Meta, la società madre di Instagram, ha avviato un programma pilota che consentirà a un gruppo selezionato di ricercatori accademici di accedere ai dati di Instagram per circa sei mesi. L’obiettivo è studiare l’impatto dell’app sul benessere di adolescenti e giovani adulti. La decisione arriva dopo anni di relazioni tese con la comunità accademica, che da tempo chiedeva al colosso dei social media di poter studiare i suoi dati.
Un primo passo verso una maggiore trasparenza?
Secondo il Pew Research Center, la maggioranza degli adolescenti utilizza Instagram, con l’8% che dichiara di usarlo “quasi costantemente”. Nonostante ciò, gli effetti a lungo termine di un uso così intenso sono ancora poco chiari. Meta ha deciso di aprire i suoi dati per consentire agli studiosi di indagare su questioni specifiche, come le differenze regionali negli effetti dell’uso dei social media. Saranno accettate fino a sette proposte di ricerca, e i ricercatori selezionati potranno accedere ad alcune informazioni, tra cui il numero di account seguiti e il tempo di utilizzo dell’app da parte degli utenti. Tuttavia, non potranno visualizzare altre informazioni pertinenti e potenzialmente utili, come i dati anagrafici degli account e i contenuti da loro pubblicati.
La decisione di Meta è vista come un piccolo passo verso una maggiore trasparenza. “Ci troviamo in una situazione difficile e insolita, in cui le aziende di social media possiedono tesori di dati che nessun ricercatore accademico potrà mai raccogliere da solo,” ha dichiarato Holden Thorp, caporedattore di Science, a The Atlantic.
C’è ancora molto da fare
Nel 2021, l’ex dirigente di Meta Frances Haugen ha rivelato alla stampa il contenuto di diverse ricerche interne commissionate dall’azienda ma mai divulgate. Tra queste, uno studio evidenziava che stabiliva come Instagram possa creare problemi di depressione e autostima nei giovani e soprattutto nelle adolescenti.
Interpellata da The Atlantic, Candice Odgers, psicologa all’UC Irvine, ha definito il programma pilota un passo critico nella direzione giusta, pur riconoscendo che Meta ha ancora ampio controllo su quali dati fornire ai ricercatori. “Ad ogni modo”, ha aggiunto, “potrebbero e certamente dovrebbero fare di più.
Meta ha annunciato che valuterà i risultati di questa prima collaborazione con il mondo della ricerca, specificando che in futuro potrebbe replicare l’esperimento e avviare collaborazioni continuative con università ed istituti di ricerca.