The Marvels, recensione: il MCU ha ritrovato il divertimento, ma perde tutto il resto

Un universo cinematografico in crisi, sia di risultati che di incassi – Guardiani della Galassia a parte – una eroina che non ha mai saputo fare breccia nei cuori del fandom e un ingarbuglio narrativo che richiede di mettere insieme i pezzi provenienti da tre diverse serie televisive. The Marvels si presenta a noi con non poche difficoltà, oltre al fatto di dover fronteggiare uno scarso appeal generale nei confronti della pellicola, che sin da subito non ha saputo ritagliarsi lo spazio che Kevin Faige sperava. In ogni caso, approcciando il nuovo capitolo della saga con protagonista Brie Larson abbiamo trovato degli elementi da apprezzare, a partire dalla durata molto contenuta e per niente diluita, così da condensare l’esperienza in poco meno di 2 ore: quanto basta per raccontare una storia che di difficoltà ne ha, ma che fa di tutto per evitare di mostrarle.

Tutto il Cinematic Universe confluisce qui

Abbiamo parlato di ingarbuglio narrativo perché The Marvels parte attingendo a quelle che sono le vicende di tre serie televisive: la prima è Ms. Marvel, di cui questo film è il sequel diretto. Il ritorno di Kamala Khan, ragazza di 16 anni del New Jersey, diventata l’eroina della sua città dopo aver recuperato il bracciale che le dona poteri mistici, è supportato da quello di Captain Marvel, nonché dalle vicende che appartengono a Secret Invasion. Per Carol Danvers è necessario ricordare tutto ciò che è successo nel suo primo film, soprattutto per il rapporto con Nick Fury e Monica Rambeau, nonché l’impero Kree. Non finisce qui, perché per Monica, divenuta nel frattempo un’agente della SWORD, è fondamentale anche la visione di WandaVision, così da non trovarsi spiazzati dinanzi al suo essere protagonista di questo nuovo film.

Messi insieme questi pezzi possiamo partire alla volta di The Marvels, in cui il trio verrà riunito sotto la medesima egida, a causa di alcuni switch causati dai poteri di Monica, Carol e Kamala. The Marvels si basa sulla necessità di andare a far confluire tutte le vicende fino a ora narrate in un unico grande calderone, aggiungendo un elemento che possa giustificare l’esistenza di una nuova pellicola, ossia uno scontro tra protagonisti e antagonisti. Non solo, perché la Saga del Multiverso sulla quale tanto sta puntando adesso Feige deve ritornare in auge e sembra che proprio Captain Marvel sia la prescelta per occuparsi del rilancio, sia creativo che di marketing, di quello che sarà il prossimo grande appuntamento cinematografico della Casa delle Idee.

Dopo aver recuperato la propria identità dai Kree, Carol è reduce dalla vendetta perpetrata ai danni della Suprema Intelligenza, aspetto che le ha consegnato il ruolo di Devastatrice, nonché autrice di una destabilizzazione dell’universo. Tra questi Kree ce n’è una che ha deciso di non fargliela passare liscia e per questo, armata di un bracciale gemello di quello di Kamala, deciderà di creare un wormhole anomalo per distruggere tutto ciò a cui è legata Captain Marvel. Ancora una volta, quindi, l’universo e la sua stabilità è nelle mani degli eroi capitanati da Nick Fury, pronto a dividersi tra la sua serafica calma di accudi-gatto, stratega super partes e balia di una famiglia scapestrata del New Jersey. Dinanzi a questi elementi così flebili era inevitabile che Marvel finisse per creare un canovaccio davvero di scarso interesse, infarcito di scene che divertono, ma che sembrano non avere una continuità orizzontale. Tutti gli eventi, soprattutto nella seconda metà del film, sono raffazzonati, approssimativi e spiegati con i soliti discorsi ingarbugliati della Marvel, che tra rottura dello spaziotempo, multiverso e spazio quantico oramai sta per terminare i riferimenti alla fisica quantistica.

Un trio divertente e dinamico

In questo bailamme riescono a esaltarsi le tre protagoniste, rappresentanti di tre diversi atteggiamenti e approcci alla vita, ma pronte a legarsi non solo per quelli che sono rapporti preesistenti, ma anche per vicende che le avvicineranno durante la lotta. Per noi passano meno di due ore, per loro passa un’avventura nello spazio che porterà Kamala a vivere qualcosa di impensabile, ma anche Monica e Carol, alla scoperta di esperienze che persino chi ha cavalcato lo spaziotempo ha bisogno di scoprire. C’è tanto umorismo, tanta ironia, così da spogliare il personaggio di Brie Larson da quella solennità che insegue ardentemente l’eroina dello spazio, dilaniata dai suoi errori e dalle sue perdite, arresasi anche a rapporti per convenienza e per un bene superiore. The Marvels riesce a farci divertire, ci strappa qualche sorriso, ma si dimentica di lasciarci una vicenda comprensibile, lineare e soprattutto in grado di andare oltre il semplice scontro tra bene e male. L’intero film sembra essere costruito solo per poterci mostrare la sua conclusione, nonché la scena post-credit, che quasi vale il prezzo del biglietto da sola.

