso il primo trimestre del 2025 se non fosse stato per i 595 milioni di dollari ottenuti dalla vendita di crediti verdi, un segmento ora destinato a ridursi drasticamente negli Stati Uniti. L’azienda sta già tentando di compensare con le vendite di crediti in Europa, ma il colpo è stato duro. A peggiorare la situazione, l’annuncio da parte di Musk della creazione di un nuovo partito politico, l’“America Party”, che ha immediatamente spaventato gli investitori, facendo crollare le azioni Tesla del 7%.
Brand in crisi, vendite in calo: chi vorrà ancora una Tesla?

Negli ultimi anni, Musk si è progressivamente allontanato dalla figura dell’innovatore visionario, abbracciando battaglie politiche sempre più polarizzanti. Questo ha alienato gran parte della base progressista, che aveva fatto di Tesla il proprio manifesto ecologista, ma oggi fatica a riconoscersi nell’azienda. Ora che anche il rapporto con Trump si è incrinato, anche il pubblico conservatore si allontana, lasciando Tesla senza una vera identità e, soprattutto, senza una fetta di mercato fedele.
Come se non bastasse, Musk rischia ora ripercussioni anche su altri fronti. Trump avrebbe minacciato di colpire anche SpaceX e Starlink, ventilando addirittura, seppur senza alcun fondamento legale, l’ipotesi di una sua deportazione. In questo clima di tensione, il consiglio di amministrazione di Tesla è rimasto a guardare: nessuna presa di posizione, nessuna correzione di rotta, solo una smentita della presidente Robyn Denholm rispetto a un’ipotetica ricerca di un nuovo CEO.
Intanto, i numeri continuano a peggiorare. Dopo un trimestre segnato da un calo del 14% delle consegne, i segnali di sofferenza sono evidenti. I grandi investimenti di Musk in AI e robotica sono ancora lontani dal produrre risultati concreti, mentre i margini si assottigliano e la fiducia di Wall Street inizia a vacillare.


