La leggenda di Robin Hood è stata riscritta ed esaltata da cantastorie, romanzieri, cineasti. Se mai può esistere una versione verosimile è però impastata di fango, sangue e sogni. Dopo l’avventura di crescita del Piccolo regno Wu Ming 4 torna a visitare le terre che ama, quelle dove Storia e leggenda si uniscono in un luogo oscuro e incantato.
Ci sono dei personaggi, che quando li incontri, sono per sempre. Parliamo di incontri nelle pagine dei libri, ma che con la magia del cinema, dei nuovi media e del racconto tramandato oltre a divenire mito si trasformano in leggenda. Molto prima dell’esplosione mediatica di un Legolas, fin troppo pompato in alcuni casi, e un Occhio di Falco di casa Marvel, se si parlava di arco e frecce una volta c’erano solo due possibilità: gli Indiani d’America (ma nell’immaginario collettivo pochi si immedesimavano in loro) e ovviamente Robin Hood. Che l’arciere di Sherwood sia realmente esistito è, insieme, cosa incerta e anche indifferente; che sia stato carne e ossa, o solo frutta di fantasia di alcuni menestrelli dell’epoca, non ha davvero importanza, di fronte c’è la consapevolezza che egli vive, da secoli, nella poesia, nel ricordo, e soprattutto nell’immaginazione di milioni di bambini, uomini, donne, scrittori e cantanti e tanto altro ancora. Chiunque, nonostante l’esplosione mediatica dei “nuovi arcieri” degli anni 2000, abbia provato a scoccare qualche freccia non si è esulato dalla battuta “provo a fare Robin Hood” è per questo che il nuovo libro di Wu Ming 4 La vera Storia della Banda Hood, edito da Bompiani, è quanto di più straordinario e innovativo, nonostante un personaggio “straraccontato”, si possa trovare oggi in libreria a tema Hood.
Quando camminava nel bosco sentiva la vita crescere intorno a sè, e sapeva che era così da infinito tempo prima che lui nascesse e che così sarebbe stato per chissà quanto ancora dopo la sua morte. Lì tutto sarebbe rinato, stagione dopo stagione, germoglio, storia dopo storia.”
Questa è la sinossi nella quarta di copertina, una sinossi dove non si cita minimamente il nome dell’arciere di Sherwood e ciò vi porta direttamente al cuore di questo romanzo: non si parla (solo) di Robin Hood, ma appunto della banda. La decisione di dirottare l’intero racconto no nel singolo, ma nella banda è una prerogativa dello stesso Wu Ming 4 abituato, anche grazie al collettivo Wu Ming, a interagire più con un gruppo che con un solo leader. Ma non solo, la lettura entra in un’ambientazione che si conosce, tramite altre storie, ma che pagina dopo pagina si arricchisce di dettagli mai presi in considerazione. Innanzitutto già delle prime pagine si intuirà che la narrazione non è quella a cui siamo abituati a percorrere nel classico universo di Hood, non siamo a Sherwood, immediatamente, ma corre l’anno 1187, il generale curdo Ṣalāḥ al-Dīn sconfisse l’esercito cristiano alla battaglia di Hattin. Successivamente mise sotto assedio Gerusalemme e la riconquistò al mondo islamico, impossessandosi anche del transetto della Vera Croce. Su spinta del papa Gregorio VIII venne bandita una crociata – la terza – per riconquistare la città santa e la santa reliquia, alla quale aderirono i principali stati cristiani. Per finanziare la partecipazione inglese al pellegrinaggio armato, il nuovo re d’Inghilterra Riccardo I emise una tassa straordinaria sui beni immobili dei suoi sudditi, mise in vendita le cariche politiche ai nobili che erano interessati, e quelli già in carica furono costretti a pagare ingenti somme per mantenere il loro posto. Raccolta la cifra necessaria, nel marzo del 1190 attraversò la Manica e partì per la Terra Santa. Durante la sua assenza, il fratello minore Giovanni Senzaterra congiurò con alcuni grandi nobili inglesi e con il re di Francia per destituire Riccardo e sostituirlo sul trono. Questo è il background di La vera storia della Banda Hood (dal blog dei Wu Ming) e da qui inizia la grande ricerca di Wu Ming 4 che riesce ad intrecciare con maestria e sagacia storia e leggenda.
Nella banda Hood nasce il mito di Robin
Non avrei messo nel titolo il nome del personaggio – dichiara Wu Ming 4 – sia perché lo hanno fatto tutti in moltissimi romanzi, sia perché è nota la visione collettiva e collettivista della storia da parte di noi Wu Ming. Senza andare nei dettagli della trama, c’è qualcosa di strano del fatto che io non parli di Robin Hood, ma della banda Hood. Parlo di un gruppo e di un collettivo.
