Marvel’s Spider-Man 2, recensione: Insomniac compie un salto in avanti poderoso

Insomniac Games ha realizzato un importante passo in avanti con il secondo capitolo di Marvel’s Spider-Man, imparando da tutti gli errori commessi nel primo capitolo e anche in Miles Morales, portandoci all’interno di quello che a oggi risulta essere il miglior prodotto mai realizzato per un supereroe e che celebra un universo che non ha mai smesso di affascinarci. Parliamo di quello di Peter Parker, il più umano dei Vendicatori, quello che ha sempre attirato su di sé maggior simpatia per la sua parlantina e che ancor prima della nascita di un Marvel Cinematic Universe aveva saputo conquistarci con tutte le sue iterazioni, che si parlasse di Tobey Maguire o di Andrew Garfield. Lanciate la ragnatela e preparatevi a oscillare per tutta New York in questa recensione di Marvel’s Spider-Man 2.

Da poteri enormi derivano pericoli enormi

Avevamo lasciato Peter Parker alle prese con una nuova vita, dopo i catastrofici eventi che avevano chiuso il precedente capitolo – dei quali non faremo spoiler retroattivo – e con le esigenze di ritrovare una direzione per il futuro, sempre con MJ al suo fianco. Ad alleggerire i suoi pesi ci pensa Miles Morales, subentrato a New York come secondo Spider-Man e chiamato anche lui a barcamenarsi con l’esigenza di far coesistere due vite all’interno di un solo corpo. Necessità che si palesa nella quotidianità della vita tra Central Park e Harlem, perché se la minaccia rappresentata da Sandman sembra poter aprire a una nuova pericolosa vicenda per i cittadini americani, ben presto sia Pete che Miles si ritroveranno dinanzi all’esigenza di combattere due minacce ben più grandi. Una nella dimensione esistenziale, che volgerà lo sguardo più al mondo di Parker: il ritorno dell’amico perduto Harry Osborne, curato dal padre Norman e dall’intervento del dottor Connors, rinsavito dopo la parentesi Lizard, con una nuova tecnologia proveniente da luoghi ignoti; l’altra è nella dimensione più terrena, perché a New York è sbarcato un nuovo pericoloso avversario: Kraven, un cacciatore sovietico stanco di prede convenzionali e desideroso di mettere le mani sulla bestia che gli potrà donare una nuova vita, un ponte verso l’eterna gloria.

La narrazione di Marvel’s Spider-Man 2 è di quelle che permettono al genere supereroistico di essere riabilitato anche agli occhi degli scettici più integralisti. Insomniac con il suo team narrative è stato in grado di intessere una rete – non una ragnatela, sarebbe stato troppo banale – molto intensa di eventi, caratterizzata dall’ingresso in scena di diversi elementi e personaggi, pronti a portare dei loro benefici e delle casistiche morali non indifferenti nelle teste di Peter e Miles. Il cast messo a disposizione di Marvel, in questo caso, riesce a inerpicarsi anche in quelle che sono state figure non sempre di prim’ordine nelle vicende di Spider-Man, dando nuova linfa vitale a Felicia Hardy, la Gatta Nera, al ritorno di Yuri Watanabe, fino a Scream e Tombstone.

Ovviamente sì, ve lo state chiedendo tutti e vi daremo conferma: c’è Venom e il simbionte ha una presenza molto ingombrante nella seconda metà del racconto. Perché la grande capacità dell’avventura è quella di tenere sempre il ritmo molto alto, senza mai lasciarci un attimo di noia, ma concedendoci comunque riflessioni su grandi temi. Le cinematiche non sono mai troppo prolisse, i dialoghi non sono insistenti o ridondanti, al giocatore viene lasciata totale libertà di scelta sul tempo da prendersi per procedere alacremente o in maniera più compassata. Marvel’s Spider-Man 2 è una fisarmonica narrativa, che si apre e si chiude a comando, rispettando le esigenze di chiunque voglia affrontare al meglio le brutture di New York.

