Ma ve lo ricordate il primo Matthew Vaughn? Quello che tira fuori dal cilindro il romanzo “L’ultima partita” di J. J. Connolly e ci tira fuori quel gioiellino di The Pusher, un thriller action tutto british con un Daniel Craig 007 ante litteram che interpreta lo spacciatore XXX? L’autore frizzante che ha prodotto Lock & Stock – Pazzi scatenati, Snatch – Lo strappo e Travolti dal destino dell’amichetto Guy Ritchie, con il quale condivideva una visione registica vivace, dinamica e ad alto tasso d’intrattenimento, ma con una ironia e una conoscenza del mezzo tale da potersi concedere il lusso di piegare la sua carriera alle sue passioni letterarie e riuscire a portare in scena titoli come Stardust, Kickass e X-Men – L’inizio?. Un autore sorprendente che ha sempre alzato l’asticella e si è preso sulle spalle il franchise di Kingsman con carisma e senso del commerciale.
Ecco, ve lo ricordate quel Matthew Vaughn lì? Noi, dopo il primo capitolo della saga ispirata a The Secret Service di Millar e Gibbons, facciamo sempre più fatica. Ne abbiamo a dire il vero un’immagine ormai piuttosto sbiadita, perché, lasciando da parte la sua incredibile capacità di creare l’atmosfera giusta intorno alle sue pellicole e di mettere in piedi operazioni sempre più ambiziose, ce lo stiamo perdendo sulla proverbiale “ciccia!. Il suo lavoro come professionista dell’audiovisivo, per quanto riguarda la scrittura, la messa in scena, la direzione attoriale, il lavoro sul comparto effettistico e la sua comprensione del grande pubblico ci restituiscono invece un uomo in una posizione forse ad oggi piuttosto fragile. Un uomo che forse ha fatto il passo più lungo della gamba. Prendiamo Argylle – La super spia (qui la nostra recensione, ovviamente).
Ma ve lo ricordate il primo Matthew Vaughn?
L’ultima fatica del cineasta londinese costato 200 milioni di dollari rispetta tutti i crismi di quella che potrebbe essere un’ottima linea editoriale per una pellicola che ha l’ambizione di piazzarsi nel mercato blockbuster statunitense del XXI secolo e segna, nella stretta accezione progettistica, un ottimo passo in avanti per la carriera di Vaughn. Poi però bisogna pensare al film, scrivere la sceneggiatura, sfruttare il cast e capire cosa si ha da dire e – cosa ancora più importante quando si tratta di titoli del genere – chi ha le orecchie per ascoltare.
L’aspetto è importante (ormai è fondamentale) e Argylle – La super spia ha un look straordinario, grazie a Henry Cavill, Dua Lipa, John Cena, Bryce Dallas Howard, Sam Rockwell, Samuel L. Jackson, Bryan Cranston, Catherine O’Hara, Sofia Boutella, Richard D. Grant e addirittura il gatto di Claudia Schiffer (che è la moglie di Vaughn). C’è pure il mistero nel film e il mistero dietro il film e anche una scena dopo i titoli di cosa, eppure non arriviamo, dopo il primo weekend, a 50 milioni incassati. L’impressione è se il tren non cambi potrebbe essere tardi per il Matthew, purtroppo.
CI SARANNO SPOILER DA QUI IN POI.
Premesse eccezionali
Premessa eccezionale numero uno: l’autore che adatta dai libri fa un libro appositamente per tirarci fuori un film. Argylle – La super spia non è infatti disponibile nelle sale italiane e di buona parte del mondo (dalle coordinate temporali dalle quali questo articolo viene scritto, sempre bene specificare), ma anche nelle librerie. Se non lo sapevate infatti pochi giorni prima della distribuzione è uscito il libro protagonista della pellicola (in Italia edito Mondadori) firmato da colei che lo ha scritto anche sul grande schermo, ovvero Elly Conway. Questo fa capire la portata dell’operazione legata alla pellicola di Matthew Vaughn, che ha investito sul marketing al punto da creare da zero un aspetto ludico legato alla fruizione filmica e sulla quale la fruizione filmica si basa (ma fino ad un certo punto). Un aspetto ludico che si lega a doppio filo alla premessa eccezionale numero due.
