Il plancton marino genera ossigeno. Questa non è di certo una novità, visto che stando a quanto stimato dagli scienziati, circa il 50% dell’ossigeno della Terra viene prodotto da questi minuscoli protisti, da alghe e piante. Il plancton si sposta attraverso le correnti oceaniche ed ha un doppio ruolo, ovvero produce ossigeno e va ad immagazzinare l’anidride carbonica.
Detto questo, questi organismi sono considerati necessari per poter mantenere l’equilibrio del nostro pianeta. Recentemente, una scoperta ha in qualche modo fatto luce su una complessa relazione tra le diverse forme di vita planctoniche e l’aumento della anidride carbonica nell’atmosfera.
Il plancton marino regola il ciclo del carbonio
Esiste una specie di plancton molto piccola, chiamato il Tritobatus trilobus, che pare riesca ad immagazzinare l’anidride carbonica nei loro gusti di carbonato di calcio, attraverso un processo chiamato calcificazione. Questo processo permette di poter costruire dei gusci molto duri, utilizzando calcio, carbonio e ossigeno che provengono dall’ambiente circostante. Queste corazze vengono realizzate con un materiale molto simile al calcare o al gesso. Nel momento in cui viene esaurito il plancton i gusti affondano sul fondale e diventano delle vere e proprie strutture di stoccaggio del carbonio. I ricercatori dell’Università di Oxford hanno studiato questo fenomeno più dettagliatamente.
Ma perché il T.trilobus è così particolare? Perché ci mostra la sua capacità di adattarsi al processo di calcificazione in risposta a quelle che sono le fluttuazioni ambientali. Il fatto che riesca a sopravvivere in determinate condizione, ci fa ben capire come il plancton possa riuscire a mantenere la galleggiabilità e prosperare poi in situazioni in cui cambiano le condizioni. In una situazione in cui la densità dell’oceano diminuisce per via dell’accumulo di acqua dolce, il T.Trilobus agisce in questo modo, ovvero riduce il tasso di calcificazione, procedendo alla formazione di gusci più leggeri che portano gli individui a galleggiare.
Questo cambiamento porta alla sopravvivenza dei microrganismi. “I nostri risultati dimostrano come i foraminiferi planctonici adattino l’architettura della loro conchiglia ai cambiamenti nella densità dell’acqua di mare. Questo adattamento naturale, che potenzialmente regola la chimica atmosferica per milioni di anni, sottolinea la complessa interazione tra la vita marina e il sistema climatico globale”. Questo quanto spiegato dal Dott. Stergios Zarkogiannis, il principale scienziato dello studio.