Si sta tanto parlando di recente di quanto scoperto dagli scienziati sul cervello di una bellissima farfalla appartenente alla specie Heliconius. Nello specifico da studi effettuati è emerso che questa è dotata di capacità cognitive in grado di supportare sia l’apprendimento spaziale complesso ma anche la memorizzazione. Ma, cosa sappiamo sulla farfalla Heliconius? Questa è grande più o meno quanto il pollice di una persona ed è dotata di eccezionali abilità cognitive.
Volendo essere più precisi possiamo dire che è in grado di ricordare il punto esatto in cui si trovano le fonti di cibo. E allo stesso tempo è anche in grado di raggiungerle orientandosi davvero molto bene. A conferirle questa capacità, secondo gli studiosi, è la sua struttura cerebrale nota con l’espressione “corpi fungiformi“. E proprio questa è la struttura cerebrale ritenuta responsabile sia dell’apprendimento sia della memoria.
Preziose informazioni sul cervello della farfalla Heliconius
Per poter studiare al meglio il cervello della farfalla Heliconius l’autore dello studio ovvero il dott.Max Farnworth e il suo team hanno esaminato con attenzione i cambiamenti avvenuti nei circuiti neurali di questo prezioso animale che sono composti dalle cellule Kenyon, che a loro volta per poter creare una rete funzionante si collegano seguendo degli schemi ben precisi. L’analisi ha permesso di evidenziare una crescita di tali cellule a diverse velocità. E proprio questa ha dato vita ad un mosaico di importanti dimensioni proprio all’interno della struttura cerebrale. Questo è un fenomeno noto con l’espressione evoluzione cerebrale a mosaico.
In riferimento alla loro ricerca di cibo, è emerso che queste farfalle non svolazzano senza meta ma seguono dei percorsi fissi tra le risorse floreali. Un comportamento che ha stupito gli studiosi in quanto richiede sia pianificazione sia memoria.
I processi di pianificazione e memoria necessari per questo comportamento sono soddisfatti dagli assemblaggi di neuroni all’interno dei corpi fungiformi, ecco perché siamo affascinati dai circuiti interni.
dott. Stephen Montgomery, coautore dello studio