The Marvels (qui la nostra recensione) è il 33esimo film del Marvel Cinematic Universe e, nonostante l’unico interesse intorno ad esso fosse la promessa sibillina di una rivelazione succosa per il proseguo della Fase 5 (la più criticata e la più snobbata dai fan dell’immaginario più importante del cinema contemporaneo), potrebbe invece rivelarsi il titolo giro di boa dopo il quale La Casa delle Idee dovrebbe finalmente cambiare marcia e tornare a concentrarsi sulla qualità delle sue operazioni e non solo sugli wtf moments delle scene post-credits (o mid, in questo caso).
Il dato fondamentale che segnala l’arrivo ad un punto di non ritorno è l’incredibile calo di risposta del pubblico (il film dedicato alla supereroina con il volto di Brie Larson è il peggior flop della storia dell’MCU con un debutto di “soli” 110 milioni di dollari) nonostante una tipologia di marketing straordinaria che è stata in grado anche di far fronte all’emergenza della sale durante il COVID con la ricreazione degli “eventi cinematografici” e il grande carisma dei suoi personaggi.
Ecco, tra le tante cause che analisti, opinionisti e opinion leaders più o meno quotati hanno messo sul tavolo per individuare il macroproblema di una macchina perfetta per quasi un decennio intero ci sono quelle dell’avvicendarsi di personalità dal fascino diametralmente opposto. Altri hanno posto sotto la lente d’ingrandimento l’incapacità di mettere bene a fuoco il Multiverso per poterlo inserire al centro delle storie e altri ancora hanno invece puntato il dito contro il calo di qualità, rivelatore fatale di meccanismi narrativi che ci sono sempre stati nella Marvel fino a poco tempo fa nascosti da una superficie ammaliante. Altri ancora, semplicemente, pensano che Jonathan Majors abbia creato un imbarazzo tale da aver paralizzato i piani dello studios.
Non c’è ovviamente un minimo comune denominatore, quanto una commistione di tanti fattori (tra cui anche una fisiologica stanchezza) che ha portato ad una situazione che però sembra possa finalmente essere sul punto di cambiare direzione. Ci sono diversi fattori che lo lasciano presagire, tra cui la possibilità di aver a disposizione dei mesi di tempo per ripensarsi, l’avvicinarsi della materializzazione del piano che porta a Secret Wars, le parole del CEO della Disney Bob Iger e, in un certo senso, anche il finale della seconda stagione di Loki (ne abbiamo parlato qui), che fa capire come un piano capillare in realtà ci sia eccome. Andiamo per gradi.
Ah si, da qui in poi SPOILER DI THE MARVELS.
Personaggi vecchi e nuovi
Quando le cose vanno male di solito si rimpiange il passato. In realtà succede spesso anche quando le cose vanno bene, la nostalgia, si sà, è il sentimento più frequento dell’umanità, dopotutto non c’è miglior dispensatore di alibi su piazza. E quindi è successo anche a Kevin Feige e soci, che pare abbiano deciso di riformare gli Avengers originali, richiamando Scarlett Johansson (nonostante l’attrice non si sia lasciata benissimo con La Casa delle Idee) e Robert Downey jr (che per qualcuno ha già firmato), anche se la probabile vittoria agli Oscar per il suo ruolo in Oppenheimer sembra remare contro un ritorno del fu Iron Man. Per quanto riguarda Chris Evans sembra invece non ci sia possibilità alcuna, dato che non ci sono neanche più i Russos alla regia di un film collettivo MCU, visto che il prossimo pare sia stato definitivamente affidato a Shawn Levy.
Parliamo di Avengers: Secret Wars (sequel di Avengers: La dinastia di Kang), lo snodo cruciale da cui passa il futuro della Marvel disneyana, pieno di incognite, ma anche di meravigliose promesse. Oltre ai volti sopracitati infatti si è in procinto di aprire all’entrata di personaggi nuovi (ma anche un po’ vecchi) come I Fantastici Quattro, gli X-Men e Deadpool.
Da quest’ultimo si riparte, visto che (al momento) il prossimo film MCU previsto sarà il terzo capitolo dedicato all’antieroe di Ryan Reynolds, affiancato per l’occasione dal figliol prodigo Hugh Jackman, che riprende i panni di Wolverine dopo Logan e visto che la mid credits di The Marvels pare abbia proprio lo scopo di introdurlo.
Dopo aver chiuso il portale dimensionale Monica Rambeau si risveglia all’interno di una sala misteriosa accanto a quella che sembra essere sua madre Maria, morta però diverso tempo prima. La donna infatti non è sua madre, ma una sua versione alternativa che si fa chiamare Binary, alleata di un certo “bestione” blu con tanto di camice che pare si sia occupato di monitorare lo status di Monica mentre era incosciente. Il bestione è La Bestia di Kelsey Grammer, che ha interpretato il personaggio in X-Men – Giorni di un futuro passato, e la seconda o terza cosa che fa è nominare un certo Charles, uno probabilmente diverso da quello apparso anche in Doctor Strange e Il Multiverso della Follia.
Unendo questo alle indiscrezioni che vedono la coppia Deadpool-Wolverine fare strage di tutto l’universo Marvel di casa Fox e al Secret Wars fumettistico, si potrebbe pensare che l’MCU sia l’universo 616 e che sia in procinto di collimare con suo personale Ultimate (ovvero il neo 20th Century Studios), dato che l’evento crossover scritto da Jonathan Hickman e disegnato da Esad Ribi è interamente incentrato su questo cataclisma multidimensionale.
Qualità e non quantità
Il futuro dopo The Marvels sembra dunque finalmente più roseo, anche se non possono ovviamente bastare delle fugaci occhiate di 10 minuti a film quando c’è un calo di interesse per tutto il resto. Qui interviene la seconda stagione di Loki, in grado come nessun’altra serie fino ad oggi di convogliare il potenziale del Multiverso (core della Fase 5, anche se sembra più facile far finta non sia così) in una storia coerente, indirizzata e funzionale al piano più ampio (la famigerata linea editoriale) che ha sempre fatto presa sullo spettatore, facendo funzionare lo universe building.
È fondamentale il recupero di tematiche fondanti il successo dell’MCU, che si basa sui personaggi, sulle loro relazioni, sulle loro trasformazione e sull’epica supereroistica tipica della Marvel, in grado di convogliare una potenza emotiva trascinante per tutti i fan in giro per il mondo, attraversando le generazioni e i vissuti. L’antinostalgia, ovvero tenere a mente il passato per guardare sempre dritto verso il futuro.
Questo lo si raggiunge grazie ad una rifocalizzazione sulla qualità complessiva dei prodotti della Casa delle Idee, nuovamente invocata da Bob Iger a poche ore dalla fine dello sciopero SAG-AFRTA avvenuto il 9 novembre, che aveva peccato non solo per la scrittura, ma anche per la CGI e le interpretazioni degli attori. Questo non deve voler dire continuare il giochino della libertà autoriale con i vertici dello studios flirtano dal 2008 e che non ha mai portato a nulla, ma sulla capacità di rendere ogni titolo a suo modo unico pur rimanendo ben inserito all’interno di un mosaico immaginativo. Una cosa a cui è bastato succedere tutto sommato poche volte per tenere in piedi l’intera baracca.
Ci sono diversi mesi davanti di lavoro a causa della bolla venutasi a creare in seguito ai “terremoti” hollywoodiani, i nodi si stanno piano piano sciogliendo e c’è una serie ad indicare la via virtuosa. Ecco perché The Marvels potrebbe passare alla Storia come il flop della svolta.