I parchi fotovoltaici negli Stati Uniti potrebbero coprire milioni di acri nei prossimi decenni, ma questa espansione solleva importanti sfide per la conservazione della biodiversità. La professoressa Rebecca Hernandez dell’Università della California sostiene che far coesistere energia solare e natura sarà imperativo. Fortunatamente sarà anche un compito relativamente semplice.
Così i pannelli daranno rifugio ad insetti e piccoli animali
Secondo Hernandez, la chiave è integrare pratiche di gestione ecologica che supportino la vita degli insetti e altri animali, come l’introduzione di piante native attorno ai pannelli solari. Queste piante – aggiunge la ricercatrice – non solo contribuirebbero alla biodiversità, ma ridurebbero anche l’erosione, migliorano la qualità del suolo.
In Minnesota, Stato leader nello sviluppo di “habitat impollinatori”, una ricerca condotta da Lee Walston del Argonne National Laboratory ha rilevato che la presenza di insetti nei parchi fotovoltaici è triplicata in cinque anni, con un aumento del numero di api autoctone di venti volte. Questi risultati sono particolarmente rilevanti in un contesto di declino globale della fauna selvatica, che include specie note come le farfalle monarca e vari uccelli nordamericani, il cui numero è diminuito di quasi il 30% dal 1970.
Una storia positiva arriva anche dal sito solare Anoka County Solar, dove pannelli speciali sviluppati in modo da essere sollevati dal suolo hanno consentito una maggiore crescita della vegetazione, permettendo di attirare 73 specie di uccelli e diversi mammiferi, offrendo un rifugio naturale.
La strategia di utilizzare piante native non solo aumenta la biodiversità, ma riduce anche i costi di manutenzione a lungo termine per le aziende come ENGIE, che risparmia sui costi di falciatura grazie all’habitat favorevole agli impollinatori — rivela un articolo del NY Times.
Fotovoltaico e biodiversità: la strada è ancora lunga
Tuttavia, solo una piccola parte dei parchi solari statunitensi integra queste pratiche ecologiche. Attualmente, meno di 24.000 acri includono habitat per impollinatori, rispetto ai 600.000 acri di siti su larga scala operativi negli USA. I ricercatori sottolineano che, se implementate correttamente, queste misure possono conciliare la necessità di energia rinnovabile con la protezione della fauna selvatica, mitigando l’impatto negativo sugli habitat critici per gli animali migratori e altre specie vulnerabili.