Povere Creature!, Willem Dafoe: “Anche il Mio Dr. Baxter è un po’ il mostro della storia”

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Sguardo sornione e divertito, ma anche misterioso e tutto da scoprire. Così si è presentato Willem Dafoe a Roma per l’incontro con la stampa dedicato all’uscita del suo ultimo film, Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, che dopo la presentazione (e il Leone d’Oro) al Festival di Venezia e la vittoria ai Golden Globes punta dritto agli Oscar. Ecco cosa ha raccontato durante l’incontro, pieno di battute e qualche rivelazione sui suoi progetti passati e futuri, e sulla pellicola in questione, dal 25 gennaio al cinema con The Walt Disney Company.

Adattamento del romanzo dell’omonimo romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray, la pellicola è l’incredibile storia e la fantastica evoluzione di Bella Baxter (Emma Stone, anche produttrice), una giovane donna riportata in vita dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Dafoe). Sotto la protezione di Baxter, Bella è desiderosa di imparare. Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione. Nel cast anche Ramy Youssef, Christopher Abbott, Jerrod Carmichael, Hanna Schygulla, Kathryn Hunter e Margaret Qualley.

Mostri tormentati

Dal Gesù tormentato de L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese al Dio sfigurato Baxter in Povere Creature!, racconta Willem Dafoe, oramai romano d’adozione dopo aver sposato la regista italiana Giada Colagrande: “Sono condizioni dovute alle circostanze, sono personaggi simpatici ma la similutidine per me si ferma lì. Almeno io li vedo come simpatici (ride). Sono sicuramente molto soli”. Due registi tra i tanti nomi altisonanti della sua lunga carriera con i quali ha avuto il privilegio di lavorare: “I registi sono molto importanti per me perché come attore è fondamentale affidarsi nelle mani di una persona che abbia una visione forte. Mi piace molto l’idea di qualcuno che ha una visione e te la spiega e tu provi ad andare incontro a quella visione cercando di abitarla e farla tua. Non dev’essere necessariamente qualcosa che comprendo fino in fondo o immediatamente, e comunque cerco di prenderla e trasformarla nel personaggio a cui do vita e corpo”.

A proposito della regia di Yorgos Lanthimos in particolare invece ha raccontato: “È veramente un regista che la capacità di creare un mondo come quello in cui ci ha fatto immergere. La sceneggiatura è molto forte e ti prepara ad entrarci. Lui non ti dà indicazioni di regia, ti osserva e poi apporta i necessari aggiustamenti. Emma Stone è eccezionale, era tutto incentrato intorno a lei, è diventata una sorta di musa di Lanthimos, hanno un rapporto speciale e di grande vicinanza, è stato bellissimo assistere sul set a questo. Noi eravamo lì per supportarla sostanzialmente, non ha nessun atteggiamento da diva, è molto flessibile e di grande talento. Lanthimos è silenzioso e in pratica ti dirige stuzzicandoti, prendendoti in giro”.

La medicina nel sangue

Dafoe è nato in una famiglia di medici, e questo gli è stato utile nella costruzione del background del personaggio: “Sono cresciuto intorno a strumenti chirurgici, seguivo mio padre a lavoro e sono stato portiere nella sua clinica, lo aiutavo durante il giro di visite, sono stato in mezzo alle malattie e al tentativo di curarle negli anni della crescita e dello sviluppo. Il mio passato ha sicuramente creato un particolare legame con questo film e con questo personaggio. Per la maggior parte delle persone l’idea di andare in ospedale è spaventosa, per me invece è qualcosa di confortante, perché è come tornare in famiglia (ride)”. L’attore continua a proposito del suo Dr. Godwin Baxter: “La storia prende a piene mani da Frankenstein. Il creatore in quel caso provava repulsione per la sua creatura, mentre qui il mio personaggio si innamora della sua creatura, le dà una seconda chance perché si era suicidata e la dà anche a se stesso. Pensa di poter avere una nuova vita, crede profondamente nella scienza, quindi in questo senso è non ortodosso ed etico… e quindi se vogliamo è anche un po’ mostruoso!”.

La salvezza degli uomini in Povere Creature!

Gli uomini del film non fanno una bellissima figura: “Non sono sicuro di avere una risposta per la salvezza degli uomini, a meno che uno non abbia il senso dell’umorismo (ride). Gli uomini tendono a riconoscersi in questo tipo di personaggi, le donne sono molto più durevoli sessualmente, per questo gli uomini le hanno sottomesse per tanto tempo. D’altra parte viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti in cui c’è un un cambio di posizione per le donne rispetto al rapporto con gli uomini, quindi non so se il film sarebbe stato accolto nello stesso modo vent’anni fa. Non so cosa può salvare gli uomini, già è tanto provare a salvare me stesso! (ride)”. A proposito dell’uscita del film in sala e della questione streaming aggiunge: “Ci sono stati dei buoni film l’anno scorso, alcuni in streaming, ma continuo a credere nelle sale cinematografiche più per l’impegno di una persona di condividere l’esperienza con degli estranei, che per la dimensione dello schermo in quanto tale”.

Trucco prostetico e sogni nel cassetto

Il trucco prostetico non spaventa l’ex Green Goblin: “È un grande strumento lavorare con una maschera per un attore, ti consente di trasformarti letteralmente in qualcun altro. Quando ti guardi allo specchio durante quelle tre ore di preparazione, vedi te stesso scomparire e qualcun altro emergere, è l’essenza di far finta di essere qualcun altro. Non è confortevole ma ne vale assolutamente la pena. Grazie all’immenso lavoro di Nadia Stacey che si è ispirata a Francis Bacon!”

L’attore con doppia cittadinanza poi non ha un sogno nel cassetto tra i ruoli: “Non ho quel tipo di pensiero, i progetti riguardano proposte, luoghi e persone. Ho quei desideri ma di solito si completano e svaniscono, perché fondamentalmente è quando mi trovo a chiacchierare con delle persone e da questo stare insieme che emerge ciò che sto cercando, perché altrimenti si rischia grande narcisismo. È sempre importante frenare i propri impulsi e intrattenere mentre si diventa un personaggio. Al massimo tra i desideri metto il remake che volevo fare di Onibaba, un vecchio film horror giapponese molto poetico che regge il confronto coi tempi, ma di cui forse ora sarei più a mio agio ad interpretare la vecchina, con un po’ di trucco prostetico! (ride)”

La stella sulla Walk of Fame

Pochi giorni prima di tornare in Italia per presentare Povere Creature! (qui la recensione), Willem Dafoe è stato nella sua altra casa, a Los Angeles, per la cerimonia in cui gli è stata conferita la prestigiosa stella sulla Walk of Fame. Un riconoscimento prestigioso che non può non inorgoglire durante una carriera: “È stata una bellissima cerimonia, hanno partecipato Pedro Pascal, col quale ho lavorato come attore e Patricia Arquette, con cui ho lavorato come regista, che hanno tenuto dei gran bei discorsi. Mi sono sentito parte di una comunità, un sentimento che non sempre provi a Hollywood. La Walk of Fame è qualcosa di riconosciuto a livello internazionale ed è difficile accettare l’idea che quella stella mi sopravvivrà quando io non ci sarò più (ride)”.

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