Le case automobilistiche cinesi, sostenute da anni di sovvenzioni governative, stanno rapidamente espandendo la loro presenza globale, e il Messico sta diventando un punto focale della loro strategia. Con veicoli elettrici venduti a prezzi competitivi, come una compatta a quattro porte da circa 18.000 euro, i concessionari messicani stanno esaurendo le scorte appena i veicoli arrivano dalla Cina. Questa crescente presenza potrebbe rappresentare una sfida significativa per l’industria automobilistica nordamericana ed europea.

Gli EV cinesi alla conquista del Messico

Attualmente, i produttori cinesi sono di fatto esclusi dal mercato statunitense a causa di pesanti dazi che raddoppiano il prezzo dei veicoli importati. Inoltre, non sono ancora state stabilite fabbriche in Messico per la produzione di auto destinate all’export verso gli Stati Uniti. Tuttavia, la loro ambizione è chiara: espandersi in America Latina, Asia, Europa e Africa per erodere il dominio di marchi giapponesi, americani ed europei.

In Messico, i marchi cinesi stanno investendo pesantemente in pubblicità, con cartelloni nelle città e annunci negli stadi. Alcuni produttori, come BYD, stanno anche valutando la possibilità di costruire impianti in Messico per servire i mercati regionali, con il potenziale di utilizzare il paese come trampolino verso gli Stati Uniti.

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Dobbiamo rassegnarci alla dominance cinese?

Fino a pochi anni fa, le auto cinesi erano considerate dai consumatori di qualità inferiore. Oggi, queste aziende non solo hanno raggiunto i rivali internazionali in termini di qualità meccanica, ma spesso li superano nelle tecnologie delle batterie, nella guida autonoma e nei sistemi di intrattenimento. Marchi cinesi come BYD hanno rapidamente guadagnato quote di mercato in paesi come il Brasile (9% nel 2023, rispetto all’1% nel 2019) e la Thailandia (18%, rispetto al 5% nel 2019).

Salvo immaginare un forte intervento protezionistico (che, in effetti, in Europa e USA è avvenuto), è difficile immaginare che le cose possano tornare come prima. “Prima della pandemia, le regole erano dettate dai costruttori occidentali. Ora è l’opposto”, ha commentato Felipe Munoz, analista di JATO Dynamics.