La Reserve Bank of India (RBI) ha annunciato che a partire da aprile 2025 le banche indiane adotteranno il dominio “.bank.in”. L’obiettivo è combattere le crescenti minacce informatiche, come il phishing e le truffe sui pagamenti digitali, garantendo agli utenti una maggiore sicurezza quando accedono ai servizi bancari online. L’Institute for Development and Research in Banking Technology (IDRBT) sarà l’unico ente incaricato della registrazione di questi domini, assicurando che solo istituti bancari autorizzati possano utilizzarli. In parallelo, la RBI ha annunciato l’introduzione del dominio “.fin.in”, pensato per le istituzioni finanziarie non bancarie, con l’intento di estendere la protezione anche a questi operatori.
Un nuovo dominio per distinguere per proteggere i clienti dalle truffe
L’implementazione di questi nuovi domini mira a ridurre il rischio di frodi e migliorare la fiducia degli utenti nei servizi finanziari digitali. Negli ultimi anni, l’India ha registrato un’impennata nei casi di truffe legate ai pagamenti elettronici, con migliaia di segnalazioni di phishing e siti web fraudolenti che imitano quelli delle banche reali. Con l’introduzione del dominio “.bank.in“, sarà più facile per i clienti distinguere i siti autentici da quelli malevoli. Inoltre, la RBI sta lavorando su ulteriori misure di sicurezza, come l’obbligo di autenticazione aggiuntiva per le transazioni internazionali online con carta, garantendo così un’ulteriore protezione per gli utenti. Queste iniziative fanno parte di una strategia più ampia per rafforzare la sicurezza digitale del settore finanziario indiano.
A livello globale, le frodi bancarie continuano a rappresentare una minaccia significativa per le istituzioni finanziarie e i loro clienti. Secondo il “Global Economic Crime and Fraud Survey 2024” di PwC, il 47% delle aziende a livello mondiale ha subito frodi nei 24 mesi precedenti, con una perdita finanziaria media di oltre 42 milioni di dollari per azienda coinvolta Inoltre, il “Cost of a Data Breach Report 2024” di IBM evidenzia che il costo medio globale di una violazione dei dati ha raggiunto un nuovo massimo storico, aumentando del 10% rispetto all’anno precedente.