Un open world vivo e pulsante

In questo grande ecosistema narrativo una presa sensazionale ce l’hanno le missioni secondarie. Insomniac Games ha messo in piedi una ragnatela – qui sì, ci voleva per forza – di vicende secondarie che cancellano la parola fetch da tutto ciò che può interessare il mondo di Peter Parker. Ogni evento che vi si paleserà dinanzi, in questo open world tridimensionale e vivo, vi conduce a scoprire una vicenda aggiuntiva, a vivere dei flashback, a impersonare altri personaggi nel bene e nel male – ci arriveremo a breve – e a darci grande sfoggio dell’inventiva che dal punto di vista game design il team ha avuto.

Non mancheranno i collezionabili, ma siamo ben lontani dalla monotonia dei picconi da inseguire del primo capitolo: le stesse fotografie sono diminuite, centellinate e posizionate in luoghi strategici, per quanto si sia deciso di aggiungere altri elementi da raccogliere. Gli Spider-Bot, ad esempio, sono disseminati in maniera furba nel corso del nostro cammino, ma – lo diciamo con dispiacere – non conducono, al termine della raccolta, a una sfida aggiuntiva, a una battaglia dal sapore magico. Queste sono le uniche mancanze delle storyline secondarie: grande inventiva, enorme varietà, ma non osano fino in fondo. Anche nei momenti in cui ci vengono mostrate delle grandi novità stilistiche, ma una tantum, senza dare loro seguito.

L’aspetto negativo di Spider-Man 2 – che ne ha, nemmeno a farlo volutamente, esattamente due – è rappresentato da Marie Jane. Non in quanto personaggio, perché si inserisce in maniera ottima – anche grazie al doppiaggio in italiano di Katia Sorrentino – nell’ecosistema del ragno, ma per le sessioni di gameplay pensate per lei.

Saranno in totale 3, con un crescendo che ci condurrà da uno stealth molto basico a una sorta di sparatutto in terza persona, mal riuscito però. Il vero problema di Insomniac è aver voluto insistere su quella direzione silente e con quel gameplay stealth che proprio non appartiene alla tradizione di Spider-Man. Siamo ben distanti dalle esigenze narrative di Batman, giustiziere mascherato che agiva col favore delle tenebre: né Peter né Miles hanno bisogno di nascondersi, anzi sfoderano il loro potere nel momento in cui sono in zone aperte e possono usufruire l’uno dell’elettricità e l’altro della tecnologia ragno per sopraffare i propri avversari.

MJ usufruisce di sessioni stealth, quindi, che banalizzando l’IA dei Cacciatori, messi a nudo per quanto siano poco pensati per questo tipo di esperienza. Basterà girare loro intorno, anche nel momento in cui verrete scoperti, per avere la meglio; non ci sarà un cono visivo dal quale evadere e la difficoltà verrà vanificata persino nei momenti in cui dovremo investigare per risolvere quelli che sono intrecci di poco conto dal punto di vista dell’elaborazione scenica. Per evitare che questo possa sembrare un accanimento sul personaggio – che non è – sottolineiamo che anche lo stealth con i due ragni è quanto di più inutile ci possa essere: in una sola occasione ci è capitato che gli avversari si accorgessero che ci fosse un ragno sul soffitto, mentre per il resto del tempo abbiamo agito indisturbati anche grazie alla novità rappresentata dal cavo ragnatela.

Si tratta di un nuovo congegno elaborato da Peter e che permette di creare un cavo sul quale poter camminare da un punto all’altro di un ambiente e al quale appendere tutti i malcapitati che ci passeranno sotto. Qualsiasi vincolo del level design e della struttura ambientale, quindi, può essere aggirata creando delle nuove travi sulle quali passare inosservati e attendere il momento propizio per far fuori l’avversario. Approcciare l’esperienza usando lo stealth è fattibile, ma è vanificata proprio da quella estrema semplicità offerta da queste sessioni, che non regalano la stessa soddisfazione che avrete approcciando gli scontri faccia a faccia con i nemici. Questo anche grazie al grande arsenale a disposizione di entrambi i ragni, diversificati dall’offerta delle tecniche, ma che a disposizione hanno gli stessi gadget – potenziati con il medesimo ramo abilità – sempre di grande supporto nei momenti più concitati. A tal proposito ribadiamo che l’esperienza è stata condotta al livello massimo di difficoltà offerto da Spider-Man 2, il che ci ha permesso di gustare tutta la dinamicità e l’efficacia di determinate situazioni, soprattutto nelle fasi più concitate di gioco.

