Sweet Home 2, la recensione: nel mezzo dell’apocalisse

Dall’1 dicembre è disponibile su Netflix la seconda stagione di Sweet Home, la serie drama-horror coreana basata sul popolare webtoon. Vi proponiamo la recensione di Sweet Home 2, sottolineando come,  in questo caso, rispetto alla prima stagione, entri in gioco l’azione, tanta azione.

Sweet Home

Un cambio di passo e di ritmo

Cha Hyun-soo, rispetto alla prima stagione, in cui era il personaggio chiuso nel suo mondo interiore, e che,  in qualche modo, riacquisiva una socialità, proprio in funzione dell’apocalisse, ora si trova prigioniero. Il suo potere speciale è al centro di una vera e propria lotta per l’eventuale futuro del genere umano. Ce la farà a salvarsi ed a salvare?

Allo stesso tempo, i suoi compagni di percorso della prima stagione sono messi alla prova da nuovi scontri con i mostri, ma, nei nuovi episodi, non ci sarà più il condominio della zona popolare di Seul ad essere al centro della storia, bensì il percorso verso presunti rifugi e zone di salvezza, che, in realtà, nascondono qualcosa di diverso e drammatico.

Il mood della storia in Sweet Home 2 è decisamente cambiato. La prima stagione ha avuto un inizio lento, che magari potrebbe aver allontanato qualche spettatore, mentre, chiaramente, gli appassionati del webtoon non si saranno fatti mettere in difficoltà dal ritmo delle prime puntate. In questa seconda stagione, con il pregresso di dieci episodi precedenti per la stagione 1, si arriva direttamente al sodo. L’azione è incalzante, e ben orchestrata.

Il personaggio di Cha Hyun-soo viene ancora di più messo al centro, anche se compare meno sullo schermo, quantomeno nei primi episodi. Ma ciò che è interessante è il vedere tutto ciò che si muove attorno alla sua figura. Ci troviamo all’interno di una storia che, per certi versi, richiama The Last of Us, ma l’ambientazione coreana, ed il fatto che si tratti di una storia tratta da un manga, fa notare come si stia giocando in un campo un po’ diverso.

L’idea che Sweet Home possa essere un incrocio tra The Last of Us e The Walking Dead non è sufficiente. In questo caso bisogna tenere in considerazione tutta una serie di riferimento orientali, come potrebbero essere Tokyo Ghoul, Devilman  o anche Death Note, per certi versi. L’attenzione nei confronti dei personaggi è alta, come del resto anche Robert Kirkman ha fatto con il suo The Walking Dead, ma in questo caso è il confronto con i drammi e le paure di una società diversa come è quella coreana ad essere caratterizzante.

Il confronto con l’estetica dei singoli individui e con le proprie paure ha prodotto con Sweet Home quella che è una variante dell’apocalisse zombie. In questo caso i protagonisti minacciosi della serie sono i mostri interiori di ogni singoli individuo, che contaminano in maniera differente, a secondo delle paure e insicurezze della singola persona. Si tratta di una metafora molto interessante, e che fino ad ora non era stata proposta in storie apocalittiche e di contagio.

Rinnovare il genere richiamando i classici

Oltre ai classici zombie, nati dalla geniale mente di George A. Romero, in altre narrazioni il contagio è sempre stato frutto di una questione biologica. Mentre con Sweet Home è forte l’influenza di manga come Devilman, e di storie che hanno alla base la presenza di mostri che non sono altro che un’estensione della personalità. Per questo motivo scatta il riferimento con Death Note, e con gli shinigami.

In Sweet Home si ha come l’impressione che esistano degli shinigami all’interno di ognuno di noi, capaci di uscire fuori, mostrando qualcosa di noi stessi che, visivamente, non si era mai vista, e che non sarebbe altro che un’emanazione della nostra personalità.

Sweet Home 2, sotto questo punto di vista, cerca di andare oltre la questione più esistenzialista e filosofica, e inizia a proporre tanta azione, e situazioni classiche da guerra apocalittica. Il tutto è condito da assedi militari, intrighi politici, una città presa sotto assedio. Per certi versi sembrerebbe di trovarci in 1997: Fuga da New York di John Carpenter. Ma la Seul che viene presentata in Sweet Home 2 è ben più popolata, forse più simile alle dinamiche de La Guerra dei Mondi.

Soprattutto la migrazione della popolazione sopravvissuta, e dei protagonisti della prima stagione, guidati da Lee Eun-yoo, riporta con l’immaginario alla versione de La Guerra dei Mondi con Tom Cruise protagonista. I riferimenti di regia sembrano essere questi. Ed anche gli effetti speciali, considerando l’alta presenza di mostri, risultano essere migliorati rispetto alla prima stagione.

Sweet Home 2 porta direttamente al succo della storia, e questa volta il ritmo è veramente incalzante. Non è detto che tutti i tipi di storie d’azione possano avere il ritmo adeguato, ed essere coinvolgenti. Sweet Home 2 riesce a farlo grazie a tutta l’impalcatura di personalità e intrecci narrativi introdotti nella prima stagione.

Concludiamo questa recensione di Sweet Home 2, consigliando la visione di questi nuovi episodi, che arrivano al succo della narrazione. E proponendo, a coloro che non hanno mai sentito parlare fino ad ora di questa produzione coreana, di avvicinarsi al webtoon ed alla serie TV, scoprendo una maniera intrigante di proporre una storia apocalittica e di contagio. Il filone cinematografico, seriale ed editoriale coreano sta accendendo una luce nuova su temi già visti e rivisti nelle storie occidentali. E questo non può non essere un modo per passare avanti, ricordando anche da dove tutto è partito.

Sweet Home 2 è disponibile sulla piattaforma streaming Netflix dall’1 dicembre.

70
Sweet Home 2
Recensione di Davide Mirabello

Sweet Home 2 è una seconda stagione che entra direttamente nel pieno dell'azione, e cerca di rendere dinamico tutto l'approfondimento psicologico fatto sui personaggi nella prima stagione.

ME GUSTA
  • La storia entra subito nel mezzo dell'azione, ed il ritmo diventa incalzante.
  • Le sottotrame s'incrociano molto bene.
FAIL
  • L'approfondimento psicologico della prima stagione viene un po' messo da parte.
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