L’istituto olandese per la radioastronomia, ovvero ASTRON, sembrerebbe aver mosso delle critiche nei confronti dell’ultima generazione di satelliti Internet di Space X. Stiamo esattamente parlando dei satelliti per le comunicazioni di Starlink di Elon Musk che secondo i ricercatori oltre ad alterare l’orbita terrestre ogni giorno sempre di più interferiscono anche con i radiotelescopi. Questi, sempre secondo i ricercatori, emettono sempre di più dei segnali a frequenze elevate ed in questo modo finiscono per offuscare i radiotelescopi.
Sulla questione si è espressa Jessica Dempsey, direttrice di ASTRON, affermando che tutte le volte che vengono lanciati dei satelliti con livelli di emissione piuttosto alti ecco che si riesce a vedere sempre meno il cielo. Dempsey e i colleghi tramite un articolo pubblicato sulla celebre rivista Astronomy & Astrophysics hanno rivelato di aver scoperto che questa seconda generazione di satelliti Starlink rispetto ai predecessori hanno una maggiore perdita di interferenze radio, esattamente 30 volte in più.
La preoccupazione dei ricercatori
Quanto scoperto mette in allarme i ricercatori. Nello specifico proprio ASTRON ha espresso particolare preoccupazione per quelle che possono essere le conseguenze future del proprio lavoro ovvero vedere ciò che non è possibile fare con i telescopi ottici. Dempsey nel corso di una recente intervista ha rivelato che attualmente il loro lavoro consiste nell’osservare i getti emessi dai “buchi neri al centro delle galassie“. Ma non solo, i ricercatori sono impegnati anche nell’osservazione di galassie molto antiche presenti a milioni di anni luce di distanza.
Proprio durante tale lavoro di osservazione il gruppo di lavoro di ASTRON si è trovato a rilevare, tramite il telescopio Low-Frequency Array, le radiazioni emesse dai satelliti Starlink. Cees Bassa, autore principale dell’articolo, ha poi concluso affermando che SpaceX lancia ogni settimana circa 40 satelliti Starlink di seconda generazione. E questo tende a far peggiorare sempre di più il problema di cui abbiamo parlato in precedenza.