Miles e Peter, due ragni diversi

Parliamo a questo punto della diversità di Peter Parker e Miles Morales, che condividono uno skill tree per quelle che sono abilità comuni, ma che poi ne hanno uno personale per andare a potenziare le diverse caratteristiche: l’uno l’elettricità e le scariche annesse, l’altro la tecnologia ragno e – dopo un certo periodo – i poteri del simbionte. Questi ultimi, anche complice del fatto che si tratta della novità del momento, andranno a soppiantare totalmente nella vostra classifica di gradimento qualsiasi altra mossa: potenti, efficaci, scenicamente possenti, vi spingeranno sempre con più passione e bramosia a caricare il picco simbiotico, una sorta di furia à la Kratos in God of War, per scatenare tutta la vostra furia. OP anche a difficoltà estreme, è una goduria vedere Peter Parker succube di quel simbionte che gli divorerà l’anima e la testa anche negli atteggiamenti e nel carattere, avvicinandolo molto a quello che Sam Raimi ci aveva mostrato a suo tempo – cringiate escluse, per fortuna. Nelle fasi finali dell’avventura – che potrete terminare al 100% in un quantitativo di ore che oscilla tra le 30 e le 35, a seconda di quanto sarete efficaci nei combattimenti – a Peter verranno forniti anche nuovi poteri, che vi condurranno a scoprire nuove diramazioni del simbionte, sempre più affascinanti e potenti.

Nonostante entrambi i ragni siano arrivati a quest’avventura già completi di tutte quelle che sono le loro competenze e conoscenze, la curva di apprendimento non finirà mai di accompagnarvi verso la direzione più alta. Miles aggiungerà al proprio repertorio nuove tecniche e nuovi poteri, figlie della consapevolezza acquisita e anche del rapporto che si andrà a intrecciare con il suo atavico nemico Martin Li; allo stesso modo Peter apprenderà nuove tecniche che gli saranno fornite sia per necessità di adattamento che per il contatto diretto avuto col simbionte. Questo perché Marvel’s Spider-Man 2 non vi lascerà mai in un momento di stasi, ma martella in maniera costante la vostra attenzione e la vostra propensione a imparare. Nell’intreccio con tutte le missioni secondarie che vi doneranno i gettoni – sistema mutuato dal primo capitolo e dallo spin-off  di Harlem – utili per potenziarvi, finirete per costruire la build che più si aggrada alle vostre esigenze, forse in un primo momento lasciando in disparte Miles, ma poi pentendovi di questa scelta. Il giovane afroamericano, infatti, soffre nella prima metà di storia in cui il duo Harry-Peter prenderà il sopravvento sulla vostra attenzione, ma poi subentrerà con forza e costanza nella storia, reclamando il proprio, giustificato, spazio nella vicenda.

Tra schivate, deviazioni dei colpi, ragnatele che vi permetteranno di avvicinare l’avversario o di avvicinarsi a lui, colpi ad area, fulmini da scaricare e – in alcuni casi – anche combo automatiche tra i due ragni, il battle system di Spider-Man è molto più variegato ed esigente del primo, in cui dopo le prime fasi si finiva per premere ripetutamente quadrato affrontando delle spugne. Questo ha reso l’esperienza molto più affascinante e avviluppante, persino nei momenti in cui abbiamo dovuto fronteggiare orde infinite di avversari, che fossero Cacciatori o Simbionti, questi subentrati nella seconda metà dell’avventura. Ad arricchire il tutto ci hanno pensato le boss battle, centellinate ma tutte di grande fattura. Ognuna di loro ha richiesto un approccio diverso, imparando i diversi pattern di attacco degli avversari e sfruttando, in diversi casi, anche l’ambiente circostante, così da giustificare e contestualizzare sempre gli ambienti nei quali ci troviamo e andiamo a combattere.

