Eccoci qua, alla nuova tappa di questa montagna russa senza fine tra top e flop in cui il Marvel Cinematic Universe sembra essere precipitato senza soluzione di continuità dopo Avengers: Endgame (ormai uno spauracchio), in attesa di trovare questo benedetto nuovo bandolo della matassa verso il futuro. Questa sembra però la volta della ripartenza, anche perché peggio non si poteva fare.
L’ultima occasione nella quale ci eravamo sentiti era infatti per il primo ufficiale fallimento al botteghino dei Marvel Studios, The Marvels, un dato che avrebbe dovuto per forza far riflettere gli studios (ne avevamo parlato ai tempi), che infatti con Deadpool & Wolverine (qui la nostra recensione) hanno messo in piedi un’operazione che ha fruttato loro il miglior debutto di sempre per un film R-Rated e ottavo nella classifica degli esordi.
La pellicola di Shawn Levy con protagonista la coppia di “bros” più in vista di Hollywood, Ryan Reynolds e Hugh Jackman, fa quindi la Storia del cinema d’intrattenimento dal primo giorno nella sale, come spesso è capitato agli studios gestiti da Kevin Feige e soci, e non solo dal punto di vista degli incassi.
Il titolo dedicato ai due antieroi per eccellenza della Casa delle idee può essere visto come il primo tassello di un nuovo percorso ideativo che cambia il senso che ha avuto il multiverso (e per diverse buone ragioni) e pone le basi per ciò che accadrà da qui in poi, in cui il futuro del più grande movimento di cinema pop di sempre si troverà ad essere fatalmente legato al suo passato. Basti guardare al nuovo villain scelto per i prossimi film degli Avengers e a chi ne è stata affidata la regia. Sarebbe poi da riflettere se sia un futuro effettivo o monco.
L’MCU continua fare la Storia
Non è mai successo che un franchise raccontasse se stesso, le sue scelte aziendali e i suoi problemi di progettazione come ha fatto l’MCU in Deadpool & Wolverine. La consapevolezza metanarrativa e la libertà autoriale che garantisce quello sboccato di Wade Wilson ha permesso agli studios di ribaltare il fallimentare uso del multiverso impiegato fino a quel momento per farne un uso del tutto nuovo. Senza, ovviamente, rinunciare ad una comfort zone finemente costruita dalla quale evitare rischi troppo grandi.
Ci spieghiamo: adottando la prospettiva di Deadpool, l’MCU mette a fuoco il pregresso del mondo dei supereroi al cinema costruendo un cinecomic in stile 20th Century Fox e avvolgendolo con un contesto Disney in cui è concesso a livello narrativo prendere da ciò che è stato quello che conviene e scartare tutto il resto.
Un enorme omaggio avvolto dall’immancabile quanto ormai svilente effetto nostalgia ad un passato che non è necessario torni più, fatta eccezione per il suo emissario per eccellenza, capitato (stando alle dichiarazione dei protagonisti) quasi casualmente tra le mani di Feige. Logan porta con sé la sua progenie e le vestigia rappresentanti “coloro che ha deluso“, mentre tutto ciò che il resto dei personaggi può volere è solo un finale epico.
Così il film dell’amichevole trio Levy – Reynolds – Jackman assolve al compito di dover scrivere una lettera d’amore rivolta ad un glorioso trascorso, confessando in modo più o meno autoindulgente limiti e colpe che hanno portato a questa scelta obbligata, senza però pensare mai veramente ad un futuro concreto e inedito- Anzi, il finale del film indica chiaramente come un certo tipo di eroismo passato possa essere ancora non solo valido, ma addirittura fondante per salvare baracca e burattini (a patto che ci si tenga per mano), anche solo per mancanza di alternative. In quel “fino a 90 anni” è racchiuso un po’ tutto e con quel fisico là può darsi anche che accada.
Se il futuro ha il volto del passato allora che futuro è?
Se da una parte Deadpool & Wolverine sconfessa con ordine e rigore (l’anarchia del film è di facciata e calcolata come è calcolato al millimetro tutto il resto) una progettualità che ha tenuto banco per quasi 5 anni, cercando di salvare il salvabile e buttando via tutto il resto, cionondimeno la pellicola ha il merito di aver finalmente avvisato gli spettatori.
Una necessità stringente, visto che negli ultimi anni una fetta enorme di pubblico si è ritrovata spaesata e in completa crisi di aspettative, fiaccata da un mosaico sempre più complesso e sempre meno incisivo, non più in grado di tracciare un percorso dopo il suo picco massimo e sfiduciato dal suo stesso uso della linea editoriale a cui si è affidato. Adesso la strada è tracciata, la terza pellicola dedicata al mercenario sboccato è stato pensata soprattutto per questo.
Il futuro passerà necessariamente attraverso un confronto con il passato, che verrà rievocato ad uso e consumo delle necessità di un franchise che ha ammesso a se stesso di essersi andato completamente ad arenare tanto da avere il disperato bisogno di rievocare l’appeal di ciò che è stato per avere motivo di continuare ad esistere.
Una condizione sicuramente angosciante, ma probabilmente anche naturale dopo 12 anni di corsa. Le voci su eccellenti ritorni già avrebbero dovuto costituire un indizio, così come la difficoltà ad immettere nuova linfa (finalmente vedremo i Fantastici Quattro e si è cominciato ad elaborare il lutto per i vecchi X-Men), ma la prova generale è stato il film di Levy.
Il successo straripante in termini di gradimento del ritorno di Hugh Jackman in Deadpool & Wolverine si inserisce nella logica dei ritorno dei fratelli Russo alle regie dei nuovi due film dedicati agli Avengers ed è stata la prova risolutiva prima di sciogliere gli indugi e proclamare il ritorno di colui che è stato più di ogni altro il volto dell’MCU.
Il “New mask, same task” uscito dalla bocca di Robert Downey jr. prossimo Dottor Destino dal celebre Hall H del San Diego Comic-Con potrebbe essere la tagline anche dell’ultimo film Marvel Studios uscito appena quattro giorni prima. La domanda sorge spontanea: “che futuro è quello che ha lo sguardo rivolto all’indietro?” Forse l’unico futuro possibile per la più grande potenza industriale del cinema contemporaneo, almeno ora lo sappiamo. Qualche riflessione bisogna però farla.