Il titolo, fin dal primo teaser, si basa su un segreto che non bisogna svelare, dato che sarebbe stato il centro nevralgico intorno alla quale si sarebbe basata tutto quanto il meccanismo narrativo della pellicola. Un segreto che rivela il rapporto che hanno i personaggi di Cavill e Dallas Howard e che però, purtroppo, una volta svelato, appiattisce il senso di tutto il film, ma ne parliamo dopo. Rimaniamo sul segreto che punta sull’evidenziare l’aspetto ludico e torniamo sull’altro elemento che c’è stato dal primo teaser, ovvero il gatto che guarda da un oblò, lo stesso che (a quanto pare) compare nel documentario su Taylor Swift, Americana, portato come zainetto dalla cantante. Questo in qualche modo va ad alimentare una teoria che circola sul web che vorrebbe Taylor come la ghost writer del libro Argylle, quindi la “vera” Ellie Conway, anche perché, ci dice sempre il web, esiste videoclip in cui lei interpreta una scrittrice con i capelli dello stesso colore di quelli del personaggio. Forse vi abbiamo confuso le idee, quindi potete leggere tutto qui per bene.
Andiamo all’ultima premessa eccezionale: costruire un franchise da zero, cercando di crearsi su misura una nuova (ovviamente non del tutto “nuova”, ma è difficile inventarsi qualcosa da zero nel 2024) protagonista da piazzare all’interno di una spy story. Una cosa eccezionale, dato che, a pensarci bene, non ci sono nella storia del cinema dell’eroine di una saga di questo tipo, senza contare che tutti i tentativi passati di rileggere dei genere notoriamente maschili non sono andati a buon fine. Ecco quindi svelato il motivo per cui Vaughn ha deciso di piazzare Argylle all’interno dell’universo di Kingsman, che un solco tra i fan lo ha lasciato con una trilogia più o meno apprezzata.
Quindi, con tutto questo ben di Dio alle spalle, cosa è che evidentemente non sta funzionando? Andiamo sul film.
Resa sbiadita
L’idea di giocare tutto sul doppio (il film e libro, la creatura e la creatrice e via dicendo) permetteva di legare in modo metatestuale il film Argylle – La super spia e tutto ciò che si è progetto gli gravitasse intorno. La scrittrice nerd e sfigata che si inventa una super agente segreto bello e invincibile però non poteva reggere nel contemporaneo e dunque si è deciso di ribaltare il senso del legame, rivelando come la scrittrice fosse in realtà proprio la spia dei suoi libri, nata non dalla fantasia, ma dalla memoria che ha perduto. Questo è il famoso segreto.
Una trovata fiacca perché rompe il gioco, in quanto non permette più a Vaughn di sfruttare la trovata secondo cui la fantasia anticipa la realtà, che è costretta a mettersi in paro e in un’operazione in cui tutto il marketing nasce intorno ad un mistero e ad una teoria costruita praticamente sulla fantasia totale non è una mossa intelligente. Specialmente se si pensa anche al fatto che la pellicola si fonda sull’importanza delle storie.
Le storie nel film sono quelle che permettono di legare passato e presente e poi di tessere le reti del futuro, perché tutto il mondo è in attesa del prossimo libro di Ellie e tutti coloro che le vogliono bene la rintracciano in quello che scrive. Lei stessa acquista una piena consapevolezza di se stessa solo nel momento in cui accetta che quello che scrive è vero anche al di fuori della pagina stampata. Una grande pecca per uno attento come Matthew Vaughn, che dimostra di aver tralasciato questo ragionamento anche nella resa visiva.
Lasciando da parte la quasi totale inutilità del famoso gatto del teaser, Argylle – La super spia ha il suo difetto principale in termini di testo audiovisivo nella pressoché totale uguaglianza di messa in scena tra il mondo delle spie raccontato nei libri e quello che invece avviene di fuori e non regge la spiegazione che questi siano frutto di memorie e non di invenzione, perché il film gioca sempre su questo dualismo. Ellie vede Argylle quando combatte Aiden e tutto diventa più serio quando la ragazza ha dei flashback che non provengono dalla pagine stampate. Dal punto di vista tutto il film è una coazione a ripetere delle scene caotiche, patinate e colorate che una volta per Vaughn erano “madri” e che ora sono ovunque. E fare una cosa in continuazione crea solo copie. Non ti vediamo più Matthew, dove sei finito? Eppure coraggio ancora ne hai da vendere a iosa, speriamo ti vedano gli spettatori, perché forse stavolta hai volato troppo alto.