Quella di Robin Hood è senz’altro una delle leggende più longeve di ogni tempo. È intramontabile, perché la sua figura richiama subito la vendetta di classe, la ridistribuzione della ricchezza, la reazione dei poveri al dominio dei potenti e la creazione di una microsocietà autarchica basata su regole proprie. Robin Hood non è un eroe aristocratico come quelli dei poemi classici (Achille, Odisseo, Enea, ecc.), e non è nemmeno un cavaliere della Tavola Rotonda del ciclo arturiano, ma probabilmente incarna il primo eroe popolare sovversivo della letteratura. Proprio per “ridargli un tono”, in confronto ad altri eroi, dal Rinascimento in poi, si è voluto recuperare e ripulire la sua figura, facendone un nobile decaduto, il famosissimo Robin di Locksley conte di Huntington, ripresa poi da romanzieri come Scott e Dumas e in tanti film. Ma nelle ballate medievali non c’è niente di tutto questo: Robin Hood è un uomo del popolo, è un trickster, uno spirito dei boschi, la cui arma prediletta è l’arco, un’arma leggera, da fantaccino e soprattutto è un bandito assai poco gentiluomo, che non si fa scrupolo nell’uccidere i rappresentanti del potere costituito o i servi della Chiesa, anche con una certa spietatezza. Wu Ming 4 raccoglie tutto quello che è possibile ricevere dalle ballate storiche, dai romanzi, dai film e in questo romanzo mette le cose in chiaro sin da subito; non crede alla ricostruzione del Robin Hood come un nobile decaduto ed è proprio per questo motivo che il cuore battente di questo piccolo gioiello è il suo essere personaggio popolare, così come lo sono i compagni della sua banda, scampati alle grinfie del potere perché ricercati dalla giustizia per le loro malefatte.
Possiamo definirlo un romanzo storico, più che di fantasia, perché le basi solide del Medioevo, le Crociate e la Foresta fanno da supporto fondante ai troll, le fate e quel cervo dalle corna d’argento che spicca anche nella suggestiva copertina di Marco Cazzato e che rappresenta lo spirito della foresta. Attraverso La vera storia della Banda Hood l’autore cerca di rispondere alla domanda sul perché la leggenda di Robin Hood riesce a sopravvivere ancora così dopo tanto tempo. Attraverso lo studio di uno dei romanzi principali sulla figura di Robin Hood, scritto dal britannico James C.Holt che interseca uno studio antropologico, storico e letterario sull’arciere di Sherwood, Wu Ming 4 cerca di immaginare un unico grande racconto che unisca sia il folklore che la storia. Il linguaggio usato da romanzo storico, quindi molto più vicino ai testi collettivi come Manituana che al suo ultimo libro Il Piccolo Regno, lo rende coinvolgente e molto adatto al tipo di storia che va a raccontare e le situazioni che vengono sviscerate lungo il testo come la contrapposizione città e foresta, oppure banda e singoli, le guerre di religione, fino al matriarcato e patriarcato; più si va avanti nella lettura e più sembra di stare a leggere le cronache del tempo più che un romanzo di fantasia, seppur con basi storiche. La vicenda è molto semplice e snella, la suddivisione in capitoli la rendono quasi vicina ad una serialità dei nostri giorni adatto per ogni tipologia di lettore, dal neofita che vuole addentrarsi in una nuova avventura a tinte popolari, fino al grande fan di Robin Hood che magari ha letto qualsiasi trattato e libro e che vuole ancora avere materiale sul quale fantasticare perché il grande pregio di raccontare un personaggio di questo tipo è proprio questo: non ci si potrà mai stancare di proporlo al pubblico e Wu Ming 4 con La vera storia della Banda Hood riesce egregiamente nel esplorare ancora un nuovo capitolo di questo poliedrico personaggio immortale. In ultimo per la prima volta anche le figure che ruotano attorno a Robin, appunto i componenti della banda Hood, sono personaggi che hanno un ruolo preciso nel folklore e che volutamente acquisiscono un’importanza ai pari dell’arciere di Sherwood:
Sono un popolo che si ribella – conclude Wu Ming 4 – il popolo che mette il mondo al contrario, quindi i primi eroi popolari sovversivi della storia della letteratura. Sono figure intramontabili perché raccontano una storia che può essere continuamente rinarrata e riadattata. Credo che qualunque guerriglia boschiva che sia data nella storia richiami Robin Hood.
- Il linguaggio da romanzo storico lo rende avvincente e dinamico
- Le dicotomie Foresta vs Città
- La riappropriazione del personaggio Robin Hood più vicino alle ballate originarie che alle ultime riproposizioni
- Il ruolo della Banda, da personaggio quasi secondario fino ad ora, a protagonista
- Il punto di vista assolutamente originale...
- ...ma che a tanti fan magari potrà non andare giù
- Chi si aspetta un racconto solo su Robin Hood
- Per la bellezza del racconto sarebbe bello andare avanti con questa storia, ma conoscendo l'autore difficilmente avrà in mente un sequel (ma chissà...)