E mentre le tre protagoniste rappresentano l’elemento di forza, così come le centellinate scene d’azione che sono coreografate molto bene e offrono un dinamismo che è tipico degli scontri Marvel, l’anello debole è tutto ciò che gira loro intorno. A parte una parentesi nel secondo atto riguardante un momento squisitamente Disney, tanto da avere anche il supporto della scuola Ermavilo e della famiglia Brancucci, garanzia per il doppiaggio cantato in Italia, tutto l’universo raccontato è privo di inventiva e di qualsivoglia spunto di interesse. Tra raggi di luce, navicelle agganciate da missili e razzi, distese di acqua e universi con coperture esagonali, rotture dello spaziotempo – di nuovo – si finisce in un circolo vizioso dal quale Marvel proprio non vuole uscire, riciclando qualsiasi asset possibile. È lo stesso universo, certo, ma siamo sicuri che con un maggior impegno in sede di world building sarebbe stato possibile donarci qualcosa di più sentito scenograficamente.

L’unico impegno lo abbiamo riscontrato in quella che è una scelta tipicamente figlia del marketing, legata all’utilizzo sfrenato dei gatti: da circa un lustro diventato la chiave di volta di qualsiasi produzione che necessiti una spinta commerciale, il capostipite dei felini è protagonista anche in The Marvels, recuperando Goose, la gatta Flerken di proprietà di Carol. Ovipari provenienti da un’altra dimensione, all’interno del loro corpo hanno una sacca dimensionale nella quale poter stipare una grande quantità di oggetti: è inutile dirvi che questa situazione andrà a deflagrare sia in scene fortemente comiche, ma anche in prevedibili e quantomai stucchevoli momenti di tenerezza per addolcire un pubblico che forse si aspettava di vedere altro.

I problemi sotto al tappeto

Nel complesso siamo dinanzi a un film divertente, non possiamo negarlo. Il trio – come già detto – funziona, anche grazie al fatto che l’intreccio causato dallo switch permette loro di sembrare quasi intercambiabili nonostante tre caratteri diversi. Le stesse scene d’azione hanno quella capacità di risultare elettrizzanti, efficaci, mai noiose: ne avremmo volute di più, ma ci accontentiamo. Nell’ecosistema generale, però, ne risente anche il montaggio, che non sempre ci ha permesso di cogliere il sottotesto di determinate scelte: ci sono delle cesoie al posto delle transizioni, sintomo quasi di un film rattoppato e messo insieme in maniera un po’ approssimativa, passando da un elemento all’altro senza alcun tipo di climax e dimenticandosi anche di farci sentire il proverbiale stacco tra primo e secondo atto a cavallo dei primi 20 minuti. Ciò che vi resterà, ribadiamo, è legato alla conclusione del film, che tra cameo e post-credit riesce a giustificare la propria esistenza come collante per il futuro e per ciò che verrà prossimamente: una enorme puntata di una sit-com, condensata in ambizioni e necessità diverse tra incongruenze dei personaggi, soprattutto per quanto riguarda Ms. Marvel, avvenimenti repentini e costruzione confusionaria. Un vero peccato.

Restano le interpretazioni di tutto il cast, a partire da Brie Larson, che nonostante non sia riuscita a far breccia nel cuore del fandom riesce ad avere una presenza scenica di grande valore, anche quando ci sorprenderà con degli intermezzi inaspettati. Ottimo il lavoro fatto in sede di doppiaggio, con la direzione affidata a Massimiliano Alto e con Sara Labidi confermata nel ruolo di Ms. Marvel, accanto a Elena Perino, immancabile voce di Brie Larson. Da quel punto di vista nulla è venuto meno, per fortuna.

55
The Marvels
Recensione di Mario Petillo

The Marvels di Nia DaCosta è un ingarbuglio narrativo, lo abbiamo detto: non c'è una coerenza di fondo e sembra non esserci quasi una trama orizzontale, bensì un insieme di vicende verticali da mettere insieme con un collante. A salvare l'intera pellicola, oltre alla sua durata molto contenuta e gradita, sono le tre protagonisti, che non solo funzionano prese in disparte, ma si intrecciano benissimo creando un ottimo trio. Promosse anche le scene d'azione, per il resto tutto il film è propedeutico a ciò che arriverà alla fine e durante la post-credit, così da permetterci di comprendere quale sarà il prossimo passo verso il Marvel Cinematic Universe.

ME GUSTA
  • Divertente e inaspettato in alcuni punti
  • La post-credit vale la visione del film
FAIL
  • Una trama banale e raffazzonata
  • Montaggio dozzinale e scenografie povere
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