I cambiamenti climatici stanno sconvolgendo a livello globale le capacità di adattamento delle città, colpite sempre di più da eventi catastrofici, quali incendi, inondazioni e ondate estreme di calore. Questi fenomeni meteorologici hanno effetti diversi sulle comunità urbane, colpendo maggiormente le fasce di popolazione a basso reddito.
Lawrence Vale, del Massachusetts Institute of Tecnology (MIT), e Zachary B. Lamb, dell’Università Berkeley, in California, hanno pubblicato un libro intitolato The Equitably Resilient City. I due esperti climatologi sostengono che non tutte le soluzioni climatiche siano neutre, poiché mettono a rischio le comunità più vulnerabili, favorendo quelle socialmente forti. La loro idea si basa su quattro elementi essenziali:
- Sicurezza degli ambienti: acqua potabile, aria pulita e accesso alle zone verdi, in modo equo, senza privilegi per le classi più abbienti
- Partecipazione effettiva delle comunità urbane: gli abitanti dovrebbero prendere le decisioni riguardanti i loro quartieri, senza affidarle a persone esterne.
- Sicurezza degli spostamenti: evitare di allontanare i gruppi sociali più deboli, utilizzando come scusa la realizzazione di progetti sostenibili, come la gentrificazione green.
- Lavoro onesto e duraturo: offrire occupazioni che permettano ai cittadini di vivere dignitosamente, adattandosi anche ai cambiamenti climatici.
Rafforzare le comunità vulnerabili per affrontare la crisi climatica
Le ROC (Resident Ownership Communities), negli Stati Uniti, sono un esempio di resilienza urbana. Qui le famiglie a basso reddito comprano terreni in collettività, realizzando insieme strumenti in grado di affrontare i cambiamenti climatici e progettando autonomamente il loro futuro.
I membri delle comunità si uniscono per creare strutture in grado di affrontare gli uragani, sistemi di drenaggio intelligente, e così via, contrastando anche il fenomeno della speculazione immobiliare. Secondo Vale e Lamb, la resilienza non dovrebbe riguardare unicamente la capacità di fronteggiare le catastrofi. Potrebbe, infatti, essere considerata anche un’ottima occasione per creare comunità più partecipi, consolidando i rapporti societari.
Una città equamente resiliente propone dunque soluzioni utili ad affrontare i cambiamenti del clima, aiutando e rafforzando le comunità vulnerabili ed evitando di privilegiare solo i gruppi sociali più forti.