Parliamo da anni di salvare la Terra dall’inquinamento che noi stessi generiamo con le industrie e tutto ciò che conosciamo, ma adesso, spunta un nuovo allarme: la spazzatura dello spazio inquina l’area terrestre. Come se già non fosse abbastanza importante ridurre gli agenti dannosi per il pianeta originati dall’uomo, gli scienziati ora ci dicono che anche dall’immenso spazio stellato arriva la minaccia della spazzatura spaziale.
In orbita intorno al nostro bel pianeta c’è una quantità di spazzatura che negli anni si sta accumulando. Detriti nella forma di metalli derivanti da navicelle, satelliti e razzi, che nelle loro varie fasi di lancio, rientro e nelle stesse gesta spaziali, generano la spazzatura spaziale. Ossia dei residui che rimangono a galleggiare tra le stelle, girovagando senza una vera meta, andandosi ad accumulare proprio sopra la nostra testa.
L’ozono minacciato anche dallo spazio
Negli ultimi decenni si sono attivate numerose campagne a favore dell’ambiente, nel tentativo di ridurre il famoso e pericoloso buco nell’ozono. Eppure non è sufficiente, adesso la minaccia arriva anche da minuscole particelle di metallo, che considerando cosa dicono gli scienziati, reagirebbero con i raggi solari, innescando una serie di reazioni chimiche, dannose appunto per l’ozono, che potrebbero danneggiarlo seriamente.
Questo gas, l’ozono, è importantissimo per la Terra e i suoi abitanti, motivo che ha spinto gli esseri umani ad attivarsi con maggiore impegno negli ultimi decenni a protezione di questo gas. L’ozono è importante per proteggerci dai raggi solari dannosi, gli UV, ma anche da batteri e virus.
La NASA ha individuato elementi che causano l’inquinamento stratosferico
L’inquinamento stratosferico legato ai rifiuti spaziali potrebbe davvero complicarci la vita. Nei prossimi venti e trent’anni, i detriti che compongono la spazzatura spaziale aumenteranno in quantità notevole, le ripercussioni potrebbero essere di rilievo per la stratosfera che rischia di essere danneggiata. La Terra ha una barriera naturale che serve per proteggere lei e gli esseri viventi; purtroppo, tramite un’apparecchiatura sofisticata, gli scienziati hanno rilevato la presenza di alcuni elementi insoliti, che rappresentano un pericolo: niobio e afnio.
Gli elementi individuati hanno acceso l’attenzione degli scienziati, perché si tratta di elementi che non appartengono alla stratosfera, per cui è stato importante capire da dove provenissero. Il dubbio è stato svelato e ancora una volta, è l’uomo con le sue inventive a minacciare la Terra anche dallo spazio. Sono elementi che risalgono all’industria spaziale. Ossia, sono prodotti per la costruzione di navicelle progettate appunto per andar in orbita nello spazio. Se prima ci chiedevamo che fine facessero eventuali detriti, adesso lo sappiamo. Rimangono sospesi, liberi di girovagare e vagare nel vuoto e, purtroppo, lo fanno vicino alla Terra.
La notizia è stata comunicata dagli scienziati, i quali si sono mostrati loro stessi sorpresi dalla scoperta, oltre che preoccupati. Hanno contato una ventina di elementi che provengono dalle azioni spaziali, ossia da lanci nello spazio, manovre di rientro e manutenzione stessa dei satelliti. Il materiale di scarto appartiene a quello impiegato nelle costruzioni menzionate.
Cosa accadrà nel futuro? L’inquinamento spaziale è dannoso per l’uomo?
Tali interrogativi sono obbligatori, da decenni ci siamo attivati con la raccolta differenziata per ridurre l’inquinamento, gli sprechi e salvare il pianeta, questa notizia purtroppo lascia perplessi. Se ci aggiungiamo altre informazioni sul traffico spaziale, le preoccupazioni aumentano. Sappiamo, difatti, che in orbita sono stati lanciati negli anni, 11 mila satelliti, di cui sette mila sono in orbita.
Un altro dato che fa riflettere è sapere, che sei su dieci sono inattivi, lasciati sospesi attorno all’atmosfera terrestre. Gli allarmi non sono mai pochi e si stima che ci siano 100 mila miliardi di detriti spaziali, tra cui pezzi di metallo, residui vari e parti di vecchi satelliti in disuso, che affollano indisturbati l’atmosfera vicina al pianeta Terra. Un numero destinato a crescere, che inoltre, non sempre è monitorato dagli attenti ai lavori.