New York come l’avete vista poche volte

Arriviamo ad analizzare il livello tecnico dell’intera esperienza, perché una tale mole di contenuti necessita di una struttura imponente sulla quale posarsi. Spider-Man offre un livello di dettaglio molto alto della città, arricchita di tantissimi elementi strutturali che la rendono tridimensionale e in grado di vivere anche nel momento in cui giriamo le spalle. Non abbiamo ravvisato nemmeno un’indecisione grafica e stilistica, là dove la direzione artistica riesce ad alternare sapientemente momenti bui a momenti più compassati, passando dall’oscurità della notte fino all’esaltazione del giorno. Per profonda onestà vi diciamo di essere incappati in tre bug bloccanti in tre diversi momenti dell’avventura, di cui uno soltanto dopo aver scaricato l’ultima patch: niente che non si sia risolto con un riavvio dall’ultimo checkpoint, perdendo forse appena un minuto di gioco. Per il resto dall’illuminazione, dal modo in cui tutti gli effetti particellari sono stati ricreati per dar vita alle numerose mosse di Miles soprattutto, che generano scariche ostiche da sfruttare a schermo, fino ai dettagli dei modelli siamo dinanzi a un lavoro di ottima fattura. Alcuni aspetti dei personaggi potrebbero non piacere, fino a suscitare qualche polemica sterile, ma nel complesso il lavoro è di pregevole fattura, dandoci anche quelle performance che ci permettono di scorrazzare liberamente tra i palazzi di New York.

Un plauso anche al doppiaggio: abbiamo già citato la prova di Katia Sorrentino, soprattutto nel momento in cui MJ vive un importante cambiamento caratteriale e necessita, quindi, di un adattamento vocale non indifferente; stessa cosa dicasi per quanto svolto da Jacopo Calatroni, che doppia Peter Parker, ed è chiamato a una prova attoriale che dà vita alle numerose sfaccettature del protagonista, soprattutto nel gestire il simbionte nel suo momento di picco maggiore. Non c’è nessuna sbavatura e tantomeno potremmo dire del sound design, che riesce ad arricchire un’esperienza avvolgente, dai rumori della città fino all’utilizzo sapiente dei suoni che ci circondano durante i combattimenti. Non rintraccerete una colonna sonora memorabile o dei pezzi da andare a riascoltare singolarmente, ma verrà evidenziata sempre la presenza costante di un tappeto musicale in grado di commentare ciò che sta accadendo attorno a voi, fornendovi gli elementi necessari per percepire il pathos ed empatizzare con ciò che vi circonda.

90
Marvel's Spider-Man 2
Recensione di Mario Petillo

Marvel's Spider-Man 2 è un videogioco che mostra quanti passi in avanti abbia fatto Insomniac dal primo capitolo, dopo la parentesi spin-off con Miles Morales. Una trama matura, impegnata a raccontarci le difficoltà di due giovani ragazzi e allo stesso tempo di metterci dinanzi agli occhi le esigenze della riabilitazione, della catarsi, dell'antagonismo per necessità, per un motivo, ma arricchendola anche con elementi non sempre giustificati, come la cattiveria necessaria di Venom. Kraven emerge di scena in scena, portandoci in una lore sempre più emozionante, così come il mondo che lo circonda. L'intero open world pulsa di emozioni e di contenuti che ci riescono a tenere incollati per una durata giusta, adeguata, per niente prolissa e per niente figlia dell'esigenza di tenerci attaccati a un qualcosa di ridondante. Al netto di qualche errore pretenzioso, Spider-Man 2 è un action adventure supereroistico di ottima fattura, che riscatta il lavoro buono ma non eccellente del primo capitolo, annulla tutte le ripetitive richieste di Miles Morales e ci proietta verso un futuro ancora più radioso, curiosi di sapere cosa potrà accedere nell'imperscrutabile futuro.

ME GUSTA
  • Dinamico, dirompente, avvolgente
  • Un open world pulsante, mai noioso e mai prolisso
  • Tecnicamente di ottima fattura, sia grafica che sonoro
FAIL
  • Alcune sessioni di gioco sono decontestualizzate
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