Dunque, a che punto siamo con le consegne via drone?

Intervistato da una trasmissione televisiva americana, nel 2013 il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, aveva promesso che presto il suo e-commerce sarebbe stato in grado di evadere praticamente qualsiasi spedizione in pochissime ore dall’ordine. Come? Grazie ad una flotta di droni autonomi, capaci di consegnare i pacchi direttamente davanti alla porta di casa del cliente.

I tuoi pacchi, che potranno contenere qualsiasi cosa, dal dentifricio a un nuovo smartphone, arriveranno direttamente alla tua porta di casa (o sul tuo prato) grazie a un drone che atterra, lascia il tuo pacco e vola via

aveva annunciato, aggiungendo che questa rivoluzione sarebbe arrivata in relativamente poco tempo. “Questione di massimo 4 o 5 anni”. Di anni ne sono passati dieci e le consegne via drone di Amazon non sono ancora una realtà. Dopo le auto a guida autonoma, le colonie su Marte, il metaverso e perfino i taxi volanti, si tratta dell’ennesima promessa di un futuro utopico disattesa dalle grandi aziende tech?

Consegne via drone: la dura lezione di Amazon

Tecnicamente – proprio come nel caso dei veicoli a guida autonoma – i droni per le consegne di Amazon esistono e sono già in funzione da alcuni anni, ma nell’ambito di alcuni test pilota molto limitati e che si stanno dimostrando molto meno semplici di quanto il colosso potesse immaginare un decennio fa.

Dopo oltre dieci anni di ricerca e sviluppo, – spiega il New York Times in un lungo approfondimento – i ricercatori di Amazon sono riusciti a progettare dei droni in grado di effettuare piccole spedizioni in un paio di località in Texas e California. Quanto piccole? Bottigliette di collutorio al mentolo, oppure zuppa in scatola. Ma non entrambe le cose assieme: sarebbe troppo pesante.

I clienti non possono selezionare direttamente i droni come metodo di spedizione, ma è Amazon a mettere in palio di tanto in tanto degli omaggi, che poi spedisce con la sua flotta di esacotteri. Amazon ha promesso che presto testerà anche la consegna di farmaci.

“Avere idee è facile”, ha dichiarato al New York Times Rodney Brooks, un imprenditore nel settore della robotica che in passato ha criticato frequentemente le promesse roboanti della sua industria (come quelle di Elon Musk).  “Trasformarle in realtà è difficile. Farle diventare operative su larga scala è ancora più difficile.”

Nel frattempo, proprio il mese scorso, Amazon ha annunciato che i suoi test verranno presto espansi in nuove città. Questa volta anche in Europa e l’Italia è stato uno dei Paesi selezionati (assieme all’Inghilterra).

Il prossimo anno, Amazon potrebbe testare le consegne via drone anche in Italia

I droni non volano con la pioggia… o con troppo sole

Per le consegne, i droni non atterrano davanti alla casa del cliente. Il pacco viene sganciato ad un altezza di 12 piedi, cioè circa 3,6 metri. Per questo motivo, Amazon è costretta ad imporre dei requisiti eccessivamente stringenti. I pacchi delle consegne via drone non possono contenere oggetti con un peso superiore a 2,2 Kg, e non possono nemmeno essere troppo grandi o fragili.

Inoltre, anche il meteo deve essere ideale: se piove, c’è troppo vento o perfino se fa troppo caldo, la consegna deve essere annullata.

I residenti di College Station, dove è stato attivato il primo test in Texas, non sono particolarmente entusiasti dell’iniziativa di Amazon. “Ci bombardano con email promozionali per riscattare prodotti omaggio a cui non siamo interessati”, ha raccontato una coppia al NY Times.

Ma è solo l’inizio, forse

Recentemente Amazon ha annunciato la prossima generazione dei suoi droni sperimentali per le consegne. Il nuovo modello si chiama MK30 e ha ricevuto diverse migliorie importati: tanto per iniziare, può volare anche in condizioni meteo non ottimali, ha un’autonomia più ampia e fa anche meno rumore (il 25% in meno, secondo l’azienda).

Se tutto andrà secondo i piani, verranno utilizzati a partire dall’anno prossimo e potrebbero spiccare il volo anche in Italia.

La guerra dei droni

Amazon non è l’unica grande azienda ad aver investito importanti risorse nello sviluppo di una flotta di droni per le consegne. Anche Google è nella partita: a Logan, in Australia, le consegne tramite drone vengono gestite in via sperimentale dalla Wing, una sussidiaria di Alphabet.

Google ha già completato migliaia di consegne e già nel 2021 aveva annunciato di aver consegnato oltre 10.000 tazze di caffè, 1000 pagnotte di pane appena sformato e 1200 polli arrosto. Prodotti sempre di piccole dimensioni, ma decisamente più utili di quelli offerti da Amazon.

Wing e Amazon, nel frattempo, hanno anche iniziato a collaborare con alcune grosse catene di ipermercati statunitensi. Secondo un’indagine del Teal Group, tra il 2013 e il 2019 i fondi hanno investito circa 2,5 miliardi di dollari nella promessa che le consegne via drone sarebbero presto diventate realtà. All’epoca, anche aziende come Uber si erano fatte prendere dall’entusiasmo, annunciando che presto i droni avrebbero cambiato tutto.

Nel frattempo, l’ottimismo è diminuito e gli investitori e le aziende preferiscono lasciar fare a chi, come Amazon e Google, ha enormi capitali da bruciare: se ci riescono vincono tutti e se non ci riescono… va bene lo stesso.

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